by Gabriele Prisca
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Matera
Matera nel secondo dopo guerra fu definita da Carlo Levi la “capitale dei contadini” qui in realtà l’agricoltura a causa della natura arida dei terreni,fu prevalentemente di tipo estensivo.
Molto diffusa era quindi la coltivazione del grano e cereali in genere. Il terreno arido e il clima caldo favorivano la produzione del grano duro, ottimo per il pane e la pasta.Matera, infatti, già nel Cinquecento, rappresentava uno dei più ricchi granai del Mezzogiorno. Era anche molto diffusa la coltivazione dell’ulivo e della vite, forse retaggio dell’agricoltura magnogreca.
La pastorizia si svolgeva per lo più allo stato brado, era prevalentemente ovina, con produzione di latte, formaggio pecorino, caciocavallo e ricotta.La pastorizia si svolgeva per lo più allo stato brado, era prevalentemente ovina, con produzione di latte, formaggio pecorino, caciocavallo e ricotta.
Era, insomma, una cucina povera per una popolazione povera.
La storia del pane di Matera
Uno dei simboli indiscussi della gastronomia della città dei famosissimi Sassi lucani è “la storia del pane di Matera”.
Come in passato, il pane ancora oggi viene preparato seguendo una tradizione tramandata di generazione in generazione e portata avanti da un ristretto gruppo di panificatori. L’ingrediente in grado di rendere questo pane così unico nel suo genere è la farina di grano duro Senatore Cappelli.
La storia del pane di Matera è contraddistinta da alcune usanze tipiche del periodo.Negli anni 50 le famiglie degli antichi rioni portavano presso uno dei tanti forni distribuiti per le vie della città il proprio pane per essere cotto.Era il movimento che avveniva con i pugni chiusi, grazie al quale si lavorava l’impasto del pane per cercare di amalgamare tra loro gli ingredienti.
I tre tagli del pane in realtà identificano un significato religioso: La Trinità. La famiglia ringrazia Dio del pane quotidiano. In passato le pagnotte di pane pesavano dai 3 ai 4 kg, mentre, oggi viene venduto nel formato massimo di 1 kg.
Solitamente il pane era sufficiente per un’intera settimana o addirittura per una decina di giorni.
Il pane e la leggenda
Per questi monaci eremiti, di rito greco, ed in particolare per un gruppo di loro, era molto importante,
per un imperativo della loro fede, fare il pane tale e quale a quello dell’ultima cena. Però, a loro
sembrava che mancasse sempre qualcosa. Erano, infatti, convinti che il pane dell’ultima cena dovesse
essere al contempo morbido, soffice e denso al punto giusto. Un pane speciale non da re, ma da re dei
re. Un pane che facesse sentire il più povero dei poveri un vero re. Ci avevano provato tante volte e
ancora provavano: chiedevano in elemosina e, qualche volta erano, addirittura, riusciti ad ottenere le
migliori farine e i migliori lieviti, ma sembrava sempre che mancasse qualcosa, infatti, impastavano e
ancora impastavano, ma il miracolo era lontano.
Avevano provato a fare il pane nelle tante plaghe della Terra allora conosciuta: ottenevano quasi sempre
un ottimo pane, ma sconsolati dicevano che quello non era tale e quale al pane di Nostro Signore Gesù
Cristo. Poi uno di loro ebbe una visione: vide i re magi e i loro servi mangiare il pane sotto la stella di
Betlemme. Ne parlò con gli altri e tutti si convinsero, interpretando le sacre scritture e, in particolare, le
parole del Maestro “io sono il pane di vita disceso dal cielo”, che anche il pane che
loro desideravano fare doveva “nascere in una grotta” simile a quella di Betlemme.Poi girovagando girovagando da pellegrini ed eremiti di pace, anche a loro, come ai re magi di un
tempo, apparve una stella qualche giorno prima del Natale e forse era proprio l’anno mille.proprio l’anno della temuta fine
del mondo.
Ricetta del pane
Una forma originale, una consistenza decisa, un sapore unico: è il pane di Matera. Perché, va detto, fra le tante qualità di ottimo pane che l’Italia produce, quello di Matera merita sicuramente una menzione d’onore. Da sempre simbolo per eccellenza della Città dei Sassi.
Published: Apr 16, 2019
Latest Revision: Apr 16, 2019
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