I ragazzi di oggi hanno un mondo nella tasca dei jeans. Costantemente connessi, sono dipendenti dai loro smartphone e intossicati dai social network. Tanti genitori non riescono a convincere i loro figli ad avere un rapporto sano con il digitale, a ridurre i tempi di esposizione, ad adottare abitudini che li scolleghino dai device per riconnettersi alla famiglia e al mondo reale. I social network soddisfano spesso un desiderio e un’esigenza di socializzazione, i ragazzi li utilizzano per avere la conferma di far parte di un gruppo dal quale venire accettati, riconosciuti, apprezzati. Ma a lungo andare, per alcuni adolescenti, può diventare una vera e propria dipendenza.
Quando osserviamo un bambino di 2-3 anni che, abilissimo, utilizza il touch screen del tablet, dovremmo preoccuparci anziché gioire. A quell’età i bambini non dovrebbero giocare con i videoschermi, perché a rischio di precoci ritardi psicomotori e del linguaggio.
Dopo essere rimasti incollati a uno schermo, i bambini sono inoltre più irritabili e meno comunicativi e molti di loro tendono anche ad assumere comportamenti scorretti, per non dire aggressivi, perché incapaci di gestire le emozioni spiacevoli.
A qualsiasi cosa assistano davanti a un monitor (che sia un videogioco violento o un cartone animato), il fatto di restare immobili e concentrati senza muoversi, magari per ore, li rende intrattabili. Anche il sonno risentirebbe dell’esposizione alle emissioni azzurrognole dello schermo digitale: alcuni studi hanno dimostrato che fissare un monitor la sera altera la produzione di melatonina, l’ormone del sonno.
Compito dei genitori è quello di fissare dei limiti, insegnare ai propri figli a gestire il proprio tempo e ad assumere abitudini sane. Sotto i 3 anni si sconsiglia l’uso di qualsiasi dispositivo elettronico. Per i bambini dai 3 agli 8 anni si consiglia di non superare i trenta minuti al giorno. Dagli 8 anni in su, si consiglia di puntare a un massimo di un’ora al giorno.
Secondo un’indagine statunitense le piattaforme sono una presenza “neutrale” nella vita degli adolescenti. I ragazzi sono consapevoli del modo in cui possono esserne manipolati, ma non rinunciano: il 70 per cento continua a usarli più volte al giorno, il 16 per cente e sempre connesso.
Che ruolo giocano i social media nella vita degli adolescenti? Ha cercato di rispondere un’indagine della Common Sense Media appena pubblicata e battezzata “Social media, social life”. Stando allo studio, l’uso di questo genere di piattaforme è aumentato del 36% dal 2012. Senza sorprese, le applicazioni più sfruttate sono Snapchat, la chat effimera, e Instagram. Facebook, invece, sembra ormai del tutto superato e sfruttato solo per comunicare “con i nonni”
A parte i numeri, l’elemento più interessante ruota appunto intorno alla concezione dei social nella loro esistenza. “I ragazzi sono molto più consapevoli oggi sui vantaggi e gli svantaggi delle piattaforme rispetto a qualche anno fa” ha spiegato Jim Steyer, fondatore della Common Sense Media. L’organizzazione statunitense si occupa di aiutare i genitori a orientarsi nel labirinto della contemporaneità digitale che avvolge i figli.
Si tratta di un sondaggio statunitense, ovviamente, ma che apre spiragli interessanti anche rispetto ad altri mercati e territori perché i dati di oggi vengono confrontati con quelli di una simile indagine svolta nel 2012. I risultati sembrano confermare che i social giochino un ruolo sempre più imponente nelle esistenze dei minori ma che nella maggior parte dei casi si tratti di una presenza per così dire “neutrale”. Per esempio, la maggioranza dei ragazzi ha spiegato di non sentirsene influenzata in termini di umore o comportamento, così come dal punto di vista delle relazioni. Anzi, rispetto a sei anni fa è aumentata la quota di chi ritiene il loro ruolo positivo.
Un altro elemento dello studio segnala infine che i teenager sono sempre più consapevoli del modo in cui i social siano in grado di manipolarli: il 72% crede per esempio che i colossi alle loro spalle lavorino per massimizzare il tempo che passano collegati a quelle app. Eppure il 70% continua a usarli più volte al giorno e il 16% è costantemente connesso. La conseguenza è tuttavia scivolosa: i ragazzi preferiscono comunicare per via testuale rispetto a ogni altra forma di rapporto, inclusa ovviamente quella di persona.
Il 17% dei ragazzini non riesce a staccarsi da smartphone e social network 1 su 4 (25%) è sempre online, quasi 1 su 2 (45%) si connette più volte al giorno, 1 su 5 (21%) è afflitto da vamping: si sveglia durante la notte per controllare i messaggi arrivati sul proprio cellulare. Quasi 4 su 5 (78%) chattano continuamente su whatsapp
È questo il ritratto degli adolescenti su internet realizzata da Sos Il telefono Azzurro onlus in collaborazione con Doxakids. Un’immagine non certo rassicurante per mamme e papà che spesso non sanno che atteggiamento prendere nei confronti dei loro figli super tech. La migliore soluzione? Insegnare come navigare sicuri e come comportatsi sul web.
Le regole e i trucchi ci sono, come ci hanno spiegato Teo Benedetti e Davide Morosinotto esperti di giovani e nuove tecnologie (hanno gestito le passate edizionidi DigiLab, l’evento digitale del Salone dedicato ai giovani e alle nuove tecnologie) e autori di Cyberbulli al tappeto (editoriale Scienza, lo trovate in libreria dal 17 febbraio) un libro a uso e consumo dei ragazzi con le regole e i consigli da seguire per usare al meglio i social network.
Li abbiamo intervistati ed ecco le loro risposte
1. Per un ragazzo quali sono i vantaggi di navigare sul web?
Quasi infiniti, senza dubbio: il web è un posto dove si possono apprendere tantissime cose, promuovere la propria creatività nonché rapportarsi e parlare con il mondo intero.
2. Quali le cose che deve sapere?
Internet è un posto bellissimo ma può essere anche pericoloso, ed è una buona idea sapere almeno a grandi linee come funziona (cos’è un router e un server, ad esempio).
Ma le cose più importanti da sapere sono due: 1) che su Internet quasi niente è segreto, le informazioni girano con grande facilità e ogni messaggio può essere letto e sentito da altri; 2) che Internet spesso è eterno, e le informazioni possono essere conservate molto a lungo… anche quelle più spiacevoli.
3. Quali sono gli errori più comuni che fanno i ragazzi?
Pensare di essere una semplice goccia in un oceano vastissimo, a cui nessuno darà mai importanza. Per questo tendono a non guardare se la loro attività online e la loro trasmissione di dati anche personali è privata (cioè ristretta ad una determinata cerchia) oppure pubblica e quindi visibile da chiunque ovvero il mondo web intero.
4. Quali sono i veri pericoli?
I pericoli più gravi sono legati agli adulti. Un malintenzionato può usare le informazioni che condividiamo sui social (ad esempio la geolocalizzazione) per sapere che siamo in vacanza e che quindi a casa nostra non c’è nessuno, o può imparare i tragitti e gli orari che abbiamo ogni giorno per i suoi scopi.
Quando siamo nella piazza della nostra città non sventoliamo i soldi che abbiamo nel portafogli, e non gridiamo a gran voce il nostro indirizzo. Ecco, è una buona idea fare così anche quando siamo su internet… che è una piazza molto, molto grande.
5. Dove i genitori non devono mettere il naso?
I genitori metteranno sempre il naso ovunque ed è normale perchè si preoccupano.
Essere interessati all’attività dei propri figli online – che app usano, che social frequentano, da che messaggistica istantanea arriva quel costante e fastidioso blimp! – non è pero “impicciarsi” ma capire, conoscere e sapere quando e come intervenire.
E un intervento non è leggere chat di nascosto sugli smartphone ovviamente ma dialogare.
6. Quali sono le parole più comuni da ricordare?
“Privacy”. “Geolocalizzazione”. “Cookies” (che non sono i biscotti, ma le informazioni che i siti internet memorizzano su di noi). “Social”. Ma soprattutto, “prudenza”.
7. Qualche regola per WhatsApp?
Mai formare gruppi di comunicazione dove si mettono a contatto persone che non si conoscono nella realtà: in ogni gruppo, il numero di smartphone dell’utente è visibile e può essere trascritto e usato. Allo stesso modo, non accettare comunicazioni che provengono da numeri che “spuntano fuori dal nulla”.
8. L’etiquette per le mail coi professori?
Quando si scrive ai professori, valgono le stesse regole di quando gli si parla a voce.
Salutare con educazione (in una mail meglio dire “buongiorno”), usare il “lei”, essere corretti ed educati.
Bisogna ricordarsi che la email è una traccia scritta, quindi potrebbe essere conservata per molto tempo, e che potrebbe essere letta anche da altre persone (ad esempio, i genitori). Quindi meglio comportarsi di conseguenza.
Una cosa da evitare assolutamente è usare un indirizzo “falso” per mandare a un prof. una mail di scherzi. Scoprire chi siete è più facile di quello che crediate…
Published: Apr 10, 2019
Latest Revision: Apr 10, 2019
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