21 novembre 1917
Cara mamma ,
Come stai ?
Qui le condizioni di vita non sono delle migliori , sono proprio pessime.
C’è mancanza di igiene e di pulizia, dormiamo in delle tane sporchissime, occupate in gran parte da fucili, casse di munizioni e spazzatura.
Ci laviamo con l’acqua sporca di fango, c’è un freddo davvero insopportabile, il gelo entra nelle ossa e quasi quasi non riesco più a muovermi, mi sento le mani e i piedi paralizzati. L’unica cosa che mi rimane sei tu, vivo nella speranza di poter tornare tra le tue braccia.
In questi pochi attimi di tregua ne approfitto per scriverti una lettera.
I pensieri e i ricordi mi opprimono e non riesco a dormire, ma poi la stanchezza prevale su tutto il resto e crollo. È da più di 24 ore che non ingerisco niente ,una volta ogni tanto esco a bere un po’ d’acqua ancora sporca di fango. Sono molto triste la depressione mi rende prostrato.
La notte non si può neanche dormire perché dobbiamo approfittare delle poche ore di buio per mettere in pratica gli attacchi.Dobbiamo sgattaiolare come delle formiche fuori dalle tane, immersi nel solito frastuono dei colpi di fucile e delle granate che fanno paura a tutti.
Fortunatamente mi trovo seconda linea quindi sono più riparato ma il rischio di mortalità è comunque alto.
Tu stai bene? E Aurora? Ti chiedo solo un favore, non pensarmi troppo, perché questo è ormai il mio destino. Vedere esplodere i nostri compagni a pochi metri da noi è davvero scioccante, dire che è normale non è normale, stiamo soltanto cercando di aggrapparci alla vita, ma la morte è più vicina di quanto crediamo. Adesso posso solo sperare di sopravvivere, ma giunto a questo punto non so se sopravvivere sia la miglior cosa, Sarebbe bellissimo chiudere gli occhi e rimanere in un sonno profondo per sempre.
Semmai riuscirò a tornare prometto di non lamentarmi più e di lavorare con Maggiore impegno. Scusa se la lettera non è niente di che ma mi rimane davvero pochissimo tempo, salutami la mia amata Clara, e la mia piccola Beatrice, ricordale che il suo papà l’ama tanto e che sta combattendo per salvare la patria.
Baci Matteo
7 aprile 1916
Cara Giulia,
E’ da tanto che non ci sentiamo e mi manchi molto. Ho deciso di scriverti questa lettera per aggiornarti su questa orribile guerra. Viviamo letteralmente nel fango in delle trincee. Qui piove sempre, l’acqua viene giu’ a torrenti e sono tutto bagnato, non possiamo neanche muoverci. Beviamo e ci laviamo nel fango, mi mancano quelle giornate dove io e te sotto il sole portavamo la tua cagnolina Lilly a spasso. Qui il sole si vede raramente per le varie nubi dei gas e delle granate nell’aria e se succede ne approfittiamo subito per far asciugare i vestiti pieni d’acqua. Non penso riuscirò a sopravvivere molto a lungo, ormai le trincee sono diventate le nostre piccolissime case, ,se ci sporgiamo anche di pochi centimetri corriamo il rischio di essere colpiti dai cecchini nemici. Ogni giorno vedo morire sempre più gente anche compagni a cui ero affezionato, mi ci sono abituato, è come se fosse diventato un fatto quotidiano, quasi normale. Non ho più nessuno con cui parlare, sono morti quasi tutti compreso Giovanni….. Spero che la mia piccola Sofia stia bene, mi raccomando non farla preoccupare per me, è ancora piccola e potrebbe non capire. Non so nemmeno se riuscirò a vederti e non so quanti giorni mi restino. Per favore di’ ai miei genitori di questa lettera e fammi sapere se ci sono novità sulla gamba fratturata di mio padre.
Qui non ci sono nemmeno ospedali e le condizioni igieniche sono pessime, moltissimi sono morti con il piede da trincea, una malattia abbastanza grave. Dormiamo molto poco e sono sempre stanco, dobbiamo sorvegliarci a vicenda per i possibili attacchi durante la notte. Ancora non riesco a capire il vero motivo di questa guerra, perché devo uccidere una persona uguale a me che starà provando sicuramente le mie stesse emozioni? Solo perché qualcuno ha stabilito che è il mio nemico? Di giorno invece aspettiamo il momento giusto per attaccare, quando capita anche lunghe ore. Mi manca la vita in campagna, mandatemi delle lettere al più presto, Vi voglio bene,
Paolo
4 gennaio 1916
Cari genitori,
come state? Spero tutto bene. E Francesco come sta? Riferitegli che ovviamente mi ricordo che domani è il suo compleanno. Come vorrei essere con voi… ma sappiate che sono lì con il cuore, perché ogni momento che passo qui penso solamente a voi e a tutti gli altri famigliari. Parlando di me, non sto molto bene, non potete immaginare quanto stia soffrendo ogni giorno per quello che vedo e sento. La situazione qui è terribile, ogni giorno le granate spazzano via qualsiasi cosa. Vi ricordate quando da piccolo avevo paura dei fuochi d’artificio e dei rumori dei palloncini quando scoppiano? E li paragonavo a delle granate?
Ora dico solamente che vorrei risentire quei botti.
E adesso quando sento questi, che sono molto più forti, e non ci siete voi a consolarmi come quando ero più piccolo , mi viene mal di testa , e quando finisce tutto e la sera andiamo a dormire, piango nel sonno.
Molte volte non riesco a stare tranquillo neppure la notte, perché i soldati di prima e seconda linea, approfittandosene del buio e della nebbia, escono dalle trincee e attaccano con fucili potentissimi.
Le mie giornate sono tutte uguali, mi sveglio presto, prepariamo le armi e attacchiamo, e quando abbiamo la libertà possiamo mangiare.
Abbiamo pure dei turni, ovvero alternandoci una sera un gruppo sta sveglio a controllare mentre tutti gli altri dormono , e la sera seguente si fa viceversa.
Sono stanco di tutto quello che sta succedendo, ognuno di noi sa che non può tornare indietro e per questo vi prometto che non mi arrenderò e spero solamente di uscire da questo incubo.
Qua ho conosciuto tantissimi compagni, tra cui Alessio, con cui ho legato fin da subito, per me è diventato come un secondo fratello, perché quando avevamo quel poco tempo per parlare, ci siamo raccontati la nostra vita e abbiamo notato di avere molte cose in comune. Stavo pensando alle persone di altre trincee, alla fine sono esseri umani come noi. Per ora immagino quante famiglie come voi stiano in pensiero per noi ragazzi che siamo qua.
Però ditemi di voi, come stanno tutti lì ? E la nonna è uscita dall’ospedale?
Adesso a malincuore vi devo salutare, perché ci danno poco tempo per scrivere queste lettere, l’ultima cosa che vi dico è che mi mancate tantissimo.
Ci sentiamo presto, spero, un saluto e un abbraccio.
Vostro Martino
2 dicembre 1917
Cara Amanda,
Sono passati due anni da quando sono andato in guerra, in trincea la vita è difficile, si dorme sul fango e tutti attaccati come delle sardine inoltre ci sono molte malattie come la petecchiosi portata dalle pulci o il piede da trincea cioè: il piede diventa gonfio e rosso. Io sono nella prima linea è quindi è molto probabile che muoia prima. Io e i miei compagni, tra cui il sergente Daniel Forte che è il mio migliore amico, ogni giorno vediamo elmetti volare e corpi a brandelli. L’ altra notte non ho potuto dormire perché lo scoppio delle bombe mi faceva svegliare di continuo e mentre ero sveglio pensavo a te, a Nathan e agli anni passati in cui eravamo felici nella nostra casa. Ricordi quando andavamo in giardino a giocare a calcio con Nathan? Che bei momenti! L’ altro giorno mi hanno colpito al braccio e sono stato portato in ricovero per due giorni. Io non voglio combattere perché voglio la pace nel mondo. Dormo con coperte bagnate sotto il gelo invernale, io volevo continuare il mio lavoro in fabbrica. Ieri abbiamo attaccato di mattina con cannoni e altre armi il mio fucile è il Garant, non mi piace sparare però devo, altrimenti muoio. Le crocerossine sono molto gentili, ma quando mi hanno estratto il proiettile stavo gridando dal dolore ma dopo un po’ il dolore è cessato. Non abbiamo dove fare i bisogni, c’è una puzza tremenda, ci laviamo con acqua e fango e beviamo acqua con cloro che ha un sapore terribile, mangiamo minestra fredda e insapore. L’unico mio svago è fumare la pipa e vedere il medaglione con la nostra foto, e ripensando ai bei momenti passati insieme piango e prego di uscire vivo da questo inferno che mi tiene prigioniero. Ho raccontato di come ci siamo conosciuti al mio amico Daniel, e mentre raccontavo piangevo.
L’altro giorno abbiamo perso un soldato di nome Flavio Fortesi, è stato colpito in testa da un cecchino, abbiamo fatto il possibile per salvarlo ma non ci siamo riusciti perché il cuore non batteva più. Oggi il capitano ed io abbiamo spiegato lo schema d’ attacco ai nostri soldati. Stasera attaccheremo le truppe tedesche spero di non incontrare il mio amico Hans che è nelle fila del nemico. Prego ogni giorno di non trovarmelo davanti. Preferirei morire io che uccidere degli esseri umani, sono molto più fortunati i soldati della 2° linea.
Penso sempre che non è giusto combattere per volere degli altri. Questa sicuramente sarà l’ ultima lettera che ti scriverò, salutami Nathan e digli che il suo papà gli vuole bene
Tuo, Carlo
07/09/1915
Cara famiglia,
come state?
Finalmente ho avuto una pausa per scrivere questa lettera che spero di mandare al più presto.
Sto molto male, non riesco a muovermi e c’è una puzza terribile dappertutto.
Purtroppo sono capitato nella prima linea e quindi ho più probabilità di essere colpito da fucili o bombe.
Ogni giorno mi chiedo il perché di questo orrore, come penso tutta la gente che si trova attorno a me.
Le borracce d’acqua sono di legno e quindi la maggior parte delle volte non è del tutto potabile.
Le mie scarpe si stanno trasformando in mattoni, a causa del fango che si asciuga e si indurisce.
A questo punto non resta che aspettare la notte e sdraiarsi. Non riesco a respirare e tutti i giorni ho molta fame. Le poche volte che mi danno da mangiare è uno schifoso ma indispensabile brodo che si trasforma in gelatina. Ad ognuno di noi danno circa mezzo litro d’acqua come razione per l’intera giornata.
Il mio incubo è la mattina cioé il momento in cui mi sveglio e vedo al bordo della trincea i morti che si mescolano in un viluppo confuso.
Tra quei morti ieri c’era anche il mio migliore amico.
Vi ricordate quando veniva sempre a casa nostra per tenermi un po’ di compagnia e strapparmi un sorriso? Bene, ora non ho voi e neanche lui.
E’ morto in seguito alle orribili ferite causategli dalla granata che hanno tirato proprio accanto a lui.
Durante il giorno nessuno può muoversi.
In questo momento, mentre sto scrivendo questa lettera, sono coperto col telo da tenda, sono tutto dolorante e sono stanchissimo.
Durante il giorno penso ogni secondo ai momenti passati insieme sia quelli belli che quelli brutti.
Ieri è stato un giorno tremendo, non ho mai smesso di piangere e pioveva.
Ero nervoso come ora d’altronde. Mi facevo molte domande sul perché di questa guerra assurda.
In questo momento sto sentendo il rumore delle bombe e dei cecchini.
Mi sento così fragile e ho paura di morire.
Ecco un altro proiettile che arriva, lo scoppio è tremendo.
I cecchini aspettano con una selvaggia avidità di preda, dato che ormai sanno che qualcuno prima o poi si dovrà pur muovere.
Ecco il terzo proiettile che si dirige proprio verso me e i miei vicini.
Ho paura, ma ormai credo sia arrivato il mio momento.
Dopo qualche minuto vedo tutti i miei compagni che corrono e attaccano la linea nemica.
Non riesco a vedere niente a causa della polvere che mi entra negli occhi e nel naso.
Questa guerra è una follia. Sta morendo tantissima gente. A questo punto preferisco morire che assistere a questa orrenda scena.
Infatti credo sia giunto il mio momento.
Vi voglio tanto bene e vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per me.
Non so se ci rivedremo più o se vi arriverà questa lettera, ma sappiate che siete e sarete sempre nei miei pensieri.
A presto.
Il vostro Enrico
13 settembre 1915
Cara migliore amica,
Sono anch’io finito in guerra come soldato purtroppo e il luogo in cui ci fanno stare è un fossato stretto, sporco … una cosa orripilante.
Siamo tutti rannicchiati nel fango, nella sporcizia, nelle pozze d’acqua … perché piove molto.
Non mangio da quasi due giorni come si deve … ho molta fame … e il cibo come pasta o riso è sempre una colla e a volte non lo riesco a mangiare proprio … il pane sembra una di quelle pietre su cui dormo e la carne è paragonabile al filo spinato che avvolge le nostre trincee.
Ma io … mi accontento perché ho così tanta fame che non guardo nemmeno il sapore: il cibo quella volta tanto che lo vedo, mi sembra di tenere un tesoro in mano.
Ci mettono a dormire in tane luride, piene di terra, di fango, di escrementi, vermi, pidocchi e ti lascio immaginare. Oggi ci hanno fatto lavare col fango e con le pozze d’acqua: che puzza!! Stavo vomitando!!. L’acqua … non più di mezzo litro al giorno e schifosa con un sapore terribile perché fatta con disinfettanti. Però, me la godo perché se il cibo è tesoro l’acqua è diamante.
Sono incalcolabili, le volte in cui abbiamo preso pidocchi … almeno 100.000 volte!.
Non sono da dimenticare tutte le malattie che ho: difatti, mi sento debole, vomito spesso … ma ancora non so come … non sono in una lapide o meglio è come se lo fossi ma non sono deceduto veramente.
Prima dell’inferno avevo dei bellissimi capelli folti … ora non ne ho quasi più.
Sono magrissimo deformato … e inoltre, molti compagni sono morti di malaria o di peste.
I miei piedi sono gonfi … molto gonfi … le scarpe non entrano e cammino scalzo in mezzo al fango. Quando mi ferisco, mi curo da sola coi medikit che ci hanno fornito e nei casi più gravi ci sono gli ospedali da campo.
Come ho già detto ci sentiamo: deboli, malinconici, nostalgici della famiglia, persi, vuoti, tristi, scioccati,,, Io più che altro mi sento disperso, svuotato … insomma come un naufrago che aspetta il momento giusto per salvarsi.
Solo che io aspetto la fine … non ho più speranze mi sento soffocato in un vortice senza via d’uscita. E come sono perso io anche i miei compagni lo sono.
Ci fanno stare in prima linea e rischiamo di essere uccisi con più facilità: le granate scoppiano sempre velocemente e muoiono molti compagni.
I fucili che usano sono potenti creano buchi enormi e non c’è nulla da fare: si muore!.
Ci fanno combattere di notte: è buio, e le granate creano un fumo accecante.
Si deve stare davvero attenti : è molto pericoloso!.
Nella testa mi si creano molte domande: perché dobbiamo combattere contro chi non ci ha fatto niente? Perché non combatte chi ha scatenato la guerra? Perché devono fare soffrire le persone che non c’entrano niente? Perché tutte queste ingiustizie?.
Alla fine credo che un po’ tutti pensino le stesse cose qui in trincea.
Mi ricordo com’era bella la mia vita precedente: ero sempre radioso; solare; bello … ora sono tutto il contrario e soprattutto mi mancano tutti i momenti con te e con la mia famiglia, amica mia. Come stai adesso? Patisci la fame? Per favore quando vedrai la lettera rispondi.
Ti voglio tanto bene mi manchi
Il tuo amico Francesco
8 ottobre 1916
Cara famiglia,
vi scrivo questa lettera per dirvi che mi mancate tantissimo, voi come state? Mi rende molto triste il dirvi che questa potrebbe essere l’ultima lettera che vi scrivo perché in questo periodo i bombardamenti sono più frequenti e le speranze di sopravvivere si riducono. E’ quasi un anno che sono in guerra, ho visto cose insopportabili, compagni stesi a terra, i corpi ammassati e irriconoscibili da quelli dei nemici. Viviamo nella Trincea, praticamente sono dei fossati scavati nella terra, nel fango… Qui dentro c’è una puzza incredibile, l’aria è irrespirabile, qui regnano solo fame, sporcizia, polvere da sparo, sangue e il rumore incessante di colpi. Gli attacchi avvengono la sera aspettando che noi usciamo dalla Trincea .Alcuni dei miei compagni, fratelli, amici muoiono perché hanno ferite profonde, mancano del tutto servizi igienici e quando ci riprendiamo ci rimandano in guerra e moriamo o ritorniamo peggiorati. Sono molto sincero con voi, madre, mi confido con voi sempre in tutto e per questo volevo dirvi che sono molto stanco di continuare questo rapporto continuo con la guerra, stando con l’ansia che da un momento all’altro o da un giorno all’altro potremmo morire ma io sono forte e combatto per la mia terra. Non mangio da più di un giorno, mi mancano quei cibi deliziosi che mi preparavi e la domenica sembrava un giorno di festa, dolci, pietanze di tutti i generi preparati dalle tue manine, cara mamma, tutti riuniti in famiglia a divertirci, mangiando e giocando poi arrivava la sera e noi eravamo stanchi morti. Sento la tua mancanza,quella di papà ma soprattutto quella delle sorelline. Sono molto malinconico, mi sento solo, temo la morte, ho paura di non rivedervi più…Qui piove spesso, fra poco arriverà l’inverno e la neve ,siamo tutti qui vicini vicini per cercare di riscardarci, per tenerci compagnia e per darci sostegno. Sai madre, ci sono sere in cui mi addormento con la tua foto in mano, la tengo stretta perché con quella foto mi sento più allegro, vorrei tanto rivedervi, abbracciarvi, gridare per la gioia…Alcune sere non dormo, sono tormentato dai dolori. Leggo le vostre lettere quando arrivano e non mi basta leggerle una volta. Tutto il giorno prego Dio di salvarci da questa guerra ma le mie preghiere come quelle di milioni di soldati non vengono ascoltate e la giornata ricomincia uguale a quella di ieri. Vi mando un abbraccio e spero, nonostante tutto di rivedervi presto.
Il vostro David
PS:Penso che tutto questo sia una follia e che certe volte mi chiedo se non sarebbe meglio morire anzichè vivere in queste condizioni.
8 ottobre 1916
Cara famiglia,
vi scrivo questa lettera per dirvi che mi mancate tantissimo, voi come state? Mi rende molto triste il dirvi che questa potrebbe essere l’ultima lettera che vi scrivo perché in questo periodo i bombardamenti sono più frequenti e le speranze di sopravvivere si riducono. E’ quasi un anno che sono in guerra, ho visto cose insopportabili, compagni stesi a terra, i corpi ammassati e irriconoscibili da quelli dei nemici. Viviamo nella Trincea, praticamente sono dei fossati scavati nella terra, nel fango… Qui dentro c’è una puzza incredibile, l’aria è irrespirabile, qui regnano solo fame, sporcizia, polvere da sparo, sangue e il rumore incessante di colpi. Gli attacchi avvengono la sera aspettando che noi usciamo dalla Trincea .Alcuni dei miei compagni, fratelli, amici muoiono perché hanno ferite profonde, mancano del tutto servizi igienici e quando ci riprendiamo ci rimandano in guerra e moriamo o ritorniamo peggiorati. Sono molto sincero con voi, madre, mi confido con voi sempre in tutto e per questo volevo dirvi che sono molto stanco di continuare questo rapporto continuo con la guerra, stando con l’ansia che da un momento all’altro o da un giorno all’altro potremmo morire ma io sono forte e combatto per la mia terra. Non mangio da più di un giorno, mi mancano quei cibi deliziosi che mi preparavi e la domenica sembrava un giorno di festa, dolci, pietanze di tutti i generi preparati dalle tue manine, cara mamma, tutti riuniti in famiglia a divertirci, mangiando e giocando poi arrivava la sera e noi eravamo stanchi morti. Sento la tua mancanza,quella di papà ma soprattutto quella delle sorelline. Sono molto malinconico, mi sento solo, temo la morte, ho paura di non rivedervi più…Qui piove spesso, fra poco arriverà l’inverno e la neve ,siamo tutti qui vicini vicini per cercare di riscardarci, per tenerci compagnia e per darci sostegno. Sai madre, ci sono sere in cui mi addormento con la tua foto in mano, la tengo stretta perché con quella foto mi sento più allegro, vorrei tanto rivedervi, abbracciarvi, gridare per la gioia…Alcune sere non dormo, sono tormentato dai dolori. Leggo le vostre lettere quando arrivano e non mi basta leggerle una volta. Tutto il giorno prego Dio di salvarci da questa guerra ma le mie preghiere come quelle di milioni di soldati non vengono ascoltate e la giornata ricomincia uguale a quella di ieri. Vi mando un abbraccio e spero, nonostante tutto di rivedervi presto.
Il vostro David
PS:Penso che tutto questo sia una follia e che certe volte mi chiedo se sarebbe meglio morire anzichè vivere in queste condizioni.
12 agosto 1916
Cari genitori,
vi scrivo questa lettera per raccontavi alcuni fatti molto spiacevoli che sono accaduti.
Il primo è che da quando mi hanno spostato in prima linea sono accadute delle cose terribili come per esempio come per esempio la morte del nostro vicino di casa, lui mi ha salvato da una morte certa perché si era messo davanti a me per evitare che un proiettile mi colpisse ma anche che il mio amico Flavio è morto dilaniato da una granata. Invece io ho avuto dei problemi con il piede, questo problema è una malattia chiamata “piede da trincea “che avviene a causa del fango che appesantisce le calzature. Qui si vive molto male perché abbiamo poche munizioni, poco cibo.
Ma vi vorrei raccontare come dormo , qui si riposa nel fango senza nemmeno una branda, tutti ammassati in una piccola tana, stesi per terra.Ma stando in trincea abbiamo sviluppato un super potere cioè quello di non dormire la notte e stare in allerta per eventuali attacchi. Però dopo la morte del mio migliore amico mi sono sentito solo, ma per fortuna riesco a dimenticare questi avvenimenti perché ripenso a voi e la speranza di rivedervi mi dà forza.
Spero che riceviate questa mia lettera. Vi abbraccio con tutte le mie forze.
Jacopo
23 dicembre 1916
Cari genitori,
qui la vita in trincea è orrenda, per giunta mi trovo in prima linea dove i cadaveri si ammassano a vista d’occhio, la notte è pure peggio, il freddo ci penetra nelle ossa e chi ha più coperte non vuole condividerle. La guerra ci rende tutti aridi ed egoisti. Quando piove, il fango ci arriva alle ginocchia, gli spostamenti diventano più faticosi. E un’altra cosa orrenda è la vista dei propri compagni morire, io non posso più tollerare tutto questo. Ogni giorno ho sempre la speranza che tutto questo inferno finisca, mi sento oppresso e malinconico. Ogni giorno mi sveglio sempre presto, per gli spari di commemorazione dei caduti. In casi eccezionali il Tenente Marco mandava in combattimento i soldati alle prima luci del mattino, ma più frequentemente gli attacchi si svolgono di notte, dove le luci dei bengala risaltavano stordenti e ognuno correva tentando di raggiungere le linee nemiche venendo fatti a pezzi dalle esplosioni , si innalzava un nuvolone denso di fanghi, erba e sangue di chi moriva crivellato dalle mitragliatrici nemiche o dilaniato da qualche granata.Ti posso dire solo una cosa: com’è possibile che dove mi trovo sia un inferno? Alcuni miei compagni sopravvissuti per poco alle esplosioni vengono portati a medicare.Qui è l’inferno in terra… Spero al più presto di poter tornare al mio lavoro da fabbro e di dimenticare tutto questo orrore.
Dal vostro caro Stefano
18 luglio 1917
Cara Harleen,
mi hanno concesso questa piccola pausa, dato che ho spiegato che è il tuo compleanno, per favore, non sprecare questo giorno di crescita piangendo, sappi che tornerò, te lo prometto, così potremo crescere il nostro bellissimo bambino, lui come sta?
Qua piove di continuo e così si crea il fango, quindi ci dobbiamo lavare con esso. Nei tunnel che scaviamo sottoterra non c’è altro che insetti difatti sono stato morso ad una gamba da uno scorpione, mi hanno urgentemente curato le crocerossine, qui, nella nostra infermeria da campo.
Sono posto in 2° linea, insieme ai miei colleghi, che, pian piano, stanno morendo tutti.
Sono sopravvissuti in pochi, alcuni muoiono per le granate, altri per colpa della malattia al piede, causata dalle scarpe strette.
Ricordi il nostro primo viaggio a Londra? Ricordo ancora il momento in cui, eravamo nella ruota panoramica, sull’orlo del tramonto e ti ho chiesto di sposarmi, diventando, quindi, i signori Wang.
Quasi tutti pensavano che fosse una guerra veloce, ma ormai sono passati più di 2 anni e mezzo. Stando attaccati si diffondono molte malattie e molti muoiono anche per questo.
Se non dovessi tornare, cosa che non spero, vai avanti, tu e Peter, fallo per me.
Com’è la vita da voi? E, soprattutto, tu come stai?
Io sono sempre più preoccupato per te e per questa guerra, se finirà.
Ancora non mi spiego come sia potuto iniziare questo conflitto e degenerare in questo modo.
Di solito attacchiamo di notte, contro gli Austriaci, ma rabbrividisco appena sento i cecchini, tanto da stringere gli occhi e coprire le orecchie con le mani; preferirei morire piuttosto che vivere ancora in queste condizioni, mia cara Harleen.
Mi chiedo sempre come potreste stare tu e il bambino senza di me, e ora sta proprio succedendo; quanto può essere crudele il destino, non trovi?
Spero che potrò risponderti nella prossima lettera mia amata, sappi che ti amo, e auguri per il tuo 25° compleanno.
Tuo, Michael.
P.S. : salutami il piccolo Peter.
UNA LETTERA DALLA TRINCEA
10 dicembre 1917
Cara famiglia,
spero che voi stiate bene, sicuramente meglio di me. Qui è difficile, la puzza nelle trincee è sempre più insopportabile, a causa del fango, insetti, i topi e le pulci.
L’ acqua è imbevibile ed anche poca e in più nascono malattie, spesso infettive, a causa della scarsa igiene. Qui sopravvivere è quasi impossibile, i miei compagni ed io siamo sempre più impauriti….. e siamo sempre di meno. Sono molti gli studenti qui, nessuno di loro fino a qualche mese fa pensava di uccidere o vedere uccidere della gente. Sono nella trincea di prima linea, la più esposta, e purtroppo, mio malgrado, ho ucciso uomini. La paura che ho quando fanno esplodere le trincee, è talmente tanta, che si potrebbe benissimo tagliare col coltello. Ho paura, paura di morire, sono arrabbiato, triste, stanco e dolorante. Vorrei tornare a casa, vorrei dormire la notte senza la paura di poter morire all’istante. Ogni giorno ci sono attacchi, io sono stato ferito al braccio sinistro e per poco mi colpivano in testa, però io sono stato fortunato, alcuni miei compagni sono morti al primo colpo, altri invece sono stati colpiti in più parti, soffrendo molto di più. Avrei preferito morire, piuttosto che vivere un giorno in più in questo inferno. La crocerossina, mi ha aiutato molto, ma ho dovuto continuare comunque a combattere. Ho fatto anche i turni di notte, da un secondo all’altro avrebbero potuto attaccare. Questa guerra è una pura follia, non si salverà nessuno o soltanto in pochi. Non si può stare mai tranquilli, nemmeno la notte, perché le altre linee attaccano. Mi continuo a ripetere che non mi devo arrendere anche se ho realmente capito che non posso farcela. Vorrei tornare da voi, mi mancate….. Mi ricordo della mia prima marachella e tu mamma mi hai rimproverato, ma non riuscivi a tenermi il broncio, e finiva sempre che mi coccolavi e mi abbracciavi, e io in quell’abbraccio mi sentivo amato e protetto. Ho conosciuto molti ragazzi tra cui Martino, un ragazzo semplice ma molto impaurito, proprio come me. Ci siamo raccontati e mi sono accorto che abbiamo molte cose in comune, è diventato un mio grande amico, non voglio perderlo.
Mi hanno chiamato, è scaduto il tempo di “pausa” che avevamo. Purtroppo con mio grande dispiacere devo salutarvi, vi voglio un mondo di bene, un grande abbraccio. Pregate per me e per tutti noi.
Il vostro Alessio.
Cari genitori,
Come state? E’ da tanto che non vi sento, qua la vita in trincea è una vera schifezza, ogni giorno si sentono colpi di fucili, poi si respira un tanfo insopportabile di cadaveri, davanti i miei occhi muoiono i miei compagni pian piano e quando dormiamo sentiamo sempre colpi di mortaio e ci dobbiamo svegliare presto.
Tutti noi abbiamo la paura di essere colpiti da un momento all’altro da un cecchino oppure da una mitragliatrice, ieri è morto il mio compagno Alessandro, è stato un episodio terribile! E’ saltato in aria con altri 4 dei miei compagni, ogni giorno le infermiere della crocerossa vengono coinvolte per le stesse epidemie, come ad esempio i morsi di ratti che entrano ed escono dai buchi.
Quando piove siamo rannicchiati nel fango, tutti per coprirci ci ripariamo con l’unica cosa che abbiamo cioè la tenda, mi sento dolorante, bagnato e stanco, sempre immerso in quel fango umido.
Questa guerra è proprio crudele ogni giorno muoiono persone a una a una e la crudeltà che hanno i nemici di ammazzare ogni singolo uomo è impossibile da spiegare. Vorrei ritornare al mio vecchio lavoro, mi piaceva stare davanti il bancone a fare caffè, rimpiangerò tutte le cose che non ho potuto fare, fammi sapere se Giorgio sta bene, il mio capo, anzi più di un capo è stato un amico! Mi ha mandato un po’ da mangiare, perché qui si mangia solo un brodo che fa pietà e il pane che è di tre giorni fa .
Gli attacchi che facciamo sono troppo spaventosi, dai quei buchi usciamo come formiche e ci sparano a mai finire, spero che questa guerra finirà ben presto
A questa punto della lettera vi vorrei dire che mi mancate tanto, vorrei rifare le nostre passeggiate, vorrei giocare di nuovo con il mio amico a calcio, e ho un ultimo sogno che vorrei avverare, riabbracciarvi, te e papà per l’ultima volta
Cari saluti da Piero
Ciao Marie, come stai?
Sono io, Michael.
Oggi ci hanno dato una pausa e il permesso di scrivere e leggere lettere e infatti, ho appena finito di leggere la tua lettera, manchi tantissimo anche a me, spero di poter tornare a casa al più presto, mi mancate tutti.
Ah, a proposito, come sta mio fratello adesso? Nella tua ultima lettera mi hai scritto che ha la febbre da una settimana e per questo per ora non va a scuola.
Spero che la guerra finisca prima che compia diciotto anni, perché per ora che ne ha sedici non può andare in guerra, ma, appena ne compirà diciotto sarà obbligato a farlo, io che ne ho ventidue sono stato più sfortunato e infatti ora sono in Austria a combattere. Si, hai sentito bene, sono stato trasferito in Austria adesso, perché in Germani per ora stiamo avendo noi la meglio su di loro mentre qui la situazione è critica.
Ma la vita in trincea è la stessa di sempre: un inferno.
Dormiamo a terra, in mezzo a topi,, zecche e tantissimi altri insetti, in mezzo al fango, all’acqua sporca, in mezzo agli escrementi, armi, munizioni e granate, perlopiù tutti vicini agli altri, quindi le malattie sono all’ordine del giorno, anche le peggiori, tutti quanti siamo coperti solo da un telo da tenda, si muore dal freddo, ancora abbiamo i vestiti estivi addosso e scarponi troppo pesanti, il fango si attacca alle nostre suole, impedendoci di camminare bene, molti hanno preso una specie di malattia chiamata ‘’piede da trincea’’, hanno tutti i piedi gonfi ed è impossibile camminare per loro.
Qua in trincea in questo periodo si stanno diffondendo molte malattie come la petecchiosi.
L’acqua è molto scarsa, ognuno di noi ha a disposizione massimo mezzo litro d’acqua per ognuno, dal colore e dal sapore sembra fango. Il vero nemico qui però non sono gli austriaci, ma le malattie, il freddo, gli insetti, i topi…Molti stanno morendo per via di queste cose, io non sono tra questi.
Altri muoiono perché non riescono a muoversi per la paura, alcuni di loro erano stati portati all’ospedale, ma i generali credevano che fingessero e li fecero tornare a lottare, e… La fine che fanno è quella che ti ho scritto prima.
In questi giorni anche io sono scioccato e molto triste, a malapena riesco a dormire, i motivi sono diversi tra cui l’orribile avvenimento di due giorni fa…
Ti ricordi di Ryan? Il mio amico, il ragazzo di diciotto anni? Sai che anche lui è stato reclutato qualche mese fa, vero?
Lui è stato più sfortunato di me, era nella trincea di prima linea, era lui a stare davanti, lì è più facile essere colpiti, bombardati, uccisi… E questo è quello che è successo a lui.
E’ stato ferito gravemente durante uno degli attacchi, le crocerossine hanno fatto di tutto per salvarlo ma questo non ha cambiato nulla… Non è più lo stesso senza il mio amico, anzi, migliore amico…
Io come ho già detto sono stato più fortunato di lui perché sono nella trincea di seconda linea, quindi spararmi è più difficile e le persone davanti mi fanno da scudo.
Gli attacchi in questo periodo sono sempre più pericolosi e sanguinosi, molte armi nuove sono state create e usate, alcune di esse si chiamano cannoni, carri armati e gas asfissianti, questi ultimi sono i più terribili, non ti fanno né vedere per il fumo né respirare, quindi muori, ci hanno fornito di strane maschere che dobbiamo indossare in caso di attacchi.
Adesso devo andare, il mio tempo di pausa sta per finire, non vedo l’ora di ritornare a casa e riabbracciarti, non ne posso più di tutte queste guerre, voglio solo ritornare da te e dalla mia famiglia.
Oggi mentre parlavo con uno dei soldati mi ha raccontato della sua vita, mi ha raccontato di tutti i suoi ricordi d’infanzia e quando mi ha parlato delle sue camminate in riva al fiume mi sono subito ricordato di te, di noi e delle nostre passeggiate e ti prometto che quando ritornerò, se ritornerò, passeremo intere giornate assieme.
Ti prometto che cercherò di fare di tutto per tornare da te.
Salutami la mia famiglia e dai a tutti un grandissimo abbraccio da parte mia, purtroppo non posso mandare una lettera perché posso scrivere solo ad una persona.
Se non tornerò digli che gli voglio bene e mi mancano.
Buona fortuna per tutto, Marie.
Michael
Published: Feb 22, 2020
Latest Revision: Feb 22, 2020
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