IL DECADENTISMO
Ha origine in Francia. Il termine ha inizialmente accettazione negativa.
Indicava un gruppo di poeti anticonformisti. Nasce una profonda crisi esistenziale e le sue caratteristiche sono:
individualismo, sfiducia negli altri, isolamento dalla società, senso di angoscia e tristezza, polemica contro il positivismo, visione pessimistica del mondo, scoperta del subconsio e del subcosciente.
Rappresenta la crisi della società tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento e la denuncia di questa crisi esistenziale.
CARATTERISTICHE DELLA LETTERATURA
Caratteristiche della letteratura del decadentismo sono:
nuova metrica del verso libero, uso del linguaggio simbolico, senso della poesia come illuminazione.
GIOVANNI PASCOLI
LA VITA
Nasce a San Mauro di Romagna 1855.
Il 10 agosto 1867 muore suo padre ucciso da ignoti e questa esperienza cambierà la sua vita. Studia a Bologna come allievo di Carducci ed ottiene una borsa di studio. Otterrà la cattedra di letteratura all’università a Bologna. Muore nel 1912.
LE OPERE
La maggior parte risale ai primi del ‘900:
MYRICAE, tratta di temi dulla famiglia (X Agosto)
CANTI E CASTELVECCHIO, tratta temi campestri
POEMI CONVIVIALI, al mito e alla storia antica
POETICA E STILE
Fanciullino: si rifugia nel tema dell’infanzia; anche le cose più piccole aquistano valore simbolico e allusivo Tema del nido: si riferisce alla famiglia, rappresenta un postosicuro dove esprimersi
LINGUAGGIO: innovativo, fatto di vocaboli tratti dalla vita quotidiana, ricco di suggestioni (colori, suoni, profumi…)
X AGOSTO
San Lorenzo, Io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido
portava due bambole in dono…
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!
GABRIELE D’ANNUNZIO
Gabriele D’Annunzio nasce a Pescara nel 1863 da una famiglia più che benestante. Mostra subito un grande interesse per la letteratura ed è proprio negli anni del collegio che pubblica la sua prima raccolta poetica (Primo Vere). Si trasferisce a Roma ai tempi dell’università, iscrivendosi alla Facoltà di Lettere ma non termina gli studi. Partecipò attivamente alla politica e alla prima e seconda guerra mondiale. Muore il 1° marzo 1938.
LE OPERE
Il piacere: il protagonista del racconto è alla ricercadei piaceri sensiorali tramite l’amore, l’arte e la bellezza.
L’innocente: è la confessione di un delitto del protagonista.
Il trionfo della morte: è un romanzo psicologico che preannuncia la celebrazione del superuomo.
Le laudi del cielo, del mare, della terra, degli eroi
Alcyone
La figlia di Jorio
La città morta
LA POETICA
Nelle sue opere troviamo gli aspetti più evidenti dell’estetismo, inteso come l’esaltazione dell’arte e della bellezza; del supereroismo, cioè il culto esagerato della personalità che porta l’individuo ad elvarsi sopra le masse; il sensualismo, sentito come l’abbandono alle suggestioni dei sensi e dell’istinto.
Per questo ha l’esigenza di vivere un rapporto con la natura con piena adesione fisica e spiratuale.
LA PIOGGIA NEL PINETO
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia che cade
su la solitaria
verdura
con un crepitìo che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo vólto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L’accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo, e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode voce del mare.
Or s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pèsca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alvèoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.
Published: Mar 12, 2020
Latest Revision: Mar 12, 2020
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