Ma cos’ quell’esplosione di colori che si innalza dal mare annunciando la fine della tempesta?
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Cos’ è quel ponte di spruzzi e gocce multicolori?
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No, non è un arcobaleno, ma ci siete andati vicini: è semplicemente la scia di un tuffo … un enorme tuffo!
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È una balena che gioca felice per il ritorno del sereno.
Ma una balena chi? Ma una balena cosa? Un po’ di pazienza e partiamo dall’inizio.
Allora …
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… C’era una volta …
Iride, così si chiamava una balena molto particolare, anzi un’ arcobalena. Aveva sulla schiena sette striature, una per ogni colore dell’arcobaleno. Era bella ed elegante, e piacevole era anche il suo carattere, aperto e generoso.
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Purtroppo a tanta bellezza e simpatia corrispondeva una voce gracchiante e stonata. Ne sapevano qualcosa i suoi amici, costretti ad ascoltare i tristi lamenti di Iride.
E sì, perché da un po’ di tempo l’arcobalena sentiva una profonda malinconia.
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Il motivo era questo: sentiva tanto la mancanza di un compagno col quale mettere su famiglia e … avere tanti arcobalenini. Naturale, no?
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Così un bel mattino finalmente si decise, prese coraggio e partì. Salutò cantando i suoi amici, che le dissero come augurio: – In bocca al lupo di mare!
Erano tristi per la sua partenza, ma contenti per le loro orecchie …
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Partì dunque per i sette mari, accompagnata dai suoi sette colori e da quelle sette note che la sua voce aspra continuamente storpiava.
Avrebbe trovato ciò che cercava?
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Il suo viaggio era appena iniziato, quando incontrò un minuscolo, dolce pesciolino, bianco come la panna.
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– Ciao, come ti chiami? – chiese Iride.
Lui sorrise impacciato ed arrossì.
– Perché arrossisci? – fece lei.
Lui diventò ancora più rosso. Era così piccolo che lo sbattere delle ciglia di lei lo sbalottava avanti e indietro.
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– Bhè, sai, è che sono molto timido- sussurrò lui. – Tutte le volte questo guaio! Qualcuno mi rivolge gentilmente la parola ed io … puf! di colpo divento tutto rosso.
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Mentre lo ascoltava. Iride si rendeva conto di quanto fosse piccolo rispetto a lei, così grande! Come un’isola e un sassolino. No, non sarebbero mai andati bene insieme.
Come fu come non fu, che successe, come andò, salutando gli sorrise e un colore gli regalò.
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Che colore? Ma il rosso vivo, naturalmente! Adesso che era tutto scarlatto, nessuno si sarebbe più accorto di niente, quando arrossiva! E così, con meno imbarazzo e più sicurezza, sarebbe anche diventato meno timido.
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L’ arcobalena salutò il piccolo e se ne andò. Sentiva una sensazione strana, come una specie di formicolio in fondo alla gola. Anche il pesciolino rosso la salutò, ben felice del dono ricevuto ma … tappandosi le orecchie.
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Iride nuotò tutto il giorno, e tutto il giorno cantò.
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Poi, sentendosi stanca, decise di galleggiare un po’ sul pelo dell’ acqua.
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All’improvviso ebbe uno strano presentimento: alzò gli occhi e lo vide. Era enorme e splendente, e giganteggiava sopra di lei. Era il sole che stava tramontando. Tranquillamente appoggiato alla linea dell’orizzonte, sembrava affacciato da un’immensa finestra.
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– Salve! Finalmente qualcuno con cui scambiare due parole!- disse con voce calda e tonante. – Sai, la mia è una vitaccia! Comincio presto la mattina, poi di giorno sempre lassù in cima, lontano da tutti, finché verso sera mi appoggio stanco al mare.
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Ma, così luminoso come sono, è difficile che qualcuno si avvicini. Voi, poi, andate tutti a dormire tranquilli, mentre io ricomincio il giro dall’altra parte del mondo. E anche di lá, sempre la stessa storia: mai nessuno con cui fare due chiacchiere.
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Iride era affascinata da questo enorme personaggio, dalla sua saggezza e anche dalla sua luce. Sembrava nello stesso tempo giovane e vecchio. C’era un problema però: lei era sì molto grande, ma lui era esageratamente enorme. E poi si sarebbero visti solo quei pochi attimi in cui scendeva all’orizzonte … E poi …
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Come fu e come non fu, che successe non lo so, non rimase lì con lui, ma un colore gli regalò.
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Così Iride si allontanò mentre il sole, ora tutto arancione, rendeva il tramonto più maestoso e romantico. L’arcobalena canticchiava nella luce dorata e sapeva che, di lì a poco, la tristezza sarebbe arrivata.
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Venne la sera e poi venne la notte. Iride si fermò in una larga insenatura ad osservare la luna e le stelle che brillavano nel cielo.
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Sussurrò tra sé un’antica ninna-nanna facendosi cullare, nel silenzio di quella notte calma, dalle morbide onde blu. Rapita dai suoi pensieri, sobbalzò spaventata con un tremito quando sentì una voce sottile e inquieta alle sue spalle che attirò la sua attenzione.
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– Eh, potessi brillare anch’io come loro!
Su uno scoglio dietro a lei era comparso uno strano e distinto stellone marino .
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– Tutte le notti la stessa storia! Le mie sorelle brillano luminose lassù e rischiarano quell’oceano di buio che è il cielo notturno, mentre io … Ah, non ho certo niente da invidiare a quelle là! Anche la mia forma è perfetta! È il mio stile, poi … l’unica differenza, effettivamente, è che io non faccio molta luce, vero?
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Allora Iride si avvicinò per rincuorarlo, ma subito si punse.
– Ahi! Accidenti a quelle punte!
Riprovò da un’altra parte. – Ahia, maledetti spigoli!
La vita di coppia per loro sarebbe stata troppo… pericolosa.
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Come fu, come non fu, che successe non lo so, c’era sì qualche problema, ma un colore regalò.
Che colore? Il giallo, naturalmente, che avrebbe reso l’amico lucente come le sue sorelle lassù.
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E fu di nuovo il momento del riposo. L’arcobalena si appoggiò al fondo marino cullandosi con morbidi movimenti finché tranquillamente si addormentò.
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Riposò tutta la notte alla calda luce che l’amico a cinque punte ora, finalmente emanava, illuminando quel cielo tranquillo che è il blu profondo del mare.
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Squash! Blu glu! Plum! Rooarr!
Un’esplosione di schiuma, una colonna d’acqua che si alzava, spruzzi e schizzi ovunque, accompagnati da uno strano suono, un misto tra un ruggito è un gorgoglio.
Iride si svegliò di colpo e quando tutto quel trambusto finì, in mezzo alle onde comparve …
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… la testa di … un drago marino. Poi comparve il suo collo e ancora ancora. Ma era tutto collo quello strano tizio?Sembrava un serpentone senza fine.
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– Ehi, piccola, che ci fai nella mia palestra? – le disse sorridendo con un’aria da simpatica canaglia.
– Oh, scusa! – fece Iride. – Ma si può sapere per cosa ti stai allenando con tutti quei versi e quella confusione?
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– Ma che domanda è questa?! Per essere mostruoso, naturalmente! Devo imparare a creare rumori da far spavento, e finte tempeste! Sai, negli ultimi tempi i naviganti che ho incrociato sul mio cammino si sono sì spaventati, ma non abbastanza!
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Iride lo trovava rumoroso e in po’ spaccone, ma anche simpatico. Certo, la vita con lui sarebbe stata molto avventurosa è piena d’imprevisti. Anzi, troppo! E poi quel tipo era così lungo che non se ne vedeva la fine!
E come fu, come non fu, il motivo non lo so, regalandogli un colore, anche qui lei rinunciò.
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Quale colore? Ma è chiaro, il verde! In mezzo alla schiuma, di certo faceva il suo bell’effetto e dava un tocco di pauroso tipo drago che non guastava.
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– Che forza! Questo colore è veramente tosto! Mi immagino già le storie spaventose che si racconteranno sul mio conto: marinai terrorizzati narreranno la mia leggenda davanti al fuoco, nelle locande del porto …
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Anche se un po’ fanfarone, quel tipo mise Iride di buon umore. Lo salutò cantando, e a lui piacque tanto.
– Ehi, piccola, non sei proprio una sirena, ma la tua voce non è malaccio!
A dire il vero, da un po’ di tempo qualcosa era cambiato in lei: quando Iride cantava, non c’erano certo applausi fragorosi, ma neanche fischi e insulti. C’era un non so che di nuovo, nella sua voce, ma cosa? A un tratto l’arcobalena fu distratta dai suoi pensieri: poco distante qualcuno …
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– E oplà! – Fu un lampo. Quella cosa bianca e lucente le sbucò da un lato e con un salto spettacolare le passò sopra, rituffandosi veloce. In mezzo alle piroette, tra mille spruzzi e fischi e capriole, Iride riconobbe …
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… quel simpatico del delfino. Lui si fermò e la prese per la pinna.
– Dai salta anche tu! Un, due, tre … olè!
Iride ci provò, ma dopo qualche tuffo le venne il fiatone. Non era abituata a quei salti.
Sì il delfino era pieno di energia e di voglia di vivere, ma sinceramente … era un po’ esagerato!
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-Scusa, ma non puoi calmarti un po’?- disse Iride.
– Eh, cara mia, se tu … – pluff, un tuffo – se tu fossi il bocconcino preferito di tanti predatori, così visibile con questo bianco splendente- e ripluff, un altro tuffo – allora capiresti: chi si ferma è perduto! – e di nuovo un altro tuffo.
Lei decise di aiutarlo. Come?
Così fu e così non fu, il motivo è proprio questo, gli donò lesta l’azzurro, e per sè tenne il resto!
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Il delfino, felice, stava preparando una nuova capriola quando qualcosa, alle spalle di Iride, per un istante lo paralizzò a mezz’aria e poi lo fece fuggire a pinne levate.
Lei si voltò lentamente.
Aveva la sensazione di qualcosa di brutto … e non si sbagliava!
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Si trovò faccia a faccia con due brutti ceffi dal ghigno crudele. Erano uno squalo e una piovra, furiosi perché il regalo di Iride al delfino gli avrebbe permesso, d’ora in avanti, di sfuggire più facilmente.
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– Allora, dov’ nascosto quello stupido saltatore? Canta!
Lei avrebbe voluto piangere, ma la presenza dei due la terrorizzò. Pensò che era meglio fare come volevano e si mise a cantare. I due la guardarono stupiti, poi risero fragorosamente quando capirono che lei non comprendeva il gergo della malavita marina.
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– Ok, bella! Come cantante non sei niente male, ma noi abbiamo cose più importanti da fare. Sgancia subito quei due colori che ti restano e non farci perdere tempo.
– Io mi prendo l’indaco- disse lo squalo.
– E io il violetto!- aggiunse la piovra.
E che cosa capitò, questa volta ahimè si vede, derubata è la balena, e il perché di ciò si chiede.
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Quindi, dopo questa cattiveria, i due predoni si inabissarono velocemente con una tremenda risata.
A Iride quella risata malvagia risuonò ancora a lungo nella testa. Era rimasta di nuovo sola, e senza più nessun colore. Aveva voglia di piangere.
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Infatti scoppiò in lacrime. Stanca e delusa dal lungo viaggio, rimase da sola con i suoi pensieri. E intanto nuotava, non si sa verso dove, così a casaccio. Ripensò a tutti i personaggi che aveva incontrato: amici gentili e affettuosi, tipi sbruffoni e simpatici, pigri e frenetici. A ciascuno di loro aveva regalato con tutto il cuore una parte si sè, per aiutarli con quel dono nei loro problemi. Ma aveva subito anche quell’odiosa rapina da quei brutti mascalzoni!
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Iride cantava e, accompagnata dalla sua voce e da una pesante tristezza, continuava a nuotare. Nuotò e nuotò ancora. Sempre cantando. E scoprì che la sua generosità era stata premiata: piano piano, colore dopo colore, la sua voce si era trasformata: adesso era limpida e potente, dolce e melodiosa.
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All’improvviso, Iride si guardò attorno. Senza accorgersi era giunta tra i ghiacci del Polo Nord. Si specchiò nell’acqua gelata e per la prima volta si accorse di essere diventata bianca. Vide anche che era circondata da foche, orsi e pinguini, che l’ascoltavano estasiati.
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Ma anche qualcun’altro che nuotava nelle vicinanze fu piacevolmente attirato:
– Da dove vengono queste note così belle? – disse tra sè. – Chi può essere quella creatura capace di cantare melodie così magiche?
Beh, chi era il misterioso ammiratore?
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Tanto per cominciare, era un essere completamente bianco come lei. Tanto per continuare anche lui era una balena, anzi un baleno, o meglio un capodoglio. È tanto per finire era proprio lui, la leggenda vivente, il mitico Moby Dick!
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Moby si avvicinò alla voce misteriosa. All’inizio i due non riuscirono quasi a distinguersi, candidi com’erano in mezzo ai ghiacci polari, ma un attimo dopo, eccoli uno di fronte all’altra.
Lui la guardò. Lei lo guardò.
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In quel primo, lunghissimo sguardo, scattò l’incantesimo. Fu un colpo di fulmine, ed erano già innamorati. Sembrava si conoscessero da sempre e non aspettassero altro che quel posto e quel momento per incontrarsi.
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Il viaggio di Iride l’arcobalena era finalmente terminato. O meglio, adesso ne era iniziato un altro: ma questa volta non l’avrebbe affrontato da sola.
E cosa successe dopo quel giorno? Nessuno li ha più visti.
C’è solo qualche voce, ogni tanto, di avvistamenti lontani, accompagnati da un dolce suono portato dal vento e dal mare.
E qualcuno, con la vista più acuta, dice che con loro due , ora ci sono anche …
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Published: Apr 19, 2019
Latest Revision: Mar 15, 2020
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