by Emilia Coppola
Artwork: Classe Seconda B "I.C. De Amicis-da Vinci" di Caserta a.s.2018/19
Copyright © 2020
Autori:
Chiara Bencivenga, Sara Caserta, Tiziano Cervelli,
Davide Cosentina,Vincenzo Ferrante, Alice Fusco,
Eleonora Gallicola, Vincenzo Iannotti,
Giuseppe Lando, Valeria Luciano, Giorgia Merola,
Federica Natale, Chiara Mimma Orso, Mariafrancesca Pardo,
Fabiana Pasquariello, Alessandro Riello, Francesca Rossetti, Francesco Salvato,
Giada Scalera, Alessia Scarano,
Nicolò Zampella, Maddalena Zarrillo, Mia Zitiello.
La creatività è insita nella natura umana
ed è quindi alla portata di tutti.
Non perché tutti siano artisti,
ma perché nessuno sia schiavo”.
Gianni Rodari
Questa storia è dedicata a quei ragazzi che
pensano di non essere creativi.
La creatività non è una capacità di pochi,
come ha sottolineato Gianni Rodari,
ma va solo stimolata.
La creatività ci permette di viaggiare con la mente,
di superare i nostri limiti mentali,
di adattarci alle nuove situazioni
e di trovare soluzioni nelle difficoltà della vita.
Emilia Coppola
Un giovane inventore, Dante Alighieri e Leonardo da Vinci sono i protagonisti di un viaggio nello spazio e nel tempo tra fantasia e realtà.
Il lavoro è stato realizzato dagli alunni di 2^B della Secondaria di Primo grado “Leonardo da Vinci” di Caserta nell’anno scolastico 2018/19.
La classe è stata invitata a proseguire la narrazione di un breve testo realizzato a conclusione di un percorso letterario sulla “Divina Commedia”.
Gli alunni hanno realizzato un lavoro a più mani, inserendo argomenti di studio, di attualità o di interesse personale come richiesto; gli stessi, a conclusione, hanno condiviso e assemblato i diversi capitoli.
Brava Alessia per il suo avvincente e fluido racconto iniziale che ha dato l’input a proseguire la narrazione e complimenti a tutti gli alunni della classe per il risultato ottenuto e per il contagioso entusiasmo manifestato durante l’attività di scrittura creativa.
La prof Emilia Coppola
INCIPIT
Era una giornata di primavera come tante, quindi, come ogni mattina, una volta sveglio, mi sarei preparato, avrei fatto colazione e sarei sceso di casa a fare tutti i miei soliti piccoli lavori in giro per il quartiere, ma non fu così.
Quella volta mi era venuta una strana, ma modestamente geniale idea: creare una macchina del tempo.
Fu per questo che mi affrettai alla buonora ad entrare nel mio laboratorio; in quel luogo regnava il caos totale: entrando a destra c’era la mia nuovissima scrivania ricoperta da mucchi di fogli di vario tipo e, a sinistra, il tavolo su cui sperimentavo le mie invenzioni. Questo era occupato dal mio gatto e dalle carte delle merendine che ogni tanto amavo mangiucchiare durante le mie ricerche.
Riordinai velocemente e iniziai a lavorare. Quasi tre ore più tardi riuscii a creare un progetto e ne fui sicuramente molto fiero, ma non bastava un semplice progetto per mettere a punto una macchina del tempo, bensì molto più lavoro.
Dopo aver divorato una merendina, passai alla creazione del mio impegnativo ed ambizioso lavoro. Non potei dormire per quasi quattro notti consecutive. Appena ebbi finito emisi un urlo disumano da svegliare tutto il vicinato, dato che erano appena le quattro del mattino.
Per mostrare la mia creazione al resto del mondo, avevo bisogno di testarla e perciò ebbi la brillante idea di utilizzare quella macchina per compiere un viaggio che sarebbe stato epico.
Decisi di partire nel più breve tempo possibile e portarmi molte scorte, sia di cibo che di abiti, anche perché non ero sicuro del tempo che avrei trascorso fuori, né del clima che avrei trovato. Forse pretendevo troppo, ma avevo anche un altro desiderio in mente: condividere quell’esperienza con due personaggi speciali:
Dante Alighieri e Leonardo da Vinci.
Non mi restava che passarli a prendere.
CAPITOLO 1
Il viaggio
Era il 3 maggio 2019 quando partii nella mia ampia e bella macchina del tempo per la più grande avventura della storia.
Impiegai meno tempo del previsto per giungere all’epoca di Leonardo da Vinci, ma non avevo calcolato una piccola cosa: non avevo gli abiti giusti per quei tempi! Infatti avevo portato con me jeans, t-shirt e felpe.
Mi sentivo così tanto un intruso che quasi mi venivano i brividi.
Quando incontrai Leonardo mi sembròi di essere in un film e, giunto a pochi centimetri dal mio idolo, mi vennero anche “le farfalle nello stomaco” dall’emozione.
Cosa avrei dovuto dirgli per proporgli di partecipare al mio viaggio e, soprattutto, come avrei dovuto convincerlo?
Leonardo mi osservò con stupore e sospetto, poi cominciammo in qualche modo a comunicare. La proposta di vedere da vicino la mia macchina volante lo incuriosì e mi seguì senza fare storie lì dove ero atterrato.
Durante tutto il tragitto per giungere alla mia macchina del tempo Leonardo tentava di chiedermi come fosse la mia vita e di cosa fossero fatti i miei jeans, oltre a manifestarmi la sua attitudine al disegno e al volo.
Io rimanevo in silenzio, cercando di ricordare la strada per tornare al mezzo di trasporto che mi aveva condotto in quel luogo. Fortunatamente, anche se sbagliai più volte, riuscii nel mio intento.
Appena saliti a bordo, misi in moto la mia “astronave” per arrivare da Dante.
Ero a dir poco elettrizzato per quel viaggio, ma ero anche determinato al punto che mantenni il controllo delle mie azioni.
Giunti nel 1300, incontrammo Dante Alighieri e ripartimmo dopo averlo coinvolto nel nostro viaggio.
Una volta a bordo Dante si rivelò di compagnia e ne fui contento. Mi bastò la sua presenza per scegliere la destinazione della mia tappa successiva: il Paradiso.
CAPITOLO 2
Destinazione Paradiso
Per raggiungere la meta impiegammo più tempo del previsto, ma l’importante era arrivare sani e salvi. A segnare l’entrata del Paradiso c’era un maestoso cancello di un bianco vivo e decorazioni di angeli che sembravano muoversi davanti ai nostri occhi.
Eravamo solo all’inizio della nostra avventura…
All’improvviso il cancello si aprì lentamente e delle nuvole a forma di frecce ci indicarono la strada giusta.
Stavamo percorrendo l’Antiparadiso, il luogo che precede il Paradiso.
Camminavamo su delle nuvole, era come trovarci su un cuscino soffice e candido fatto di batuffoli di zucchero filato e bianco come la neve.
Fino a pochi giorni prima avrei ignorato di poter realizzare un’impresa simile e, sicuramente, se qualcuno mi avesse raccontato una cosa del genere, l’avrei preso per pazzo.
Le nuvole erano magnifiche, ma anche poco resistenti: Leonardo e Dante ebbero qualche problema a percorrerle, perché sprofondavano ad ogni passo; mentre io, da buon palestrato, anche mangiando merendine, me la cavai alla grande.
Ad un certo punto Dante non volle proseguire con noi e io gli chiesi il perché, lui, con occhi a cuoricino e un sorriso smagliante, mi disse:
“Oh mio caro, la vedi quella donzella lì? Ecco, lei è Beatrice, la mia amata donna, quindi io rimarrò qui ad ammirarla … voi andate pure!”
Non proferimmo parola e lo lasciammo.
La nostra vista fu colpita dagli angeli che avevano un aspetto palestrato, andavano in discoteca a scatenarsi e conducevano un’esistenza simile ai vivi …
Dopo aver fatto una bella camminata, Dante ci raggiunse e ci ritrovammo tutti e tre davanti ad una porta. Dopo esserci guardati reciprocamente per essere sicuri di condividere la stessa scelta, l’aprimmo. Dall’altra parte della porta c’era un corridoio lunghissimo e alle pareti erano appesi i ritratti di chi era riuscito a raggiungere il Paradiso.
Chissà se queste persone sono reali, pensai tra me e me, poi mi avvicinavo ad uno di quei quadri, lo toccai delicatamente e all’improvviso qualcosa ci risucchiò.
Ci ritrovammo in un immenso giardino, illuminato da una luce avvolgente, che stranamente rendeva tutto più nitido, e adorno di cespugli dai fiori colorati.
Non avevo mai visto un luogo così piacevole in tutta la mia vita. Quel luogo era sicuramente il Paradiso.
La luce e la sensazione di benessere che provammo ci spingevano a non lasciare quel posto magnifico, ma dovevamo riprendere il nostro viaggio e, mentre esploravamo il Paradiso, ci trovammo davanti ad un tempio in stile gotico a pochi passi dalla nostra macchina del tempo.
Quelli furono gli ultimi momenti che trascorremmo lì.
Prima di partire, diedi un ultimo sguardo a quel favoloso paesaggio per lasciarlo impresso in me e mi allontanai rapidamente con i miei compagni.
CAPITOLO 3
A Sanremo
Una volta a bordo, intonai una canzonetta. Si trattava delle prime battute di un vero tormentone: “Soldi” di Mahmood.
Ad un certo punto Leonardo e Dante, dopo una spontanea esclamazione:
“Che bella questa canzone!”, mi assalirono con una raffica di domande: “Chi l’ha scritta? Dove l’hai sentita? Ce ne sono altre come questa?”.
Ed io: “Come non la conoscete? Ah, giusto! Voi venite dal passato! Comunque è “Soldi”, la canzone vincitrice del Festival di Sanremo 2019!”.
Loro sbalorditi mi posero altre domande e in ultimo espressero il desiderio di poter assistere alla manifestazione canora a Sanremo. Pensai di accontentarli, del rest,o muovermi nel tempo e nello spazio per me era un gioco da ragazzi.
A quel punto ci dirigemmo verso Sanremo, la nota città ligure. Poi, con tranquillità, ci recammo al Festival, ma sfortunatamente i biglietti erano esauriti.
Allora decidemmo di infiltrarci nei camerini del Salone della canzone italiana, ma un bodyguard non ci lasciò entrare.
Pensando e ripensando, ci venne la brillante idea di travestirci dai componenti del gruppo “Il Volo”, il trio di giovani tenori che da qualche tempo nella mia epoca ha raggiunto notorietà.
Trovandoci nei camerini, riuscimmo ad assistere allo spettacolo, ma ad un tratto una persona dello staff ci spinse sul palco. Non sapendo cosa fare, Dante iniziò a comporre dei versi su Beatrice e, seguendo il ritmo di Mahmood, cominciò a cantarli in maniera rap. Certo nelle sue parole Beatrice non era proprio la donna, angelo degli stilnovisti!
“…Bea, dove sei, dove sei ,
dove sei…
Sai già dove sono , dove sono ,
dove sono…
Penso più veloce per capire se
domani tu mi cercherai
Non ho tempo per chiarire,
perché so che tu ci sarai
E’ difficile stare al mondo,
quando tocchi il fondo
Io senza di te…
Vado in depressione-one…
Mi metto nel lettone-one…
Tiro su il piumone-one…”
A quel punto non ci restò che fare il coro. Poi, sorpresi per gli interminabili applausi, ci guardammo emozionati.
Sentii le gambe venirmi meno e, dopo aver divorato una merendina di scorta, mi inchinai con gli altri in segno di ringraziamento.
Stranamente non fummo accusati di plagio, avemmo una standing ovation da parte del pubblico e ricevemmo onore e merito!
Chi lo avrebbe mai detto!
A quel successo seguirono tanti flash e interviste.
Dante divenne una star della musica rap e insieme vincemmo il Festival di Sanremo 2019, ma dovevamo riprendere il nostro viaggio.
CAPITOLO 4
Maurizio Costanzo show
La notorietà raggiunta al festival, ebbe i suoi effetti, al punto che fui contattato dal mio amico Maurizio Costanzo per un’intervista.
Prima di giungere nel suo rinomato show al teatro Parioli di Roma, lo chiamai per confermare l’appuntamento:
“Maury, sto arrivando con due persone speciali!”
“Ti aspetto con piacere, caro! C’è una sorpresina per te!” rispose Maurizio.
Appena arrivammo sul palco fummo accolti da un caloroso benvenuto e un lungo applauso. Apparve dopo poco davanti a noi Tina Cipollari che indossava un abito color oro brillantinato e aveva i capelli lisci e di un biondo platino. Lei ci venne incontro e, quando mi vide arrivare con Dante Alighieri e Leonardo da Vinci ,esclamò ad occhi spalancati:
“No Maurizio, io esco!” E se ne andò per fare scena, ritornando una decina di minuti dopo.
Intanto il noto presentatore ci fece accomodare. Poi, quando Tina tornò, si sedette ed esclamò con un certo sarcasmo: “Oh, guarda un po’ chi abbiamo qui: Leonardo e Dante!!”.
Maurizio Costanzo prese la parola: “Complimenti per il successo a Sanremo, ma parlare del festival è del tutto secondario. Non avrei mai immaginato di avere tra gli ospiti due illustri personaggi della cultura italiana! Ma come siete arrivati qui e perché?”
“Volevamo testare la mia nuova creazione : LA MACCHINA DEL TEMPO” dissi.
“Oh che bello, siamo felici di avervi qui!” disse il noto giornalista.
“Io avrei qualche dubbio!” intervenne Tina.
Ci mettemmo tutti a ridere mentre Dante e Leonardo, guardandosi, non riuscirono a trattenere una domanda:
“Chi è quella donzella dall’aspetto un po’ volgare e dal linguaggio alquanto sfacciato?”
Essi erano stupiti e colpiti da quella figura di donna.
Ad un certo punto Maurizio iniziò la sua intervista:
“Buonasera signor Leonardo, per me è un piacere conoscerla; come vive il successo dovuto al suo genio?”
“Beh, penso che sia bellissimo essere famoso: sono citato su tutti i libri di storia dell’arte e verrò ricordato per sempre grazie alle mie opere e alle mie invenzioni”.
Eh sì, signor Leonardo, lei ha vissuto una grande vita; ce la può raccontare in breve?”
Senza farsi pregare, Leonardo rispose: “Diciamo che da piccolo mi affascinavano il disegno, l’arte e le invenzioni. Poi iniziai a frequentare la bottega di un pittore amico di mio padre, Andrea Verrocchio, così ebbi i primi successi con le mie opere. Da quel momento, invenzione dopo invenzione, ho girato in molte corti rinascimentali, in Italia e all’estero”
“Parliamo delle sue invenzioni, com’è riuscito a inventare più di mille macchinari?” chiese incuriosito Maurizio Costanzo.
“Avevo una grande fantasia e volevo cambiare il mondo; così ho iniziato ad annotare tutte le mie idee geniali in un libro: ”il Codice Atlantico”.
“Qual è la sua preferita?”
“Beh, di sicuro la mia invenzione preferita è l’elicottero!”
Lei ha dipinto molti quadri. Ci può parlare del suo celebre ed enigmatico volto femminile?” domandò il presentatore.
“La Gioconda esprime tutto quello che c’è nel nostro animo e che non si può dire a parole, è questo il suo enigma” rispose Leonardo.
Per la gioia del pubblico, Costanzo si rivolse a Dante:
“Io avrei intenzione di farle un’intervista. È possibile?”
Dante annuì, guardandosi intorno spaesato.
“Come le è venuto in mente di scrivere La Divina Commedia?”
“Devo dirle la verità, non so come mi sia venuto in mente, però sentivo il bisogno di parlare un po’ di me, della mia vita e di quella degli uomini del mio tempo. All’inizio dell’Inferno, per esempio, la SELVA OSCURA rappresenta lo smarrimento della mia anima, la perdita della retta via che ci porta al peccato. Il Purgatorio rappresenta un momento di passaggio del mio spirito che si rinnova, per poi arrivare al Paradiso, il regno in cui vedo Dio nella sua grandezza”.
L’intervista proseguì e Maurizio Costanzo cercò di coinvolgere Tina Cipollari sulle Cantiche del celebre libro. Lei, con molta nonchalance, esclamò: “Io non sono informata su questo genere di cose, per partecipare al programma Uomini e Donne mi è bastata la terza media!”.
Considerando quell’affermazione una battuta, il pubblico rise e a me toccò spiegare ai due compagni cosa intendesse la showgirl.
Maurizio Costanzo poi ci ringraziò e salutò tutti gli ospiti prima di congedarsi.
Conclusa la serata, i miei due illustri e colti compagni di viaggio non riuscirono a frenare il loro stupore e sdegno per l’aspetto e il limitato grado di istruzione di Tina.
Ritornando alla macchina, tentai di spiegare a parole mie che Tina appariva così vistosa e superficiale per esigenza di spettacolo, ma concordai che la cultura è fondamentale.
Riprendemmo il viaggio.
CAPITOLO 5
Liesel
Eravamo tutti ansiosi di compiere una nuova avventura, ma fu Dante a stabilire per noi e ad avvertirci che eravamo giunti a destinazione.
Scesi dalla macchina, ci ritrovammo di fronte ad una delle più importanti stazioni ferroviarie della Germania: quella di “Lubeck Hauptbahnhof”.
Nel corridoio centrale c’era una folla pazzesca e quasi non si riuscivano a distinguere i binari; l’unica cosa che si vedeva a malapena era un grande orologio che scandiva il tempo con rumorosi rintocchi.
Leonardo, curioso qual era, si mischiò tra la folla per disegnare i suoi soliti bozzetti e, concentrato, finì per investire una ragazzina che stava tranquillamente leggendo.
Egli raccolse immediatamente i suoi bozzetti ed il libro della ragazza e le disse:
“Mi scusi, non era mia intenzione causarle un simile disagio, signorina. Io sono Leonardo e vengo da Vinci.” e quest’ultima, imbarazzata, si presentò e lui come “Liesel”.
Leonardo continuò: “È qui tutta sola? Posso chiederle il motivo della sua presenza in questa stazione?”
E la ragazza prontamente rispose: “In realtà ero in compagnia dei miei genitori, ma mi sono persa…”
Fu così che nacque la proposta: “Io e due miei amici stiamo facendo un viaggio attraverso le varie epoche, se vuole può venire a vedere la nostra navicella spaziale” e aggiunse: “Posso darle del tu?”
La ragazza sorrise, annuì e non riuscì a frenare l’entusiasmo e la curiosità di vedere la nostra astronave. Poi disse:
“Veramente state intraprendendo una così grande avventura?” Invitata ancora da Leonardo ,Liesel non si fece pregare:“ Se proprio insisti…..d’accordo! Non ho meglio da fare!”.
Fu così che Leonardo le chiese di seguirlo.
Io, che avevo dovuto sopportare per tutto il tempo gli infiniti racconti di Dante, fui contento di vedere Leonardo, per di più accompagnato da una splendida ragazzina dai capelli dorati e dagli occhi castani.
Appena si avvicinarono dissi alla ragazza: “ Ciao, qual è il tuo nome?”
-“Mi chiamo Liesel, sono appena arrivata, ma mi sono persa ed il tuo amico mi ha condotto
qui ”.
A quel punto mi rivolsi in disparte a Leonardo per chiedergli se avesse gradito la compagnia di Liesel , poi incoraggiai la fanciulla a partecipare alla nostra avventura, una opportunità unica.
Salimmo così tutti e quattro sulla macchina del tempo e dopo un po’ arrivammo in uno strano luogo.
CAPITOLO 6
In un luogo inquietante
Quel luogo in cui eravamo arrivati era pieno di cenere a terra e tutto era avvolto da una fitta nebbia. Si intravedevano un massiccio cancello di metallo e ai lati un grande filo spinato.
Allora Leonardo con voce spaventata e interrogativa si chiese “Ma cos’è?”.
Dante rispose: “Non lo so! So solo che è molto inquietante”.
All’improvviso il grande cancello, che fino a poco tempo prima ci faceva paura, si aprì e avvertimmo un senso di angoscia.
Appena entrammo potemmo notare lunghe file di persone magrissime e bianche in volto, ma soprattutto molto tristi, che si incamminavano verso il loro crudele destino.
Improvvisamente vidi che Dante, preso dall’ansia, cominciò a correre senza meta e tutti noi preoccupati lo seguimmo; quando ad un certo punto ci ritrovammo in una stanza molto buia, illuminata da poche candele che davano all’ambiente una luce soffusa.
Notammo al centro della stanza una grande e spaventosa macchina per le torture e, mentre osservavamo ancora stupiti quel posto, sentimmo delle voci in lontananza che lentamente si avvicinavano a noi.
Presi dal panico totale cercammo di nasconderci dietro quella macchina, mentre Dante scoprì una porta nascosta nell’ombra. Mi avvicinai per provare ad aprirla, ma vidi che era chiusa e dissi: “ Ecco, ora siamo spacciati!”. Non feci in tempo a finire la frase che Liesel prese dal suo zaino verde il suo misterioso libro, lo aprì, estrasse una chiave e, come se niente fosse, aprì la porta che si richiuse alle nostre spalle.
Varcata la soglia, entrammo in una piccola stanza immersa nel buio, ma all’improvviso sentimmo un forte boato e il pavimento cedette sotto i nostri piedi.
Non so come rimanemmo incolumi nonostante la caduta.
Ci ritrovammo in una specie di sotterraneo e lì, all’unisono, chiedemmo a Liesel: “Come hai fatto? Dove hai preso quella chiave?”
Lei tranquillamente iniziò a parlare: “Questa è una storia molto lunga, ma se proprio volete conoscerla…”
Così iniziò:”Questo libro è molto importante per me, perché è stato l’ultimo regalo che i miei genitori biologici mi hanno donato prima di abbandonarmi. Mi avevano detto che nei momenti più bui mi sarebbe tornato utile e da allora lo porto sempre con me”.
Poi aggiunse. “Grazie a questo dono che può sembrare banale, ho capito che la cultura è importantissima e che leggere è un modo per espandere le nostre conoscenze e per riuscire a ragionare da soli senza affidarci a persone che pensano e fanno credere di sapere tutto, ma che in realtà vogliono solo dimostrare di essere forti (invece non lo sono).”
La ragazza prese fiato e continuò:
“Quando ho visto la porta, mi è tornato in mente l’illustrazione di una chiave presente nel mio libro, così l’ho preso e appena ho toccato la chiave si è materializzata nelle mie mani.
Sfortunatamente, però, nella caduta la mia chiave si è rotta e adesso ho solo un misero pezzo con me. L’ unico modo per uscire è ritrovare tutti i pezzi e assemblarli. Non sarà facile, ma dobbiamo provarci!”.
Tutti fummo sbalorditi da quell’emozionante storia, ma fui costretto ad interrompere la ragazza: “ Liesel, questa è una storia che ci ha colpito nel profondo del cuore, ma visto che siamo bloccati nel sotterraneo di uno spaventoso campo di concentramento e, come se non bastasse, dobbiamo ritrovare i pezzi della chiave, occorre sbrigarsi, perché vorrei evitare di trascorrere il resto della mia vita qui!”
Mi fu dato ascolto, così ci incamminammo immediatamente lungo quello che sembrava un corridoio infinito.
CAPITOLO 7
Verso la libertà con la ladra di libri
Dopo molto cammino ci ritrovammo di fronte ad un bivio e Liesel propose: “ Io direi di dividerci in due gruppi per riuscire a perlustrare l’intera zona”.
Leonardo pensò di unirsi a Dante e di dirigersi a destra e, ovviamente, Liesel ed io andammo a sinistra”.
Grazie alla luce, stavolta favorevole, riuscii per la prima volta a vedere bene in volto Liesel e mi accorsi che era identica alla protagonista del mio film preferito tratto dal libro di Markus Zusak, Storia di una ladra di libri . Nonostante la mia grande voglia di rivelarle la cosa, preferii evitare di affrontare il discorso.
Il nostro percorso iniziale fu abbastanza tranquillo, a parte qualche rumore inquietante. Quando le luci si spensero, capimmo o almeno pensammo che fosse arrivata la notte. Per nostra fortuna vedemmo una stanza con la porta aperta e provammo ad entrare.
La camera era completamente piena di paglia e, data la nostra stanchezza, decidemmo di trascorrervi la notte. Prendemmo subito sonno, ma poi mi svegliai a causa di strani rumori. Che fare?
Liesel dormiva profondamente.
Io preoccupato mi avvicinai alla porta e, guardando fuori, scorsi un enorme numero di orribili e maleodoranti topi che squittivano.
Disgustato, ma senza perdere la calma, data la mia grande abilità nei lavori artigianali, cercai, con ottimi risultati, di creare un’arma per cacciare quegli orribili topi.
Mentre l’ultimo topo stava ancora correndo, sentii un rumore metallico, come se fosse caduto qualcosa, infatti era proprio così: avevo trovato un pezzo della chiave!
Corsi immediatamente a svegliare Liesel per darle la splendida notizia e lei subito mi rispose dicendo: “Come hai fatto a trovarlo?”
Lunga storia…..te la racconterò durante il tragitto per arrivare da quei due combina guai!”.
Nel frattempo, Dante e Leonardo che avevano percorso la strada opposta alla nostra, come ci raccontarono poi, si erano incamminati per un luogo lugubre e per niente rassicurante.
Leo aveva approfittato per ritrarre il volto ansioso di Dante, giacché era solito fare dei bozzetti per studiare al meglio il volto di una persona impaurita e sofferente, ma ciò aveva provocato l’ira del Poeta, che gli aveva strappato dalle mani i disegni.
Leo, arrabbiato per l’accaduto, aveva iniziato ad inseguire Dante che si era rivelato molto veloce, ma scarso nel saltare gli ostacoli e, come previsto, era caduto, rotolando come una palla da bowling per metà del corridoio.
Quando finalmente si fermò e in ginocchio stava per implorare Leonardo, i due si accorsero che qualcosa luccicava sul pavimento. Fu un unico urlo; “Il pezzo della chiaveee!”
Finalmente ci rincontrammo e, tutti sani e salvi, mostrammo i nostri tesori. Ci accorgemmo che per completare la chiave ci mancava ancora una parte.
Per sollevarci il morale, Liesel esclamò; “Non diamoci per vinti, continuiamo il percorso e la troveremo!!”.
La fortuna ci aiutò, fu trovato il pezzo di chiave che ci permise di aprire la porta alla libertà.
Liberammo tutte quelle povere persone segregate e durante la fuga ci accorgemmo che erano trascorsi CINQUE ANNI e non poche ore.
Quando aprimmo quegli impolverati cancelli, provammo uno strano ma meraviglioso senso di gioia e libertà, che condividemmo con i prigionieri di quel campo di concentramento.
Questi, increduli di poter uscire da quel luogo, ci considerarono degli eroi o esseri divini.
Giunti a bordo della nostra macchina spaziale prendemmo il volo e solo dopo ci accorgemmo che Liesel non era più con noi, ma proseguimmo il viaggio, riflettendo sulle cose orribili di cui è capace l’uomo e sulle tante atrocità che si sono compiute e si compiono ancora.
CAPITOLO 8
Alcatraz
Mentre giravamo nello spazio-tempo e riflettevamo sulla meta da raggiungere, fummo sorpresi dalla polizia.
Almeno io rimasi sbalordito dall’aspetto stravagante dei tre agenti: due erano gli aiutanti, sembravano quasi gemelli. Erano alti, muscolosi e attraenti; uno dei due aveva una strana cicatrice, sulla fronte.
Entrambi indossavano un completo blu classico dei film americani e avevano due occhialoni da sole. ll terzo era il capo, passava un po’ inosservato a causa della sua statura poco elevata, era in sovrappeso con lunghi baffi alla francese ed una testa calvo.
Comunque dopo avermi segnalato di abbassare il finestrino, vidi il capo che si innalzava attraverso le mani degli aiutanti e mi disse:” Solita ispezione, fuori i documenti del tempo!”. Dopo aver fatto finta di cercare il “Documento del tempo”, con una voce innocente risposi: “OPS! Per tutte le merendine del mondo, credo di averli dimenticati!”
Ma gli agenti, dopo essersi consultati a lungo, lasciarono la parola al capo che ci urlò:
“Filate in galera, immediatamente!”.
Al momento non ero affatto turbato, perché, come tutti abbiamo visto, chiunque riuscirebbe a scappare da una comune prigione, soprattutto con quel sapientone di Leonardo; peccato che la prigione dove gli agenti ci portarono fu quella di Alcatraz, la prigione dov’è impossibile scappare.
Ci scortarono su un isolotto ricoperto di una folta vegetazione. Appena arrivammo, vedemmo un cancello imponente, molto rovinato, di un colore grigiastro e la maestosa e solida struttura della costruzione.
Subito dopo due o tre spintoni delle guardie, entrammo tra criminali pazzi, grossi e sgarbati. Fummo condotti così tutti e tre in una cella che sembrava tra le migliori.
In poco tempo ci abituammo ai letti scomodi e alle guardie molto attente ai nostri movimenti, ma non ci abituammo affatto alla mensa.
Quando ci portarono a mensa per la prima volta, entrammo in uno stato di panico, eravamo circondato da una massa di criminali, tra cui il temibile Pablo Escobar, il noto criminale colombiano, conosciuto trafficante di cocaina e marijuana.
Non riuscimmo a mangiare, ma notammo subito due carcerati che rubavano dei cucchiai di acciaio. Pensai di imitarli, e, mentre li maneggiavo, scambiai sguardi di intesa con Dante, cercando dei modi per uscire da quella prigione, una delle idee più sensate di Dante fu:”Perché con questi cucchiai non scaviamo un tunnel sotterraneo?”, io risposi:” No, non funzionerà mai. Perché invece non facciamo amicizia con i criminali, in modo da collaborare tutti insieme?”.
Ma Dante mi riprese: “Ma sei forse impazzito? Non lo farei mai, neanche se mi pagassero!”.
Intanto Leonardo ebbe un’idea: volare.
All’apparenza volare può sembrare un’idea molto strana e impossibile da realizzare, ma nulla è impossibile per Leonardo da Vinci, così arrampicandosi sui letti a castello, prese delle pale di legno dal soffitto, delle piume dai cuscini, mettendo a punto magicamente sei ali enormi e superesistenti.
Quindi l’unico problema era montarle sulle nostre spalle, ma questa non fu una difficoltà per Dante che nel Paradiso aveva visto gli angeli …
Non so ancora come, ma in meno di cinque secondi eravamo volati fuori come gabbiani. Dopo chilometri e chilometri in volo arrivammo alla macchina del tempo.
CAPITOLO 9
Tra i Sassi di Matera
Corremmo tutti verso la macchina del tempo e, una volta saliti, decidemmo la nostra nuova destinazione: Matera, “la città dei Sassi” e “capitale della cultura 2019”.
Il bellissimo panorama dei meravigliosi Sassi lasciò senza parole i due grandi personaggi della storia.
Leonardo, incantato, osservava dall’alto la città scavata nella roccia a ridosso di un burrone, poi iniziò a porre tante domande su quella strana città ed io sfoggiai le mie conoscenze, spiegando che il nome “sassi” identifica i due principali quartieri di cui è composto il centro storico della città di Matera; lì le abitazioni sono scavate all’interno del tufo.
Passeggiando nelle stradine della cittadina, i due compagni di viaggio non passarono inosservati agli occhi dei curiosi e si avvicinarono a noi un gruppo di studenti.
Tra di essi c’era una ragazza con un’espressione molto sorpresa mi domandò: “Chi siete?” Dante cercò di dire qualcosa, ma lo bloccai immediatamente, chiarii che i due erano solo attori in costumi d’epoca.
Per evitare altro imbarazzo, decisi di acquistare per entrambi degli abiti adatti ai miei tempi e superare un’altra difficoltà.
Mi affrettai a fare loro una velocissima lezione di parole contemporanee nella speranza che Leonardo e Dante apprendessero subito termini ed espressioni della lingua italiana contemporanea.
Durante il nostro giro nella bellissima e suggestiva Matera, visitammo la famosa casa-grotta di Vico Solitario, con mobili e utensili artigianali d’epoca, fu lì che Leonardo guardandosi intorno domandò: “ci sono delle opere paragonabili alla mia Monnalisa?” Non aspettò una mia risposta e data la semplicità del luogo che stavamo visitando, si addentrò con Dante nel paese.
Li ritrovai poco dopo nella chiesa più famosa di Matera: “Santa Lucia alle Malve”, arricchita da affreschi dell’epoca di Dante.
Dopo un mio invito a proseguire il nostro viaggio, non si lasciarono pregare e ci incamminammo insieme verso la nostra macchina del tempo.
CAPITOLO 10
Nel Paleozoico
Lasciata Matera, riprendemmo il volo, ma qualcosa andò storto!
All’improvviso ci fu una tempesta di meteoriti che portò ad un malfunzionamento della macchina. Costretti ad atterrare, ci ritrovammo davanti due giganti che combattevano tra di loro. Noi impauriti scappammo per cercare un nascondiglio. Dopo che i giganti cessarono la lotta, uscimmo allo scoperto e ritornammo alla macchina del tempo per riprendere il nostro viaggio.
Ma la macchina continuava a non funzionare e, non rispettando la rotta inserita, ci portò nel Paleozoico.
Giunti in quel luogo ci sentimmo un po’ disorientati, poi scorgemmo una creatura che per i miei compagni di viaggio (Dante e Leonardo) era sconosciuta, al contrario io mi resi conto subito che era un dinosauro, esattamente un Corythosaurus.
Capii così che ci trovavamo nel continente Nord Americanoai milioni di anni prima!
Il dinosauro aveva una strana cresta posta sul capo, non sapevo e non capivo a cosa servisse. Dante e Leonardo mi guardavano perplessi.
Improvvisamente sentimmo un forte ruggito che ci spaventò, ci voltammo e vedemmo un Tirannosauro che mordeva il collo all’erbivoro spezzandoglielo.
Noi, terrorizzati, fuggimmo, poi rendendoci conto che la macchina del tempo era stata schiacciata dal cadavere del Corythosaurus, ci rifuggiamo nella foresta per cercare del cibo, dove vedemmo degli Utahraptor che lottavano tra di loro.
Non sapevo il motivo della loro lotta , ma il loro aspetto era spaventoso per le enormi dimensioni. Ad un tratto purtroppo ci videro e iniziarono ad inseguirci. Terrorizzati, cercammo riparo in una grotta, ma senza fortuna perché non ne trovammo.
A quel punto decidemmo di tornare verso la macchina del tempo. Con nostra grande sorpresa, riuscimmo a seminare i nostri inseguitori e ci rendemmo anche conto che la macchina non era stata distrutta dal dinosauro, ma non si metteva in moto.
Allora Dante ed io chiedemmo a Leonardo di provare a ripararla mentre noi provavamo a cercare di nuovo del cibo. Eravamo tutti affamati! Insieme a Dante, ci incamminammo nella foresta per cercare delle bacche, sperando di essere assistiti dalla fortuna. Improvvisamente scorgemmo un cucciolo di dinosauro che aveva la testa a forma di pera, era una specie a me sconosciuta, lo soccorremmo e ce lo portammo verso la macchina. Intanto, riuscimmo a trovare anche del cibo.
Ritornati alla macchina, Leonardo ci stava aspettando ed esclamò: “Miei cari compagni di viaggio, ci sono riuscito, possiamo ripartire!” Poi proseguì: “Ma cos’è l’essere che avete con voi? Non possiamo farlo partecipare al nostro viaggio! Non c’è spazio sulla navicella!”.
Dante intervenne: “Proveremo a stringerci, non possiamo abbandonarlo qui!” Mentre i due continuavano a discutere se portare con noi il cucciolo, improvvisamente sentimmo un ruggito disperato e rumoroso!
Io subito capii che doveva essere la madre del cucciolo e dissi ai miei compagni: ”Presto, fuggiamo! E’ la madre che cerca il suo piccolo, lasciamolo qui, i dinosauri sono molto protettivi con i propri cuccioli, presto fuggiamo!”
Salimmo velocemente a bordo, ma prima salutammo affettuosamente quello strano cucciolo con la testa a forma di pera.
Finalmente la macchina si accese, alla guida c’era ovviamente Leonardo, io guardai dall’oblò e vidi che mamma dinosauro si avvicinava al proprio figlioletto. Poi ci guardò con ira e tentò di colpirci con una zampata, ma Leonardo con una manovra da maestro riuscì a decollare e volammo via verso nuove avventure!
CAPITOLO 11
Dante & Leonardo nei videogiochi
Tra quei terribili dinosauri mi era venuto alla mente il noto videogioco “Jurassic world”. Non ci crederete, ma dopo poco mi accorsi quanto fosse pericoloso fare collegamenti mentali.
Perché? Come per magia ci trovammo dentro un videogioco!
Si trattava di Fortnite.
Leonardo e Dante si sentivano spaesati, ma io spiegai loro che si trattava di un gioco, Fortnite, che in in inglese significa “tra due notti “.
Cento giocatori di qualsiasi parte del mondo possono giocare contemporaneamente tra di loro; per vincere si devono trovare armi per uccidere tutti i 100 giocatori presenti e si può giocare individualmente, a coppie o a squadre di più giocatori.
Ci catapultammo nella foresta dell’ex Bosco Blaterante. Vedemmo in lontananza una ragazza che aveva un mantello scuro che sprigionava fumo, anche esso nero. Dante, che era riuscito a giocare per 6 minuti, si accorse che era Calamity, seguita da Alla Deriva. Era la modalità “coppie” di Fortnite. Dante spiegò a Leonardo che dovevano “lutare”, cioè cercare qualche posto per trovare armi. Leonardo ancora era spaesato. Dante allora spiegò la situazione e Leonardo capì al volo.
Dante si trovò in tasca una cartina sulla quale erano riportati dei nomi strani e poco visibili. Al lato della cartina c’era una tendina con la scritta: “Missioni” e sotto un’altra scritta: “Vinci una partita 0/1”.
Nel frattempo Calamity e Alla Deriva li seguivano. Dante trovò due travestimenti da pupazzo di neve, uno lo indossò e l’altro lo porse a Leonardo, che fece altrettanto.
Accorti della presenza di Calamity e di Alla Deriva, i due rimasero immobili come dei veri pupazzi e poi uscirono allo scoperto, sparando un colpo ciascuno di “Pompa oro” dritto nei denti dei malcapitati.
Per aver ucciso i due, trovarono 4 shieldini (delle piccole bottigliette con del liquido blu da venticinque di scudo, cioè più vita), Leonardo impugnò un Barret, un fucile da assalto e Dante un M16 blu, un’ arma rara. Nel frattempo erano rimasti 10 sopravvissuti da uccidere.
Ci dirigemmo verso Pinnacoli Pendenti, una città dove al momento si trovavano Pow3r e il Ninja Di Bari. Cercammo di ucciderli di soppiatto, usando la stessa tecnica di prima, e ci riuscimmo.
Rimasero in 4, 2 VS 2. Tutti e due (Dante e Leonardo) avevano totalizzato 2 uccisioni e 100 di shield ciascuno. La zona di salvezza era in miniatura, esattamente a Picco Polare. I due avversari erano giù dal picco, Dante e Leonardo, invece, erano nella parte sottostante.
Leonardo con il suo Barret stese quello più a sinistra, Dante lo fini con l’M16.
L’ultimo era più forte, Dante scese giù e si trovò faccia a faccia con il nemico, ma riuscì a cavarsela.
I due iniziarono a fare una build battle (un combattimento fatto con costruzioni) che si portò avanti sopra a Picco Polare. Leonardo, rimasto giù, approfittò del fatto che Dante avesse avuto ancora 6 deltaplani apribili più volte, e sparò col suo Scar-H. Cadendo,
Dante aprì il deltaplano mentre l’avversario cadde a terra e morì. La vittoria reale arrivò ben presto per i due, mentre io ero rimasto a guardare e a stupirmi per l’abilità dei due compagni di viaggio.
Dante e Leonardo erano stati bravi! Io, quando combatto, costruisco scale, muri e pavimenti per difendermi e compro, spendendo realmente soldi , costumi, picconi, balli e deltaplani.
C’è chi spende molto quando si appassiona.
CAPITOLO 12
Tutti a Vichy
Saliti sulla macchina del tempo decidemmo di raggiungere Parigi, ma dopo alcune ore sentimmo degli strani rumori provenienti dal nostro velivolo e fummo catapultati in un’altra città francese a noi sconosciuta.
Una volta atterrati, chiedemmo informazioni e capimmo che eravamo a Vichy, la famosa città delle sorgenti termali e dei cosmetici.
Ora eravamo completamente spaesati, non sapevamo nemmeno dove trascorrere la notte e, mentre cercavo su Booking un posto dove alloggiare, Leonardo si agitò. Egli, battendo i denti, borbottò di aver freddo, urlando: “Fa froid, fa froid!!!”.
Visto che non avevamo molti soldi, l’unico posto che riuscimmo a pagare fu un orribile ostello. Scesa la notte, non riuscivo ad addormentarmi a causa di Leonardo e Dante che russavano, così andai a dormire sul divano.
Quando finalmente il gallo fece “Cocoricò”, mi alzai con un mal di schiena tremendo e, con fatica andai a svegliare Dante e Leo che dormivano come due angioletti.
Dopo aver fatto colazione, decidemmo di visitare Vichy e le sue aziende famose per la produzione di cosmetici.
Mentre passeggiavamo sul lago Allier, vidi un gruppo di ragazzi di origini italiane e, avvicinandomi a loro, capii che eravamo tornati indietro nel tempo.
Mi avvicinai a Leonardo e lo invitai a osservare i ragazzi sulla riva del lago.
“Perché me lo chiedi?” mi chiese perplesso.
“Ecco… vedi quel ragazzino con i capelli biondi e la maglia rossa che sta giocando a bocce?”
“Sì, lo vedo… posso sapere il perché di queste domande?”
Così mi espressi:“Vedi, quel bambino… ero io!! SIAMO TORNATI INDIETRO NEL TEMPO!!!
Ad interrompere il nostro momento di stupore fu Dante che, mentre disegnava le papere sul bordo del lago, perse l’equilibrio e cadde in acqua. Leonardo ed io iniziammo a ridere a crepapelle, prendendo in giro il Sommo Poeta con un “peo peo”. Dante era appena riemerso e, dato che non sapeva nuotare, urlava disperatamente: “AIUTOOO!”
La situazione non era delle migliori, Leonardo si girò intorno e vide degli enormi scivoli metallici; così, senza pensarci due volte, corse in quella direzione per aiutare il suo amico. Scivolando, gridava: “Amico mio, sto arrivandooo!”.
Dopo che Dante si fu ripreso, continuammo il nostro tour; ma, come al solito, qualcosa ci bloccò: Leonardo aveva sete.
Da lontano vedemmo una sorgente, quella dei monaci Celestini e decidemmo di provare la cosiddetta “acqua miracolosa di Vichy”.
Sì, perché c’era stato raccontato che avesse dei notevoli effetti salutari.
Dopo il primo sorso, Leonardo porse il bicchiere a Dante che bevve d’un fiato l’acqua dal sapore disgustoso. Quell’acqua infatti, dato l’alto contenuto di ferro, aveva un particolare sapore che ricordava il sangue.
Dopo varie risate e scherzi reciproci, andammo a visitare il castello di Napoleone III e scattammo alcune foto.
Arrivata la sera, mangiammo una crepes al cioccolato e, non avendo voglia di tornare all’ostello, ci venne un’idea geniale: pernottare in un castello! Quello di Napoleone III era disabitato e non ci voleva niente a oltrepassare il cancello.
Perché non dormire lì?
Ci arrampicammo intrepidi sulla pesante struttura metallica , ma quando stavamo per scendere all’interno della recinzione, ci accorgemmo che un cane da guardia aveva cattive intenzioni nei nostri confronti. Così, terrorizzati, preferimmo tornare indietro e iniziammo a correre verso la nostra macchina del tempo per riprendere il nostro viaggio speciale.
CAPITOLO 13
A Parigi
Dopo la strana ma emozionante avventura a Vichy, riuscimmo ad arrivare in una delle capitali europee più amate al mondo: Parigi.
Proposi di sorvolare la città per ammirare dall’alto le sue bellezze: la Tour Effeil, l’Arco di Trionfo, gli Champs-Élysées, Notre-Dame.
Il termine Notre-Dame incuriosì molto Dante, che chiese:
“Di cosa stai parlando?”.
Leonardo rispose: “Se vuoi, ti illustro brevemente la famosa cattedrale, dato che è un luogo a me familiare mi sono ampiamente documentato.
“Devi sapere che “Nostra Signora”, in francese Notre-Dame, è il principale luogo di culto cattolico di Parigi, il cui arcivescovo metropolita è anche primate di Francia. Essa rappresenta una delle costruzione gotiche più celebri e visitate al mondo. La cattedrale ha caratteristici elementi romanici, come le colonne cilindriche che…”.
A quel punto io non gli permisi però di terminare il discorso e interrompendolo gli dissi: “Abbiamo capito sapientone!
Arrivati in piazza “ Notre-Dame”, Leonardo esclamò spaventato: “Guardate! Ci sono delle fiamme che avvolgono la cattedrale di Nostra Signora!”. Improvvisamente si animarono i gargoyles, quei gocciolatoi a forma di demoni o animali mostruosi posti sulla cattedrale; il loro intervento aveva lo scopo di contribuire a spegnere le fiamme.
Il fuoco diventò ingestibile e scorgemmo nel rogo il famoso e leggendario gobbo Quasimodo, di cui ha parlato Victor Hugo nel suo celebre romanzo.
Il Gobbo piangeva come un bambino e urlando chiedeva aiuto mentre si aggirava tra le fiamme.
Sorpreso per l’accaduto, persi il controllo della macchina e finimmo in mezzo al fumo provocato dall’incendio.
“Cielo! Non vedo nulla!”, esclamai disperato. Poi ad un certo punto ripresi il controllo e la nostra navicella spaziale ci condusse lontano.
CAPITOLO 14
IL Wormhole
Fu così che la nostra macchina volante, con un guizzo, entrò in un tunnel spazio-temporale. Tutto filava liscio come l’olio, ma fummo colpiti da una sorta di fulmine del tempo che aprì uno squarcio nel tunnel, catapultandoci su quella che sembrava una normalissima città, ma non era così. Controllai lo schermo e sbiancai: eravamo finiti nella Germania del 1910. Quindi dissi: ”Stiamo per atterrare su una casa. Spero che abbiate le tasche piene di soldi perché, oltre a finire in prigione, dovremmo pagare anche il risarcimento per i danni provocati”. Nessuno rispose e pochi secondi dopo ci schiantammo.
Usciti incolumi dalla nostra navicella spaziale, vidi con orrore che i miei mooncake erano stati disintegrati e mi disperai, ma vidi i miei compagni fissare qualcuno alle mie spalle. Mi girai e lo vidi: era Albert Einstein!
Balbettando spiegai la nostra storia e come eravamo finiti lì, ma lo scienziato, guardò la macchina e, senza ascoltare
ciò che stavo dicendo, mi interruppe per proferire il suo autorevole parere:
”Sembra irrimediabilmente rotta, ma posso fare qualche modifica. Voi aspettatemi qui!”. Mezz’ora dopo Einstein uscì dal laboratorio e ci ordinò di salire a bordo della macchina. Dicendo: “Ora ho l’occasione di scoprire la verità su una delle mie più grandi teorie! Non fate domande e venite!”
Subito dopo lo scienziato esordì:” Il viaggio potrebbe durare qualche ora, quindi mettetevi comodi”. Io mi stesi e schiacciai un pisolino. Due ore dopo mi svegliai e vidi Einstein saltellare per tutta l’astronave dicendo: “ Lo sapevo! Lo sapevo! Lo sapevo! Il wormhole esiste!”.
Guardai fuori e quasi svenni: un buco nero gigantesco era proprio davanti a noi. Einstein recuperò i comandi e puntò dritto in quel “buco di verme”, un portale in grado di teletrasportare chiunque lo attraversi in un punto casuale dello spazio e del tempo, dicendo: “Ora ho l’occasione di scoprire la verità su una delle mie è più grandi teorie! Non fate domande e seguitemi!. Fummo catapultati nell’atmosfera di uno strano pianeta simile alla Terra. Sembrava impossibile sopravvivere, ma lo scienziato recuperò i comandi e fece un atterraggio degno di Manfred von Richtofen, il famoso Barone Rosso.
Scendemmo dalla macchina e notammo che tanti piccoli omini alti una spanna stavano facendo guerra tra di loro con armi al plasma.
Un gruppo di essi si accorse della nostra presenza e fummo legati al suolo con delle corde molto resistenti.
Poi qualcuno esclamò: “Aiutateci a vincere la battaglia dell’Altopiano di Brie e vi lasceremo liberi, se no morirete!”.
La scelta era ovvia e, prima che potessi rialzarmi, Leonardo e Einstein si erano già fiondati verso la prima discarica per recuperare materiale da riciclare.
Ore dopo, tornarono con una macchina che avevano chiamato “Mega catapulta nucleare”.
I due la azionarono e una bomba enorme fu lanciata a una distanza impressionante.
Qualche minuto dopo udimmo un’esplosione: avevamo vinto. Come promesso, gli omini ci lasciarono liberi di riprendere il nostro viaggio.
EPILOGO
Sembrò tutto normale ma, ovviamente, quello che avevo detto fu subito smentito da quel che doveva essere e fu un cataclisma vero e proprio. Infatti la mia macchina del tempo mostrava ancora una volta delle imperfezioni, ma non era il solo dei nostri problemi,oltre a questo vi era un rimescolamento della storia.
Il passato, il presente e il futuro non avevano senso, i tre tempi si trovavano contemporaneamente nello stesso posto. Dante Alighieri, Leonardo da Vinci e Albert Einstein erano basiti.
Come ho detto io, il futuro adesso si trovava qui con noi.
Il futuro non era roseo e tranquillo, anzi, era davvero molto critico: non vi era giustizia e pace a causa di una guerra.
L’unico modo per rimediare a tutto questo era dover ritornare in un wormhole; in questo modo il tempo si sarebbe rimescolato e tutti gli eventi accaduti sarebbero spariti.
Decisi di attuare il piano facendo finire una volta per tutte quell’avventura emozionante.
La macchina partì come un razzo e ci dirigemmo nel varco. Lì una voce ci avvolse con le sue parole:
“Piacere, io sono Crono, il dio del Tempo, voi non mi conoscete, ma io vi conosco perfettamente; avete appena effettuato un viaggio speciale tra i secoli, cosa che non può capitare a chiunque”.
Dopo una breve pausa continuò: “Dunque giovane (disse indicandomi), tu hai un intelletto superiore alla media ed è per questo motivo che ho deciso di darti l’opportunità che hai avuto, ma la vostra avventura termina qui e ognuno di voi ritornerà nella propria epoca!”.
Il dio del Tempo aggiunse: “Purtroppo sarò costretto a cancellarvi la memoria per evitare che rimanga in voi traccia del vostro viaggio”.
Rimanemmo basiti e consapevoli di doverci lasciare. Assurdo cancellare tutto e perdere la memoria di quell’esperienza strabiliante.
Non potevo accettare una cosa simile e così, prima che ciò accadesse, con prontezza di spirito, frugai nelle mie tasche. Non ci crederete, ma oltre alla mia ultima merendina, vi recuperai un microchip con il quale riuscii ad intrappolare questi miei ricordi…
INDICE
Incipit pag. 3
Cap- 1 Il viaggio pag. 5
Cap- 2 Destinazione Paradiso pag . 6
Cap- 3 A Sanremo pag. 7
Cap- 4 Maurizio Costanzo show pag. 8
Cap-5 Liesel pag. 9
Cap-6 In un luogo inquietante pag. 10
Cap-7 Verso la libertà con la ladra di libri pag. 11
Cao.8 Alcatraz pag. 12
Cap-9 Tra i Sassi di Matera pag. 13
Cap-10 Nel Paleozoico pag. 14
Cap-11 Dante & Leonardo nei videogiochi pag. 15
Cap-12 Tutti a Vichy pag. 16
Cap-13 A Parigi pag. 17
Cap-14 Il Wormhole pag. 18
Epilogo pag. 19
Published: May 3, 2020
Latest Revision: May 3, 2020
Ourboox Unique Identifier: OB-805934
Copyright © 2020