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ALICE_CASTELLAN_PLATONE

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La vita di Platone

Platone nacque ad Atene nel 428 a.C. da una famiglia di solide tradizioni nobiliari.

Intorno al 408 a.C. incontrò Socrate, che diventerà il suo maestro e ispirerà la sua riflessione filosofica.

La morte di Socrate fece perdere a Platone la fiducia nella possibilità di impegnarsi nella politica ateniese e, così, iniziò a viaggiare e andò a Siracusa.

Nel 387 a.C. ritornò ad Atene fondò l’Accademia e scrisse i primi dialoghi.

Dopo alcuni viaggi, nel 360 a.C. ritornò definitivamente ad Atene e si dedicò alla revisione dei suoi scritti fino alla sua morte, avvenuta nel 348 a.C..

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Il contesto storico

Nel corso della sua lunga vita Platone assiste all’inesorabile declino di Atene, che è anche declino delle sue istituzioni democratiche e della sua centralità culturale. In pochi decenni la città si trova indebolita sia sul fronte esterno sia su quello interno. Nel 404 a.C. le istituzioni democratiche vengono sostituite da un governo autoritario imposto da Sparta (“governo dei Trenta tiranni“) che nel 403 a.C. viene soppiantato da un nuovo governo democratico, il quale non riesce a far risollevare la città.

Inoltre, in questo periodo, avviene la morte di Socrate, che spinge Platone a disegnare i contorni di uno Stato ideale in cui regni la giustizia e possano ritrovare spazio i valori morali esaltati dal suo maestro.

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Le basi filosofiche

Il pensiero di Platone è orientato a fornire i principi per concepire l’esistenza umana sulla base della razionalità del sapere filosofico e risente del pensiero di Socrate, che ispira una nuova concezione dell’educazione.

Platone osserva che le cose di cui facciamo esperienza attraverso i sensi sono manifestazioni concrete di idee o concetti unitari e, secondo lui, le idee sono l’essere vero, perfetto e incorruttibile, mentre la realtà sensibile ne è una copia imperfetta e mutevole. In altre parole, egli è convinto che la realtà si divida in due grandi “regioni”: il mondo delle idee e il mondo sensibile. Questa prospettiva dualistica viene concepita da Platone come composto di una parte materiale e di una spirituale: il corpo e l’anima.

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I principi pedagogici

Dal dualismo platonico derivano due importanti principi pedagogici:

la convinzione che la conoscenza sia reminiscenza, cioè ricordo

L’idea che l’anima si divida in tre parti; una concupiscibile, sede dei desideri e delle passioni, una irascibile, sede dell’impulsività e del coraggio, e una razionale, sede della ragione. Mentre le prime due parti spingono la persona verso le esperienze dei sensi, la terza cerca di guidarla verso la conoscenza e la rettitudine morale, proprio come farebbe un auriga alla guida di un crocchio trainato da due cavalli focosi e ribelli.

Il fine dell’educazione consiste dunque nel dominio dell’anima razionale su quelle concupiscibile e irascibile, ovvero nel dominio della ragione sui sensi e sulle passioni terrene.

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Il mito platonico del carro alato

Per far comprendere più agevolmente la natura dell’anima Platone ricorre a un mito.

Egli descrive dunque l’anima come una biga trainata da una coppia di cavalli alati (uno nero e uno bianco) guidati da un auriga: il cavallo bianco è buono e obbediente, quello nero, invece, è recalcitrante; quindi all’auriga spetta il difficile compito di dominarli e guidarli facendo in modo che non si ostacolino l’uno con l’altro.

I due cavalli del mito rappresentano i due elementi irrazionali o passionali dell’anima: il cavallo bianco

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