IL TERRITORIO
Tutta la parte settentrionale del Friuli Venezia Giulia è costituita da territorio montano, solcato da vallate in corrispondenza di corsi d’acqua come il Tagliamento e il Fella. La parte ad ovest del Fella, che comprende le Alpi e le Prealpi Carniche, separate dall’alto corso del Tagliamento, viene chiamata Carnia. I rilievi più importanti, da occidente ad oriente, sono… tra le Dolomiti friulane (appartenenti alle Prealpi Carniche) la Cima dei Preti (2 703 m), il Duranno (2 652 m) e la Cridola (2 580 m); tra le Alpi carniche il monte Coglians (che con i suoi 2 780 m è la quota massima della regione), la Creta delle Chianevate (2 769 m) e il monte Peralba (2 691 m); tra le Alpi e Prealpi Giulie separate dalle Alpi Carniche dal cosiddetto Canal del Ferro italiane, lo Jôf di Montasio (2 754 m), il Mangart (2 677 m), lo Jôf Fuârt (2 666 m) e il monte Canin (2 587 m), che domina la pianura. A sud delle Prealpi Giulie è posto invece l’altopiano del Carso. Il territorio è Montuoso al 43%, 38% Pianeggiante e il 19% Collinare
LA STORIA: Epoca Preromana
La popolazione italica originaria del territorio delimitato ad ovest dal fiume Livenza, a nord dalle Alpi carniche, ad est dalle Alpi Giulie e dal fiume Timavo, a sud dal Mar Adriatico, era quella degli Euganei di origine pre-indoeuropea, di stirpe affine a quella dei Liguri Ingauni i cui insediamenti assunsero nella zona la forma dei castellieri, costruiti in prevalenza su isole fluviali e costituiti da una o più cinte murarie concentriche dalla forma quadrangolare, all’interno delle quali si sviluppava l’abitato. Fra il X e il VII secolo a.C. a tale popolazione si sovrapposero i Veneti di origine forse illirica e provenienti dalla regione danubiana, ai quali si sostituirono nel V secolo a.C. i Carni popolo di origine celtica che introdussero, nei territori da loro occupati e in quelli limitrofi, nuove e avanzate tecniche di lavorazione del ferro e dell’argento.
EPOCA ROMANA
Roma intervenne nell’Istria con tre spedizioni militari (221, 178–177 e 129 a.C.), interessata al controllo delle regioni subalpine orientali. Nel 181 a.C. nasce la colonia di Aquileia e da qui si irradiò la potenza romana, vanamente contrastata dalle popolazioni indigene: nel 177 a.C. vennero debellati gli Istri e distrutta Nesazio la loro capitale. Nel 129 a.C. furono battuti i Giapidi e nel 115 a.C. i Galli Cani. Una raggiera di strade collegò Aquileia ai passi alpini e, a guardia di questi furono fondati altri centri, Iulium Carnicum (Zuglio) sulla strada di Monte Croce, Forum Iulii (Cividale) su quella di Piedicolle, ed ancora Tergeste (Trieste) e Pietas Iulia (Pola). Nel 42 a.C. tutta la regione fino al Formione (Risano) entrò a far parte dell’Italia il cui confine fu portato all’Arsa in età augustea, probabilmente tra il 18 e il 12 a.C. Le Alpi orientali ebbero allora il nome di Giulie.
Questi territori fecero parte della Regio X Venetia et Histria, decima regione d’Italia, e la maggior parte delle loro città vennero ascritta a diverse tribù: Aquileia e Pola alla Velina, Iulium Carnicum alla Claudia, Forum Iuilii alla Scapita, Trieste alla Pupinia, Parenzo alla Lemonia. Nell’età di Marco Aurelio, il confine orientale dell’Italia supera le Giulie e comprende Emona (Lubiana), Albona e Tarsatica.
La regione subì un processo di romanizzazione analogo a quelle della altre parti dell’Impero, e le popolazioni sottomesse si limitarono a conservare memoria delle loro origini preistoriche nei toponimi (la desinenza “acco” dei nomi di molte località friulane si deve ai contadini gallo-romani).
A lungo rimase vivo il culto di divinità locali, illiriche nell’Istria orientale, galliche (Beleno) in Friuli. Furono secoli di prosperità, affluiva in Aquileia gente da tutto il mondo romano, ospitava i comandi dell’esercito danubiano, della flotta delle vicende che portarono alla dissoluzione dell’Impero Romano furono tumultuose e drammatiche nella regione, esposta ai barbari e punto d’incrocio fra oriente e occidente. Nel 239 vi fu il “bellum aquileiense” fra le forze del senato e l’imperatore Massimino, che fu sconfitto e ucciso.
Le opere di fortificazione lungo l’arco delle Alpi Giulie, iniziate già alla fine del II sec. vennero a formare col tempo un complesso sistema difensivo imperniato sul Castellum di Castra (Aidussina) e si diffusero pure le cinte murate; ma il Limes Italicus Orientalis non impedì a Teodosio, vittorioso sul Frigido (Vipacco) nella Battaglia del Frigido contro Eugenio di saccheggiare Aquileia nel 394 d.C.
Infine nel 452 la città fu assediata e predata da Attila, con questo episodio si può far terminare il periodo romano della storia della parte nord-orientale d’Italia.
LE PROVINCE
Il Capoluogo del Friuli-Venezia Giulia è TRIESTE con 234.874 abitanti , le altre tre province sono Gorizia con 140.268 abitanti circa, Pordenone con 312.094 abitanti circa e Udine con 533.228 abitanti.
Il territorio della regione occupa 7.855 km2, con una popolazione di 1.229.363 abitanti.
LINGUA
Il Friuli Venezia Giulia è una terra di confine e di incontro di popoli.
Nel Friuli Venezia Giulia l’italiano, lingua ufficiale dello Stato, lingua di cultura e principale lingua d’uso, è parlato dalla quasi totalità degli abitanti. La Regione autonoma ha anche riconosciuto ufficialmente come lingue regionali il friulano, lo sloveno ed il tedesco. Sono molto utilizzati come lingua dialettale altri idiomi sia neolatini che di altre famiglie linguistiche. Accanto all’italiano sono in regime di co-ufficialità le lingue regionali:il friulano, un idioma retoromanzo conosciuto da circa 600 000 persone e tutelato in 15 comuni su 25 della provincia di Gorizia, in 36 comuni su 50 della provincia di Pordenone e in 125 comuni su 135 della provincia di Udine (nonché, fuori dal Friuli Venezia Giulia, in 3 comuni del Veneto). Dal 1996 il friulano gode in regione di tutela con la legge regionale 15/1996. Dal 1999 con la legge statale 482/99 lo Stato italiano ha riconosciuto ai friulanofoni lo status di “minoranza linguistica storica” ai sensi dell’art. 6 della Costituzione italiana. La L.482/99 prevede la tutela della lingua friulana, e in particolare il suo insegnamento a scuola anche come lingua veicolare.Lo sloveno è diffuso nella parte orientale della regione a ridosso del confine con la Slovenia (circa 61 000 parlanti[12]) e possiede il riconoscimento del suo uso in sede amministrativa ufficiale nei 6 comuni della provincia di Trieste e in 8 comuni su 25 della Provincia di Gorizia, nei quali vi sono scuole statali di ogni ordine e grado in lingua slovena (l’italiano viene studiato a parte, ma alla pari[13]) e viene fornita a richiesta la Carta d’identità bilingue. È inoltre riconosciuta in 18 comuni su 135 della Provincia di Udine (Slavia friulana, Val Canale e Val Resia, nella quale secondo alcune teorie ed alcuni suoi stessi parlanti la particolare parlata, il resiano, viene considerata come una lingua a sé stante, distinta dalla lingua slovena).Il tedesco, insediato in Val Canale (dove convive con il gruppo linguistico friulano e con quello sloveno) e in due piccole “isole” linguistiche in provincia di Udine, cioè il comune di Sauris e la frazione di Timau appartenente quest’ultima al comune di Paluzza. Mentre in Val Canale e a Timau si parlano dialetti di tipo carinziano, il tedesco parlato a Sauris è imparentato con le parlate tirolesi. Non esistono statistiche ufficiali sul numero dei parlanti. Dal 1999 il tedesco gode in regione di un livello minimo di tutela.
ECONOMIA
Fino alla metà del novecento, soprattutto a causa delle distruzioni prodotte dagli eventi bellici, il Friuli si presentava come una terra rurale e povera, a differenza del resto del nord Italia. Le scarse possibilità economiche furono all’origine di un consistente flusso migratorio diretto non solo verso i paesi europei, ma anche verso gli Stati Uniti, il Canada, l’Argentina e l’Australia. La provincia di Udine è ai primi posti in Italia per qualità di vita, classificandosi nel 2007 al 10º posto (Il Sole 24 Ore), mentre quelle di Gorizia e di Pordenone si trovano rispettivamente al 22º e 35º.
Negli anni novanta si è verificata la grande apertura dell’economia regionale[23] verso l’estero, favorita sia da fattori politici (come la fine della contrapposizione ideologica tra blocchi all’interno dell’Europa), sia da fattori monetari (la forte svalutazione della lira tra il 1993 ed il 1995). In questi anni l’export delle aziende friulane ha conosciuto una vera e propria esplosione, raddoppiando tra il 1992 ed il 1995. La parte del leone la facevano le province di Udine e Pordenone, seguite da quella di Gorizia. Le industrie meccaniche concentrano tuttora la maggiore quota di export a livello regionale, seguite da quelle del mobile. Le esportazioni agli inizi degli anni novanta erano dirette soprattutto verso alcuni paesi dell’allora CEE. In seguito esse sono state canalizzate sia verso altri mercati occidentali che verso le vico la Germania, nella classifica dei destinatari dei prodotti del Friuli. L’export, tuttavia, è solo una delle forme di internazionalizzazione, la meno sofisticata e la più a rischio. Ciò costituisce una debolezza del sistema produttivo regionale, le cui imprese non gestiscono direttamente i canali di scambio ma si affidano il più delle volte ad intermediari. Il mercato del lavoro in Friuli è, dal punto di vista sociale, molto vicino all’optimum, ma la scarsità di manodopera rappresenta un cruccio per gli imprenditori. Con un tasso di disoccupazione bassissimo, molto vicino a quello strutturale, le aziende hanno fatto ricorso dapprima alla manodopera femminile (non completamente mobilitata fino agli anni novanta) ed in seguito a quella immigrata.
CIBO
Il Salume più venduto del Friuli-Venezia Giulia è il Prosciutto San Daniele. Chi non lo mangerebbe con il suo bell’aspetto?
UDINE: La Provincia più grande
ORIGINI DEL NOME:
Toponimo preromano, G. Frau ipotizza una formazione dalla radice *oudh- / *udh- ʿmammellaʾ > ʿcolleʾ, seguita da un suffisso «non del tutto chiaro». Attestazioni: Udene (983), Utinum (latz. da Ud-; attorno al 1000) altri studiosi fanno derivare il nome dal culto per le ninfe undine che venivano venerate in questo luogo in epoca preromana e romana. Un’altra possibile etimologia è la derivazione dal longobardo *Wotan, ovvero un altro nome del Dio Odino, Padre degli Dèi. Infatti, i Longobardi, una popolazione di origine germanica, attorno al VI secolo si insediarono proprio in questa zona. Non a caso Cividale del Friuli era un importante centro di questa popolazione.
LO STEMMA:
Lo stemma del Comune di Udine è uno scudo bianconero sormontato da una corona ducale, che peraltro riprende lo stemma della Famiglia Savorgnan Sulla corona ducale è posto un cavallo nascente. Lo scudo è circondato da un ramo di alloro e di quercia , legati da un nastro tricolore al quale è appuntata la medaglia d’oro al valor militare.
BREVE STORIA DI UDINE:
Capitale della regione storica del Friuli, abitata dal neolitico[9], accrebbe presto la sua importanza grazie al declino di Aquileia prima e Cividale poi. Citata in occasione della donazione del castello cittadino da parte dell’Imperatore Ottone II nel 983 con il nome di Udene, dal 1222 divenne una delle residenze dei Patriarchi di Aquileia, grazie al Patriarca Bertoldo di Andechs che si trasferì da Cividale a Udine in seguito ad un terremoto che lesionò la sua residenza (25 dicembre). Per la sua centralità fu sempre più preferita dai Patriarchi, che vi fecero in seguito erigere il palazzo patriarcale. Nel XIV secolo Udine divenne la città più importante della regione per il commercio e i traffici a scapito di Aquileia e Cividale del Friuli.
Il 7 giugno 1420, in seguito alla guerra tra Venezia e il Patriarcato di Aquileia, la città venne conquistata dalle truppe veneziane, segnando la caduta e la fine del potere temporale dei Patriarchi. Famiglia nobile friulana di riferimento per conto della serenissima in città quella dei Savorgnan il cui stemma di famiglia diventa, di fatto, quello della città.
L’UDINESE
L’Udinese Calcio, meglio nota come Udinese, è una società calcistica italiana con sede a Udine. Si tratta di uno dei club più antichi d’Italia, essendo nato nel 1896, anche se la sua sezione calcistica risale ufficialmente al 1911. Attualmente quindicesima in classifica nel Campionato Italiano Serie A.
PORDENONE: Una grande storia
In epoca romana il nucleo urbano si situava nell’alto corso del fiume Noncello, pressappoco nel luogo dove oggi sorge la frazione di Torre, come dimostrato dal ritrovamento dei resti di una villa romana (chiamata così tradizionalmente, ma poi ampiamente attestato dai reperti ritrovati, come lacerti di affreschi di ottima fattura e dalla presenza di moltissime tessere di mosaico prodotte da materiali molto pregiati e di provenienza anche esotica, anche se le ultime indagini archeologiche hanno potuto stabilire che nel tempo, tale edificio divenne poi un sito di lavorazione e stoccaggio di prodotti agricoli e merci, tutto ciò dettagliatamente attestato nel museo archeologico che si trova accanto alla villa). Il luogo venne scelto probabilmente per la presenza più a nord di un ampio guado fluviale, raggiungibile facilmente a piedi dalla “villa”, presso la quale probabilmente esisteva anche un piccolo approdo fluviale.
Medioevo
Con l’inizio del periodo alto-medievale (dal VI secolo) le vie fluviali assunsero maggiore importanza e il nucleo della città si spostò, di conseguenza, verso valle, in una posizione che permettesse l’approdo di barche di stazza maggiore. La città si sviluppò quindi sulla sponda destra del fiume Noncello, presso una insenatura che approfittava di una motta (collinetta, terrapieno) circondata ad ovest dalla roggia Codafora e a nord-est da quella dei Molini.
Come il resto del Friuli, fu parte del Ducato del Friuli longobardo e successivamente della Marca del Friuli, anche se tutto il periodo che va dall’epoca romana fino a circa il X secolo è, comunque, poco documentato. Recenti ritrovamenti nell’area del duomo di San Marco, e in particolare nell’area antistante il municipio e sotto il Palazzo Ricchieri[9], mostrano che Pordenone era abitata, all’incirca sotto il regno di Berengario, da popolazioni provenienti dalla Carinzia, che all’epoca era di cultura slava (Carantani).
Dopo un breve periodo che fu parte integrante della Patria del Friuli, durante l’XI e il XII secolo la curtis (corte) fu nelle mani dei duchi e marchesi di Austria, Carinzia e Stiria. Juan Carlos I di Spagna si fregia tutt’oggi del titolo di signore di Pordenone[10][11], duca di Carinzia e Stiria. Il castello di Torre ed il piccolo territorio circostante, dopo le incursioni di Gregorio da Montelongo, erano invece divenuti proprietà dei patriarchi di Aquileia, che successivamente li avrebbero concessi in feudo ai nobili di Prata e poi permutati con i signori di Ragogna. Il villaggio di Vallenoncello apparteneva al vescovo di Salisburgo.
Tra il XIII e XIV secolo la frammentazione politica della zona si accentuò ulteriormente perché Corva (attuale frazione di Azzano Decimo) venne data ai di Prata che acquisiranno anche alcune parti di Fiume Veneto.
Nel 1282 Pordenone divenne patrimonio personale dei Casa d’Austria, rappresentando de facto un’enclave dell’arciducato d’Austria nel territorio del patriarcato di Aquileia.
Il 23 agosto 1318 un furioso incendio distrusse le case di legno della città. Nel 1347 fu inaugurato il campanile[12], edificato accanto al duomo di San Marco.
Nel XIV secolo l’insediamento di Pordenone si ingrandì notevolmente grazie ai fiorenti traffici commerciali fluviali e nel 1314 le venne conferito lo status di città[13].
La città subì – come quasi tutte le città del tempo – anche molte pestilenze ed epidemie (nel 1444, 1485, 1527, 1556 e 1576), la peggiore delle quali avvenne nel 1630, quando morì quasi la metà della popolazione.
Età moderna
Il 20 aprile 1508 il capitano Bartolomeo d’Alviano “guida le armi venete alla conquista di Pordenone”[14], togliendola agli Asburgo per conto della Repubblica di Venezia. Venezia mantenne la città solo per un biennio poiché nel 1509 la perse nuovamente. Tuttavia nel 1514 lo stesso Bartolomeo d’Alviano la riportò definitivamente sotto il controllo della Serenissima. Venezia non governò direttamente la città, preferendo darla in feudo a Bartolomeo d’Alviano, che la resse a signoria[15]. Alla sua morte, avvenuta nel 1515, gli succedette la consorte Pantasilea Baglioni, e quindi il figlio Livio (notevole il suo presunto ritratto ad opera del Pordenone nel duomo della città), morto in battaglia nel 1537.
In quell’anno Pordenone e i territori limitrofi passarono sotto il diretto controllo della Repubblica di Venezia e vi rimasero per più di due secoli e mezzo. La Serenissima mantenne gli statuti della città e ne riconobbe i privilegi già acquisiti durante la signoria degli Asburgo; provvide inoltre a riattivare l’economia pordenonese realizzando un nuovo porto e potenziando le attività manifatturiere.
IL PORDENONE:
Il Pordenone Calcio S.r.l., è una società calcistica italiana con sede nella città di Pordenone. Milita in Serie C e disputa le gare interne allo Stadio Ottavio Bottecchia.
TRIESTE: Il Capoluogo
E’ una ttà italiana di 204 257 abitanti, capoluogo della regione FRIULI VENEZIA GIULIA in dal II millennio a.C. il territorio della provincia di Trieste fu sede di importanti insediamenti protostorici, i castellieri, villaggi arroccati sulle alture e protetti da fortificazioni in pietra, i cui abitanti appartenevano a popolazioni di probabile origine illirica e di stirpe indoeuropea. Fra il X e il IX secolo a.C. la popolazione autoctona entrò in contatto con un’altra etnia indoeuropea, i (Venetici, Heneti o Eneti), da cui venne notevolmente influenzata sotto il profilo culturale. Il nome Tergeste è di origine preromana, con base preindoeuropea: terg = mercato, ed il suffisso –este, tipico dei toponimi venetici. In alternativa, si ritrova proposta l’origine latina del nome “tergestum” (riportata dal geografo di età augustea Strabone), legata al fatto che i legionari romani dovettero combattere tre battaglie per avere ragione delle popolazioni indigene (“Ter-gestum bellum”, dal latino “ter” = tre volte e “gerere bellum” = far guerra, da cui il participio passato “gestum bellum”).
CLIMA
Grazie ad una latitudine intermedia tra il Polo Nord e l’equatore e alla posizione costiera, la città di Trieste gode di un clima piuttosto mite d’inverno e caldo, ma non torrido, d’estate. Relativamente al trentennio ufficiale di riferimento della climatologia mondiale (IPCC/WMO) 1971–2000 la media annuale delle temperature presso la stazione meteorologica di Trieste è stata di 15 °C, le temperature medie del mese più freddo (gennaio) si sono attestate attorno ai 5,8 °C, mentre quelle del mese più caldo (luglio) leggermente al di sopra dei 24 °C. Nei mesi invernali raramente le temperature, almeno sulla costa, scendono al di sotto dello zero; viceversa, nelle frazioni carsiche, spesso si registrano minime notturne negative. Scarse sono anche, lungo la fascia costiera, le giornate con neve, nebbia o grandine. L’umidità media annuale è del 64% mentre l’escursione termica giornaliera è di soli 4,5 °C: entrambe risultano tra le più basse in Italia.
COS’E’ LA BORA?
La bora è un vento catabatico di provenienza est/nord-est, che soffia con particolare intensità specialmente verso l’Alto e Medio Adriatico e verso alcuni settori dell’Egeo e del Mar Nero in presenza di forti gradienti barici tra continente e mare. L’aria artica continentale, relativamente densa e secca, scende al Mediterraneo da più varchi (“porte”) sull’Adriatico: quella che interessa il Triveneto in particolare fluisce attraverso la cosiddetta “porta di Postumia” (una depressione della catena alpina nelle Alpi Giulie, tra l’altopiano del Monte Nanos e il gruppo del Monte Nevoso, considerata la porta della bora per antonomasia) e investe particolarmente il settore triestino, per poi interessare in modo attenuato una fascia limitata a nord ovest dal Monfalconese e a sud est dalla parte settentrionale dell’Istria bianca.
GORIZIA: La meno considerata
Il nome italiano Gorizia deriva dal sostantivo slavo gorica (leggi gorìza), diminutivo di gora (monte), e significa collina. Toponimi di origine slava sono comuni anche ad altre località sud-orientali della Bassa Friulana – es.: Goricizza (frazione di Codroipo, UD), Gorizzo (frazione di Camino al Tagliamento, UD), ecc. – e stanno ad indicare il ripopolamento della zona ad opera di genti slave dopo le devastanti incursioni degli Ungari (IX secolo).
STORIA: Età antica
Più o meno nell’area dove attualmente si trova la città di Gorizia sorgevano, fin dal I secolo a.C., due centri abitati romani di modesta entità, Castrum Silicanum da cui trasse origine il villaggio di Salcano, oggi Solkan, un sobborgo di Nova Gorica (Slovenia); e Pons Aesontii o (Pons Sontii), attuale località Mainizza, come indicato sulla Tabula Peuntingeriana, dove sorgeva una mansio sulla via Gemina, nel punto in cui attraversava il fiume Isonzo e che collegava l’Italia alla provincia norica. Una teoria degli studiosi è che nella zona era situata, 3400 anni fa, Noreia, capitale del Norico.
Durante il regno di Enrico II (1304–1323) l’abitato, che ormai aveva acquisito delle connotazioni tipicamente urbane, ottenne il rango di città. Nei primi decenni del secolo successivo, l’assorbimento del Principato patriarcale di Aquileia da parte della Repubblica veneta, indusse i conti di Gorizia ad adottare una politica di convivenza cavalcando su due staffe diametralmente opposte, da un lato quella imperiale degli Asburgo mentre dall’altra dovettero, caduto il Patriarcato, richiedere al doge l’investitura feudale (1424) per i territori comitali concessi in precedenza al Conte dal Patriarca. Con tale atto essi si ritrovarono nell’ambigua posizione di vassalli della Serenissima, Stato successore del Patriarcato, per quanto riguardava alcuni feudi friulani oltre l’Isonzo, e vassalli dell’Imperatore per quanto concerneva i territori storicamente costituenti la Contea. Nel 1455 vennero incorporati a Gorizia, mediante l’estensione dei privilegi cittadini, anche i quartieri non murati della zona meridionale (la cosiddetta Città bassa), abitati in parte da sloveni.
IL DUOMO DI GORIZIA
PEr santi aquileiesi Ilario e Taziano ed elevato al rango di cattedrale nel 1752, è il principale edificio ecclesiastico di Gorizia. Deriva da una chiesetta, anch’essa intitolata ai due santi, eretta probabilmente a cavallo tra il XIII ed il XIV secolo e successivamente incorporata alla vicina cappella di Sant’Acazio.
PIAZZA DELLA VITTORIA
Piazza della Vittoria, la più ampia della città, su cui si affaccia la Chiesa di Sant’Ignazio. Troviamo anche la Casa Torriana, di origine cinquecentesca, oggi sede della Prefettura. Fra i molti ospiti illustri che vi abitarono, ci fu anche Giacomo Casanova, che vi soggiornò nel 1773. Al centro della Piazza si trova la Fontana del Nettuno, eseguita verso la metà del 1700 dal padovano Marco Chiereghin su progetto di Nicolò Pacassi, mentre davanti alla Chiesa di Sant’Ignazio si trova la Colonna di Sant’Ignazio, donata dal Conte Andrea di Porcia e qui collocata nel 1687.
INDICE (Per i più pigri)
1-IL TERRITORIO
3-LA STORIA DEL FRIULI-VENEZIA GIULIA
5-LE PROVINCE
7-LINGUA
9-ECONOMIA
11-CIBO
13-UDINE
15-PORDENONE
17-TRIESTE
19-GORIZIA
Published: May 14, 2018
Latest Revision: May 14, 2018
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