COSA SONO?
In geofisica, i terremoti (dal latino: terrae motus, che vuol dire “movimento della terra”), detti anche sismi o scosse telluriche (dal latino Tellus, dea romana della Terra), sono vibrazioni o assestamenti improvvisi della crosta terrestre.
Le vibrazioni non sono altro che il rilascio dell’energia elastica accumulata durante la deformazione che si libera improvvisamente provocando il terremoto.
Tali movimenti sono provocati dai moti convettivi nel mantello, che causano non solo i terremoti ma anche i fenomeni vulcanici
DOVE SI ORIGINANO?
Durante un terremoto la liberazione di energia avviene in una zona interna della Terra detta ipocentro, tipicamente localizzato al di sopra di fratture preesistenti della crosta dette faglie; a partire dall’ipocentro il movimento si propaga attraverso “onde sismiche” in tutte le direzioni dall’ipocentro, dando vita al fenomeno osservato in superficie. Il luogo della superficie terrestre posto sulla verticale dell’ipocentro si chiama epicentro ed è generalmente quello più interessato dal fenomeno.
LE FAGLIE
Sono fratture della crosta terrestre nelle quali si accumula lo stress meccanico indotto dai movimenti tettonici.
Esistono diversi tipi di faglie suddivise a seconda del movimento relativo delle due parti interessate.
L’intensità di un sisma dipende dalla quantità di energia accumulata nel punto di rottura che dipende a sua volta in generale dal tipo di rocce coinvolte, dal tipo di sollecitazione o stress interno e dal tipo di faglia.
LE ONDE SISMICHE
1) ONDE P: onde di compressione o longitudinali
Le onde longitudinali fanno oscillare le particelle della roccia nella stessa direzione di propagazione dell’onda. Esse generano quindi “compressioni” e “rarefazioni” successive in cui si propagano. Poiché le onde P si propagano più rapidamente, sono anche le prime (P = Primarie) a raggiungere la superficie. Queste onde sismiche attraversano longitudinalmente tutti i tipi di materia: solidi, liquidi e gas.
2) ONDE S: onde trasversali
Le onde S, ovvero onde “seconde”, si propagano solo nei solidi perpendicolarmente alla loro direzione di propagazione (onde di taglio).
Esse sono più lente delle onde P e quindi giungono più tardi in superficie.
2) ONDE L: onde superficiali o lunghe
Le onde superficiali, a differenza di ciò che si potrebbe pensare, non si manifestano nell’epicentro, ma solo ad una certa distanza da questo. Tali onde sono il frutto del combinarsi delle onde P e delle onde S, e sono perciò molto complesse. Le onde superficiali sono quelle che provocano i maggiori danni.
Le onde di Love, dette anche onde L, muovono invece le particelle trasversalmente alla direzione di propagazione (come le onde S), ma solo sul piano orizzontale.
Tutte le onde sismiche si attenuano con la distanza in funzione delle caratteristiche del mezzo di propagazione.
REGISTRAZIONE DI UN TERREMOTO
La registrazione di un terremoto avviene attraverso un sismografo. Guarda come funziona e prova a descriverlo.
L’elaborazione incrociata dei dati di più sismografi sparsi su un territorio ad una certa distanza dal sisma consente di stimare in maniera abbastanza accurata l’epicentro, l’ipocentro e l’intensità del sisma.
INTENSITA’ DI UN TERREMOTO
Può essere valutata attraverso le cosiddette scale sismiche, principalmente la Scala Richter, la Scala Mercalli.
1) SCALA MERCALLI
E’ una scala di valutazione dell’intensità di un terremoto eseguita osservando gli effetti che esso produce sulla superficie terrestre, su persone, cose e manufatti. Questa valutazione non richiede l’utilizzo di strumenti di misurazione e per la sua caratteristica descrittiva può essere applicata anche alla classificazione di terremoti avvenuti in tempi storici, di cui sia rimasta una descrizione scritta. I valori di questa scala sono scritti con numeri romani e vanno da I a XII.
2) SCALA RICHTER
Misura la MAGNITUDO, una grandezza che esprime l’energia misurata dal sisma.
La scala di magnitudo fu introdotta nel 1935 dal sismologo Charles Richter.
Essa stabilisce il livello 0 per vibrazioni che producono onde di ampiezza inferiore 0,001 mm su un sismografo posto a 100 km.
Questa scala è una “scala aperta”, in quanto non prevede un valore massimo.
DISTRIBUZIONE DEI TERREMOTI IN ITALIA
Guardando la mappa dei terremoti italiani dall’anno 1000 al 2006, è facile notare che i terremoti spesso avvengono in zone già colpite in passato. Gli eventi storici più forti si sono verificati in Sicilia, nelle Alpi orientali e lungo gli Appennini centro-meridionali, dall’Abruzzo alla Calabria. Ma ci sono stati terremoti importanti anche nell’Appennino centro-settentrionale e nel Gargano.
I terremoti recenti:
Guardando la mappa degli ultimi 30 anni (1985-2014) di sismicità si nota che i terremoti recenti sono localizzati in aree distribuite principalmente lungo la fascia al di sotto degli Appennini, dell’arco Calabro e delle Alpi.
Sul sito dell’ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA E VULCANOLOGIA (INGV) TROVI INFORMAZIONI IN TEMPO REALE
DISTRIBUZIONE DEI TERREMOTI NEL MONDO
Una constatazione che risulta evidente dall’osservazione della distribuzione a scala planetaria dei terremoti è che essi non avvengono con la stessa frequenza su tutta la Terra, ma sono concentrati in alcune aree ben definite da un punto di vista geologico.
a) segue perfettamente l’andamento delle varie dorsali oceaniche;
b) delinea i margini dell’intero oceano Pacifico e dell’oceano Indiano orientale;
c) si addentra nelle masse continentali
I MAREMOTI
Il maremoto (composto di mare e moto, sul modello di terremoto) è un moto ondoso anomalo del mare, originato da un terremoto sottomarino o prossimo alla costa. Prende anche il nome di tsunami (onda del porto)
Di solito l’onda di un maremoto rimane poco intensa e poco visibile in mare aperto e concentra la sua forza in prossimità della costa quando l’onda, a causa del fondale meno profondo, si solleva e si riversa nell’entroterra.
PREVISIONE DEI TERREMOTI
Alcuni terremoti, specialmente i più forti, sono anche accompagnati, preceduti o seguiti da fenomeni naturali insoliti detti precursori sismici come: lampi o bagliori; variazioni improvvise del campo magnetico, elettrico o della radioattività locale; interferenze nelle comunicazioni radio; nervosismo degli animali; variazione del livello delle falde o delle acque costiere; attività vulcanica.
Tutte queste manifestazioni non costituiscono di fatto misure effettivamente riconosciute e adottate sul fronte della previsione.
Allo stadio attuale della ricerca sismologica i risultati più concreti per la previsione dei terremoti si hanno per via statistica nel lungo periodo ovvero consultando mappe di pericolosità che tengono conto dei tempi di ritorno di un sisma in un dato territorio, cioè calcolandone la probabilità di occorrenza. Tuttavia l’intervallo di tempo in cui si ritiene probabile il verificarsi di un sisma è piuttosto esteso, anche decine di anni, rendendo vano ogni tentativo ragionevole di prevenzione che renda efficace l’evacuazione delle popolazioni.
PREVENZIONE DEI DANNI DI UN TERREMOTO
La pericolosità di un terremoto dipende da diversi fattori:
– come è stato costruito un edificio
In Italia la legge prevede che, nelle zone sismiche, le nuove costruzioni siano realizzate con criteri antisismici, che ne impediscano il crollo.
Per gli edifici già esistenti sono previsti interventi di miglioramento e rinforzo delle strutture.
– quante persone vivono in una determinata zona
– quanto la popolazione si è preparata all’evento
EVACUARE LA SCUOLA!
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Published: May 13, 2019
Latest Revision: May 13, 2019
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