Novelle 2H

by Anna

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Novelle 2H

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  • Joined Feb 2019
  • Published Books 9

Perla

In una graziosa casa di campagna viveva Perla, una bellissima cagnetta dal pelo lungo, morbido e candido come la neve. Era l’amica fedele di due bellissimi bambini, Daniele e Roberto. Da qualche giorno era diventata mamma di due splendide cagnoline : Bella e Susy. Un giorno scoppiò un violentissimo temporale, pioveva così forte che i due bambini guardando fuori dalla finestra non riuscivano neppure a vedere il cancello di casa.

Perla era irrequieta e nessuno capiva il perché, continuava ad avvicinarsi alla porta della cucina che si affacciava sul loro splendido giardino, tutti le

dicevano di stare tranquilla, che non sarebbe successo nulla né a lei né alle sue cucciole, ma lei continuava.

Allora la mamma dei bambini si decise ad aprire la porta per guardare fuori, trovarono sotto il portico di casa due splendidi gattini appena nati; erano infreddoliti, ma della loro mamma non c’era alcuna traccia.

Perla nel frattempo si era avvicinata ai due poveri gattini che piangevano, con calma li aveva presi uno alla volta e li avava portati nella sua cuccia, li

leccò per lavarli e si rannicchiò vicino a loro per scaldarli, poi li allattò insieme ai suoi cuccioli.

Da quel giorno Perla divenne la mamma di quattro splendidi cuccioli.

Giorgia Sessa

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La forza dell’altruismo

Tutte le mattine, Elisa usciva per raggiungere quella che da giorni era diventata la sua seconda casa.

Elisa era una giovane dottoressa che faceva il suo lavoro con passione e altruismo perché per lei i malati venivano prima di tutto.

Per le strade della sua città c’era un silenzio surreale e in giro non c’era nessuno, ma quando arrivava nel suo ospedale era un via vai di ambulanze, medici e infermieri.

Elisa non indossava più il camice bianco ma doveva ricoprirsi tutta, dalla testa ai piedi, per proteggersi da quello che era diventato il suo nemico da sconfiggere. Quando entrava nel reparto Covid 19, l’unico rumore che si sentiva era quello dei respiratori che cercavano di tenere in vita la gente. Tra una terapia e l’altra, Elisa faceva il giro dei suoi malati per vedere come stavano, per fargli un sorriso, per dargli una parola di conforto, per fargli una carezza o per tenergli la mano.

Le ore passavano e in ospedale arrivavano continuamente contagiati senza nessuno, parenti o amici, che potessero tenergli la mano. La stanchezza cominciava a farsi sentire tra i medici e gli infermieri che non si fermavano un attimo, ma Elisa aveva una parola di conforto per i suoi colleghi e li incoraggiava ad andare avanti perché loro erano lì per aiutare quella povera gente, con quei pochi mezzi che avevano e, soprattutto, con gesti di altruismo, per alleviare le loro sofferenze, rischiando e sacrificando le loro vite. Elisa ci metteva il cuore nel suo lavoro e con gli occhi lucidi, che si intravedevano dalla mascherina. consolava tutti, colleghi e malati, rassicurandoli e dicendo loro, continuamente, che tutto sarebbe andato bene.

Sofia Salemi

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LA FINESTRA DI FRONTE

In un tempo non molto lontano, si diffuse nel mondo una strana pandemia che costrinse tutte le persone a chiudersi in casa. Nessuno poteva uscire se non per necessità: fare la spesa, andare a prendere le medicine o altro.

Il piccolo Luca era chiuso in casa con la sua famiglia da più di dieci giorni.

Spesso stava alla finestra a guardare fuori, il suo sguardo andava sempre dall’altro lato della strada. Lì c ‘era una donna anziana, seduta sempre sulla sedia dietro la finestra di casa sua. A qualunque ora la vecchina era seduta lì con lo sguardo rivolto verso il basso, ogni tanto alzava gli occhi verso il cielo come se cercasse qualcuno.

Un giorno Luca chiese alla madre : “perchè quella vecchina è sempre seduta da sola?”. La madre rispose che quella donna era sola perchè il marito era morto qualche mese prima e non aveva nè figli nè nipoti.

Luca pensò subito al fatto che , se quella donna era sola, anziana e non poteva uscire per fare la spesa, forse non aveva nulla da mangiare.

Decise che doveva fare qualcosa per aiutarla così, da quella sera, senza farsi scoprire dai genitori, portò un pò della sua cena a quella donna. Attraversava la strada, aiutato dal buio della sera e dal fatto che non c’era nessuno in giro, bussava alla sua finestra e le dava la cena: un pezzo di pane, un pò di verdura, un pò di carne, una mela.

La donna accettava ricambiando con un grande sorriso, si sentiva un pò meno sola perchè adesso c’era qualcuno che pensava a lei. Una sera disse a Luca : “sei un bambino dal cuore d’oro, quando tutto finirà verrai a trovarmi ancora?”. Luca fece un cenno con la testa e tornò subito a casa senza farsi scoprire .

Quella notte Luca fu felice , sentiva che stava facendo la cosa giusta e le parole della vecchina lo colpirono dritto al cuore e dormì beatamente.

Giuseppe Occorso

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ANDRA’ TUTTO BENE

Lucio è un giovane medico che lavora in un ospedale di Padova. La sua vita è perfetta, una bella famiglia, una bella casa e un bel lavoro. Un giorno, purtroppo, in tutto il paese arrivò una devastante pandemia. La malattia colpiva soprattutto gli anziani e i più deboli e, in un momento, l’ospedale di Lucio si riempì di ammalati. Lucio non si era mai trovato in una situazione del genere: vedere tanti malati, tante persone morire così velocemente lo faceva deprimere. Ad un tratto, nel corridoio dell’ospedale, la mano di un’anziana paziente, che era distesa su una lettiga, tirò il camice di Lucio; il dottore si avvicinò e l’anziana malata gli disse:” Dottore io sono vecchia, non ho più forze, salva i più giovani”. Lucio commosso dall’altruismo della paziente le rispose:” non è così che funziona, mia bella signora, voi non siete un peso, siete il nostro passato e la nostra forza per il futuro”. L’ammalata piangendo rispose : ” Grazie per le parole, insieme ce la faremo”. Lucio sorrise e con una nuova energia e fiducia le disse.” Ha proprio ragione, insieme ce la faremo”. Lucio lavorò giorno e notte come tutti i dottori e gli infermieri dell’intero paese e finalmente, dopo alcuni mesi, la pandemia fu sconfitta .

Sara Aiello

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Andyfabi e il COVID19

Una volta non avevamo il COVID19 ed eravamo tutti tranquilli, finchè poi non  è arrivato, il 25 Febbraio 2020, in Sicilia. Dal  9 Marzo siamo tutti in quarantena e così ho continuato a  fare il mio solito lavoro, il dottore. Un giorno é  successo che dei delinquenti mi hanno spruzzato negli occhi una sostanza molto irritante e da allora  non ci vedo più per colpa loro. Sono stato visitato da alcuni miei colleghi che purtroppo mi hanno detto che le mie pupille sono state danneggiate completamente, per cui non riuscirò più a vedere. Dopo un primo momento di sconforto ho deciso che dovevo continuare a curare le persone ammalate anche se, essendo cieco, dovevo faticare molto usando gli altri sensi. Sono passati alcuni giorni, ma ancora io e i miei colleghi lottiamo contro la terribile epidemia che ha colpito il nostro paese e speriamo che al più presto si possa tornare alla normalità e ci possiamo tutti riabbracciare.

Andrew Marchione

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Anastasia
Tanto tempo fa, in paese molto povero, Anastasia, una povera ragazza di soli diciannove anni, contrasse una rara malattia al cuore; per curarsi doveva partire per un posto tanto lontano, ma oltre a pagare le spese per il viaggio, doveva pagare anche le cure. Anastasia e i suoi genitori, Gioacchino e Carmela, non volevano farsi prestare soldi da nessuno perchè non chiedevano mai favori, ma Fernando, un amico di Gioacchino, che lavorava in un ospedale, un giorno, andandolo a trovare a casa, vide Gioacchino che era triste e Anastasia che non stava molto bene. Fernando capì subito cosa aveva la ragazza perchè in ospedale qualche anno prima c’era un paziente che
stava come lei, ma purtoppo quel povero signore non ce la fece e morì dopo qualche settimana, perciò Fernando sparse la voce a più persone possibili che Anastasia non stave bene e comiciò a fare una colletta. Allora tutti cominciarono a fare di tutto per poter dare più soldi possibili: c’era chi iniziò a vendere oggetti usati, i disoccupati si trovarono un lavoro, chi già ne aveva uno se ne trovò un altro e chi diede tutti i risparmi. Quando Fernando riuscì a raccogliere abbastanza soldi raccontò a Gioacchino e a sua moglie tutto quello che avevano fatto per Anastasia e poi gli consegnò i soldi; inizialmante Gioacchino e Carmela non li vollero accettare ma poi Fernando riuscì a convincerli dicendo che non c’erano altre soluzioni e che tutto il paese aveva fatto questi sacrifici per Anastasia. Quando Gioacchino
e Carmela capirono che non c’erano altre soluzioni accettarono quei soldi e partirono; dopo qualche settimana tornarono con Anastasia che era guarita.

Francesco Giammanco

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L’invasione delle Cavallette
In un’isola era presente una comunità che viveva di pesca e di produzione di marmellata di more. Un giorno l’isola fu invasa da cavallette che minacciavano il raccolto delle more.
Tutta la gente era preoccupata in quanto sull’isola molte famiglie riuscivano a sopravvivere grazie alla produzione di marmellata.
Sull’isola tutti, anche chi non lavorava in fabbrica, cercava come distruggere le cavallette e salvare le more.
Tutti i pescatori dividevano il pescato con le famiglie bisognose, i panifici donavano il pane. L’anziano dell’isola, Virgilio il Pescatore, lui che di solito dava consigli a tutti, non riusciva a trovare una soluzione.
Un giorno, tutti gli abitanti dell’isola si riunirono in piazza per trovare assieme un metodo per distruggere quelle cavallette e il dottor. Watson, di origine americana, ricordava che a Boston viveva uno scienziato capace di trovare una metodo per distruggere le cavallette.
Il problema era il costo per far arrivare lo scienziato. Tutta la comunità fece una raccolta e tutti donavano i propri risparmi ma non fu sufficiente, allora pensarono di chiedere aiuto a Don Pino, vecchio Avaro dell’isola. Nessuno voleva avere a che fare con Don Pino e quindi decisero di mandare tutti i propri figli in modo che l’avaro non potesse rifiutare. Tutti i bambini si recarono da Don Pino chiedendo a lui una generosa donazione. Don Pino capì la gravità della situazione e donò loro l’intera somma. Inviato il denaro allo scienziato, dopo pochi giorni, costui inviò un aereo che provvedeva a disinfestare l’intera isola senza danneggiare le more. L’intero raccolto fu salvato e Don Pino fu felice di essere stato d’aiuto all’intera popolazione.

Marco Randazzo

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