Cesare

by Paolo Villari

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Cesare

  • Joined Apr 2019
  • Published Books 3

Introduzione

CésareGaio Giulio (lat. CIulius Caesar). – Generale romano, triunviro, dittatore (Roma 100/102 – ivi 44 a. C.). Nato da nobile famiglia romana, fu bandito da Silla; prestò servizio nelle province dell’Asia Minore tra l’81 e il 78, fu questore nel 70, edile nel 65, pontefice massimo nel 63, pretore in Spagna nel 62. A  Roma nel 60 a. C. costituì il primo triumvirato con Pompeo e Crasso. Console nel 59, conquistò la Gallia. Invitato dal Senato a deporre l’imperium/”>imperium, marciò contro Pompeo nel 49. Sconfitti gli avversari in Spagna, vinse anche la battaglia di Farsalo, in Tessaglia (48). Passato in Egitto, debellò i pompeiani in Africa a Tapso (46) e a Munda (45). Tornato a Roma, nominato dittatore, fu ucciso in una congiura il 15 marzo del 44 a. C. mentre si accingeva ad una spedizione militare in Oriente.

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Il primo Triumvirato fu siglato nel 60 a.C. da Cesare, Pompeo e Crasso.Il primo triumvirato non ebbe carattere ufficiale: fu un patto meramente politico con cui però i tre uomini politici si spartirono, di fatto, il governo di Roma. In particolare, il patto stabilì che Cesare rivestisse il consolato e quindi la carica di proconsole per 5 anni, nell’Illirico e, soprattutto, nelle Gallie, che Pompeo rimanesse a Roma, a controllare la città e a governare anche le province ispaniche, e Crasso avesse mano libera in Oriente. L’accordo fu pubblicamente rinnovato a Lucca, nel 56, ma andò in crisi di lì a poco, sia per la morte di Crasso (53) sia per i contrasti insorti tra Cesare e Pompeo.

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Cesare in Gallia

In Gallia intervenne subito contro gli Elvezi che minacciavano la provincia romana, vincendoli a Bibratte (58), e contro il principe germanico Ariovisto, che si era stabilito nella Gallia, costringendolo a ripassare il Reno. Nel 57 vinse i Nervi e sottomise il paese dei Belgi. Nel 56 sottomise i Veneti dell’Aremorica e mentre il suo luogotenente Publio Crasso, figlio del triunviro, occupava l’Aquitania, sconfisse i Morini e i Menapi, portando a termine l’occupazione del Belgio. Nel 55 disperse i Tenteri e gli Usipeti, e per compiere un’azione dimostrativa contro i loro alleati fece costruire un ponte sul Reno, attraversò il fiume, devastò il paese dei Sigambri e quello degli Ubi. Si volse quindi alla Britannia organizzando due spedizioni nel 55 e nel 54 ma trovò fiera resistenza. Tornato in Gallia, dovette fronteggiare le agitazioni organizzate specialmente da Ambiorige, capo degli Eburoni, e contro di lui dovette condurre una guerriglia sfibrante e sterile. La ribellione raggiunse il suo culmine nel 52, sotto la guida di Vercingetorige. C. prese Avarico, fallì davanti a Gergovia, ma dopo aver costretto Vercingetorige a rifugiarsi ad Alesia, ve lo assediò e mediante un’azione militare genialissima lo vinse e lo mandò prigioniero a Roma. Quindi, con azioni risolutive contro i popoli non ancora soggiogati, compì l’opera di conquista della Gallia.

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La guerra civile

Il triunvirato con Pompeo e Crasso, rinnovato nell’accordo di Lucca (56), si era sciolto con la morte di Crasso (53), e Pompeo, approfittando dell’assenza di C., era di fatto padrone di Roma. Quando C., alla fine della guerra gallica, pose la candidatura al consolato, Pompeo pretese che C. fosse presente a Roma dopo aver deposto l’imperium. C., che non voleva mettersi in tal modo alla mercé di Pompeo, si preparò al conflitto armato. Dichiarato nemico pubblico, varcò al Rubicone il confine dell’Italia (genn. 49), violando la legge che vietava la presenza in Italia di magistrati investiti di imperium provinciale. In sostanza, C. voleva avere sotto mano le sue fedeli legioni nell’atto di farsi deferire il consolato, mentre ciò non poteva essere consentito da Pompeo il quale, pur volendo primeggiare nello stato, teneva lontane nella Spagna le sue legioni e mirava così ad assicurarsi una specie di principato legale che molti oligarchici erano propensi ad accettare. Ma appunto per questo egli si trovò in Italia disarmato di fronte a C. Questi con una legione avanzò con tanta rapidità che Pompeo vide impossibile ogni resistenza e si ritirò in Grecia. Occupata Roma e l’Italia, C. conquistò l’alleata Marsiglia che, fedele al Senato, gli aveva rifiutato obbedienza, domò in Spagna le legioni di Pompeo comandate da Afranio e Petreio. Si volse quindi contro Pompeo che aveva organizzato in Oriente un esercito notevole, ma non agguerrito e omogeneo come quello di C.; non è quindi meraviglia se dopo alterne vicende C. riportò su Pompeo la decisiva vittoria di Farsalo (48); Pompeo fu poi assassinato in Egitto dove aveva cercato scampo.

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Dopo la guerra civile

Recatosi ad Alessandria, C. pose sul trono di Egitto Cleopatra, vinse Farnace II nel giro di 5 giorni (veni vidi vici) presso Zela (47). Lasciato in Italia magister equitum Marco Antonio, sbarcò in Africa dove i Pompeiani, alleatisi a Giuba I di Numidia, si mostravano minacciosi e nonostante l’inferiorità delle forze li vinse a Tapso (46): Labieno, ex cesariano, e i figli di Pompeo fuggirono in Spagna; i maggiori esponenti della fazione e Giuba perirono, Catone si diede la morte. A Munda (45) vinse Gneo Pompeo, figlio del Grande.

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Cesare dittatore

Padrone ormai dello stato, attese con eccezionale sagacia ed energia a riordinare la cosa pubblica e, soprattutto, a consolidare nello stesso tempo l’autorità centrale e le autonomie locali. Dopo la battaglia di Farsalo ebbe la dittatura a tempo indeterminato, il consolato per 5 anni, la potestà tribunizia a vita, per tre anni tenne la praefectura morum, dopo la vittoria di Munda ricevé dal Senato il titolo di imperator: questa somma di poteri civili e militari configurava il suo governo come una monarchia. Riordinò lo stato con una serie di leggi, completò a sua posta il Senato, dedusse colonie, distribuì terre ai suoi veterani, riformò il calendario, disegnò audaci progetti urbanistici in Roma. Desideroso di pacificare gli animi, amnistiò i nemici; adottò Ottavio, il futuro Augusto. Quali che fossero i suoi concetti definitivi intorno alle forme da dare al suo governo, certo è, e a nessuno sfuggiva, che egli intendeva conservare e trasmettere a un successore la pienezza dell’autorità che era nelle sue mani. E questo spiega il contrasto in cui si trovavano con lui tutti coloro, ed erano molti, che per motivi diversi rimanevano attaccati alla tradizione della libertà repubblicana.

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La morte

Formatasi una congiura di circa 60 senatori, capeggiati da Bruto e da Cassio, fu ucciso con 23 colpi di pugnale nella Curia Pompeia davanti alla statua di Pompeo alle idi di marzo del 44 a. C.

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