In un tardo pomeriggio d’autunno, io ed il mio collega Roberto, stavamo disperatamente cercando un piccolo bambino abbandonato in giro per la città, tale notizia ci arrivò grazie ad una chiamata della polizia e dopo pochi minuti siamo corsi sul posto. Al nostro arrivo la situazione era abbastanza drammatica, in quanto il piccolo, di circa 3/4 anni era completamente abbandonato,da solo, sdraiato sopra una leggera coperta e visibilmente incustodito. La prima cosa è stata offrire lui del cibo e cercare di dimostrargli più accoglienza possibile. Il problema è che questo bambino non parlava l’italiano, quindi capire la situazione e le dinamiche che l’hanno creata è risultato difficile, ma dovevamo urgentemente fare qualcosa. Abbiamo dunque contatto la nostra cooperativa che ci ha acconsentito di prendere il bambino e portalo in comunità, abbiamo perciò agito di conseguenza. Il bambino, in mancanza di forze è venuto di sua spontanea volontà con noi, appena arrivati alla comunità, gli abbiamo fatto una doccia e messo a dormire.
Durante la serata abbiamo parlato con i colleghi per un rapido lavoro di equipe, che sarebbe avvenuto il giorno seguente. I primi problemi sono insorti la mattina, quando si iniziano a sentire urli e versi strani, ci siamo subito diretti nella sua stanza cercando di tranquillizzarlo accompagnati da una nostra collega che comprendeva e parlava la sua lingua, lo spagnolo. Inizialmente il bambino ha avuto difficoltà a confidarsi ed aprirsi con degli sconosciuti, nonostante questa sua chiusura abbiamo tentato in tutti i modi di ricavare alcune basilari informazioni. Il bambino ha detto che si chiamava Filippo e che le sue origini fossero Spagnole. Dopo qualche giorno è riuscito ad aprirsi con noi ed ha iniziato a raccontarci in modo frammentato, la sua storia. La mediatrice ha riferito a noi colleghi che il bambino è da diversi giorni che si trovava in strada, e ha percepito da lui che veniva usato, da suo padre, per sensibilizzare i passanti, per ricevere dunque qualche moneta in più. Abbiamo poi ipotizzato, in base sempre al racconto del bambino, che suo padre facesse uso di droga, in quanto ci ha riferito che molte volte lo lasciava da solo, per poi tornare particolarmente “strano”, agitato e aggressivo.
Vista la complessità e gravità della situazione, dopo un’accurata riunione di equipe, siamo giunti alla conclusione di far rimanere Filippo all’interno della comunità per garantirgli una maggior sicurezza, inoltre abbiamo disposto dei micro obbiettivi per cercare di integrarlo il più possibile con gli altri bambini e un piccolo progetto finalizzato ad attenuare il trauma appena subito.
Dopo qualche mese Filippo ha ritrovato il sorriso, è riuscito con gran fatica ad integrarsi con gli altri suoi compagni nonostante,la difficoltà comunicativa, ha instaurato in oltre un rapporto di fiducia con alcune figure che si occupano di lui, ora il prossimo obiettivo della comunità è quello di cercare una nuova famiglia per questo dolce e fragile bambino.
Published: Mar 15, 2019
Latest Revision: Mar 15, 2019
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