Francesco, nato nel 1182, era il figlio di un ricco mercante, ma non intendeva maneggiare stoffe in uno stanzone polveroso e pensare solo al guadagno. Le sue ambizioni erano diventare un cavaliere, dimostrare il suo valore in battaglia e sposare una giovane nobile. Ma qualcosa accadde nel suo animo: una crisi religiosa lo portò alla conversione e, in seguito, alla decisione di vendere tutto e distribuire il ricavato ai poveri. La Chiesa, nella sua storia plurisecolare, aveva sempre aiutato i poveri, senza abbandonare però privilegi e ricchezze. Francesco volle farsi povero egli stesso e volle che da poveri vivessero i suoi compagni: essi dormivano dove capitava, si vestivano con stoffe povere e rattoppate e camminavano a piedi nudi d’estate e d’inverno. In segno di umiltà decisero di chiamarsi frati minori. Francesco servì per molti anni insieme ai suoi compagni nei lebbrosari, assistendo in condizioni difficilissime gli infermi pieni di piaghe. Proibì ai compagni di chiedere denaro in elemosina, perché così facendo ‒ diceva ‒ si rubava la parte che spettava ai poveri. Tutti i frati dovevano mantenersi lavorando con le proprie mani, aiutando i contadini nei campi, oppure accettando qualsiasi lavoro, purché onesto. In cambio potevano accettare soltanto un po’ di cibo.
Francesco, che aveva un fratello di nome Angelo nacque nel 1182
da Pietro di Bernardone e, secondo testimonianze molto tardive, dalla nobile provenzale Madonna Pica
, in una famiglia della borghesia emergente della città di Assisi che, grazie all’attività di commercio di stoffe, aveva raggiunto ricchezza e benessere. Sua madre lo fece battezzare con il nome di Giovanni (dal nome di Giovanni Battista) nella chiesa costruita in onore del patrono della città, il vescovo e martire Rufino, cattedrale dal 1036. Tuttavia il padre decise di cambiargli il nome in Francesco, insolito per quel tempo, in onore della Francia che aveva fatto la sua fortuna.
Assisi è conosciuta per essere la città in cui nacquero, vissero e morirono san Francesco, patrono d’Italia, e santa Chiara.Francesco era morto nella Porziuncola, una piccola chiesetta, ma i suoi fratelli lo portarono subito a San Damiano e poi da lì alla Chiesetta di S. Giorgio, dentro le mura di Assisi e vicino alla casa paterna. In quella chiesetta il 16 luglio 1228 Gregorio IX proclamò santo il frate di Assisi la santità e il giorno dopo andò sul colle, insieme a Frate Elia, a posare la prima pietra della futura Basilica di San Francesco. Il 25 maggio 1230, meno di 4 anni dalla morte del Santo, la basilica era pronta. Vista da lontano sembra una roccaforte unica ma è in realtà composta da due chiese sovrapposte: la Basilica inferiore e quella superiore e una cripta con la tomba del Santo. Nelle due chiese è stata scritta la storia dell’arte italiana: ci hanno lavorato Cimabue, Giotto, i Lorenzetti, Simone Martini. Tra le tante opere sono da ricordare: il ciclo completo delle Storie di San Martino dipinto da Simone Martini; la Cappella della Maddalena da Giotto; nel transetto c’è un affresco di Cimabue e otto Storie dell’infanzia di Cristo dipinte da Giotto. Nella chiesa superiore, ci sono i famosissimi affreschi di Giotto che illustrano, in 28 quadri, la vita di San Francesco e altre opere di Cimabue. Nella Inferiore c’è la Cripta con i resti di San Francesco. Semplice, scavata nel muro e circolare come il Santo Sepolcro, c’è l’urna di pietra rinchiusa da sbarre in due griglie di ferro nella quale fu trovato il corpo del santo. Sopra la tomba brucia una lampada con l’olio offerto ogni anno da una regione italiana diversa.
Published: Feb 4, 2020
Latest Revision: Feb 18, 2020
Ourboox Unique Identifier: OB-727023
Copyright © 2020