TI RACCONTO UNA FAVOLA by Rosetta - Illustrated by Classi: I C - I D - Anno scolastico 2017/18 - Ourboox.com
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TI RACCONTO UNA FAVOLA

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Artwork: Classi: I C - I D - Anno scolastico 2017/18

  • Joined Nov 2017
  • Published Books 1

IL GATTO E IL TOPO

 

Un giorno un vecchio gatto, cacciato dal suo rifugio perché era molto fastidioso e non riusciva a catturare i topi, camminava solo e triste nella campagna, mentre mille pensieri gli affollavano la mente perché non sapeva quale sarebbe stato il suo destino.

Quando si fece buio e iniziò a piovere, ormai stanco e affamato, si riparò sotto un albero, senza accorgersi che nelle vicinanze un topo  stava raccogliendo delle provviste. Pensando di essere da solo, incominciò a piangere e a lamentarsi, in quanto si era convinto che in quelle condizioni non sarebbe sopravvissuto a lungo.

Il topo, pur essendosi inizialmente spaventato, si fermò ad ascoltare e provò pietà per l’infelice gatto, perciò si fece coraggio e lo invitò ad entrare nella sua tana. Il gatto, sorpreso da quell’invito, accettò di buon grado.

Dopo che ebbero mangiato, il topo chiese al gatto: «Perché sei triste? Non hai una casa?»

Il gatto rispose: «Una volta abitavo con altri gatti in una fattoria, ma loro mi hanno mandato via perché mi consideravano fastidioso ed inutile.»

il topo, allora, disse : «Io non ti trovo fastidioso; se vuoi, puoi abitare qui con me.»

Il gatto commosso rispose: «Grazie mille per l’aiuto che mi offri; ti prometto che non te ne pentirai.»

 

Gli amici veri ti stanno vicino nel momento del bisogno, ti accettano per come sei e ti capiscono sempre.

 

Maria Guidace
Alessia Hurbanov
Francesca Speranza
 
                                                                                                                                                                  
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IL CAVALLO IMPERTINENTE

 

Un cavallo forte e superbo si divertiva a prendere in giro e ad umiliare una mosca per la sua debolezza e per la sua statura.  La mosca, che solitamente stava seduta sulla sua coda, sopportava pazientemente, finché un giorno non decise di vendicarsi.

L’occasione le si presentò quando il cavallo si recò all’ippodromo per partecipare ad una gara importante.

La mosca, dopo aver elaborato un suo piano, lo seguì e, nel momento in cui il cavallo correva sulla pista, ammirato da tutti gli spettatori, si poggiò su di lui e cominciò a solleticargli le zampe per farlo rallentare.

Il cavallo, infastidito da quel solletico, si girò per vedere chi glielo stesse procurando, ma fu proprio in quel momento che, dovendo saltare un ostacolo, non se ne accorse e lo urtò violentemente finendo disteso sulla pista.

La mosca rise a crepapelle e, prima di volare via, gli disse: «Ricordati che chi fa del male paga prima o poi.»

 

Domenico D’Agostino
Francesco Nirta
Leonardo Primerano
 

 

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IL CANE E IL GATTO

In un prato viveva un gatto talmente timido che non riusciva ad avere amici. Aveva solo un collarino a cui teneva molto.

Un giorno arrivò  un cane dall’aria un po’ spavalda, il quale, vedendo il  gatto solo soletto, gli disse: «Ciao, vuoi essere mio amico?» Il gatto, dopo aver riflettuto un po’, rispose: «Si, perché no!»  Così il cane e il gatto giocarono a lungo e, alla fine, si scambiarono la promessa di incontrarsi il giorno  seguente.

Il  cane ritornò dall’amico e insieme trascorsero molto tempo.

Prima di andare via, però, il cane, che aveva notato il bellissimo collarino, domandò al gatto: «Chi  te  l’ha regalato?» Il gatto rispose: «Me l’hanno regalato i miei padroni e non vogliono che  io  lo perda.»

Il cane cercò di convincere il gatto a toglierselo dal collo, affinché lo  potesse vedere bene da vicino, ma, siccome il gatto si rifiutava di farlo, improvvisamente con una zampata glielo sfilò e corse via, lasciando  l’amico in lacrime.

Il  gatto  allora  tornò  a  casa con l’animo molto triste, perché sapeva che avrebbe dato un grande dispiacere al suo  padrone. Egli, infatti lo sgridò per  aver  perso il collarino e lo  punì lasciandolo senza cibo. Il gatto allora  pensò: «Meglio  stare  soli  che  male  accompagnati.»

Aurora  Maesano
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IL CORVO E IL GUFO

 

Un corvo, appollaiato sulla ringhiera di un balcone, si godeva il fresco della sera.

Ad un tratto un forte vento gli fece perdere l’equilibrio ed egli, cadendo, andò a sbattere sul davanzale della finestra di una cantina. Dopo che si fu ripreso dal colpo, volò all’interno  per ripararsi dal vento, ma, poiché la cantina era buia, finì dritto in una gabbia di cocoriti e vi rimase intrappolato. Per farsi coraggio diceva a se stesso: « Che sfortuna rimanere intrappolato, ma, siccome sono molto agile e intelligente,  uscirò presto da qui!» In realtà non fu così, perché, nonostante tutti gli sforzi, non riuscì a liberarsi. Stava ormai per rassegnarsi, quando improvvisamente nel buio apparvero due grandi occhi luminosi: era un gufo pauroso che abitava in quella cantina. «Ciao, corvo!» disse il gufo «A quanto pare, ti trovi in una brutta situazione! Io posso aiutarti ad uscire dalla gabbia e, se tu poi vorrai essere gentile con me, mi ricambierai il favore.»

«Cosa dovrei fare?» chiese il corvo. Il gufo precisò: «Dovrai essere mio amico e accompagnarmi in un viaggio nella foresta. Sai, io sono sempre stato molto solo e pauroso e non mi sono mosso mai da qui, ma ora vorrei conoscere luoghi nuovi.» Il corvo accetto di buon grado la proposta e, dopo che fu liberato, volò insieme al gufo verso la foresta.

Morale: chi trova un amico trova un tesoro.

 

Leonardo Primerano
Giuseppe Romeo
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LA TARTARUGA E L’ELEFANTE

 

In una foresta un grosso elefante si divertiva a prendere in giro una piccola tartaruga, per la sua statura e lentezza.

Un giorno la tartaruga si stufò del comportamento dell’elefante e gli disse: « E’ vero, sono piccola e lenta, ma anche tu, che sei grande e grosso, sei lento come me!» Detto questo la tartaruga sfidò l’elefante ad una gara: avrebbero dovuto attraversare la foresta e superare gli eventuali ostacoli che si fossero presentati durante il loro cammino.

L’elefante accettò e così partirono, ma durante il percorso incontrarono un sentiero molto stretto, ai cui margini vi erano alberi bassi e fitti cespugli.

Il grosso elefante, impedito dalla sua grande mole, non poté percorrerlo e dovette trovare un’altra via, mentre la tartaruga passò con molta facilità.

Dopo poco tempo la piccola arrivò al traguardo, ma dovette aspettare a lungo che arrivasse anche l’elefante.

Allora, la tartaruga, sicura di sé di fronte al pachiderma, esclamò: «Ora sai che non è importante essere grandi e grossi per raggiungere ciò che si vuole: anche i grandi possono incontrare delle difficoltà.»

 

Margherita Dicembre
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LA VOLPE E LA GALLINA

 

In una grande fattoria viveva una gallina che da tempo veniva perseguitata da una volpe. Per questo motivo il padrone decise di mandarla nella vicina fattoria di alcuni suoi amici, dove visse serena e spensierata per qualche tempo.

Un giorno, infatti, la volpe, passando per caso davanti alla fattoria, vide la gallina tutta sola in mezzo all’aia e la riconobbe. Si avvicinò con aria minacciosa e l’acchiappò dicendole: «Ora ti sbranerò e non lascerò nemmeno una piccola parte del tuo corpo.»

La gallina pensò che non avrebbe avuto scampo, ma subito le venne un’idea: avrebbe cercato di ingannare la volpe, perciò le disse: «Ad una volpe affamata come te non basterebbe certo una gallina e, per di più, piccola come me!»

La volpe sentendo questo, rimase perplessa e le chiese: «Perché ce ne sono altre?» La gallina prontamente rispose: «No, ma fra due giorni non sarò più sola.» Quindi, la volpe, pur essendo affamata, la lasciò andare sperando che dopo due giorni avrebbe potuto mangiare molte galline. Passarono i due giorni e la volpe ritornò alla fattoria, non vedendo l’ora di saziarsi a volontà, ma l’unica cosa che poté assaggiare fu il bastone del padrone.

Allontanandosi in tutta fretta, allora, pensò che sarebbe stato meglio accontentarsi di poco e non rimanere a pancia vuota avendo desiderato di più.

 

Davide Pedrini  –  Giuseppe Gliozzi  –  Vincenzo Iemma

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IL TORO E IL TOPO

 Un toro, di nome Carl, si vantava sempre per la sua grandezza e bellezza.

Un giorno però incontro un topo e, siccome aveva paura dei topi, se ne scappò subito, rompendo la staccionata e sbattendo contro un muro.

Il topo si avvicinò e gli chiese: «Ti sei fatto male ?» Il toro rispose: «Non mi sono fatto niente, grazie!»

Carl, in seguito al tremendo colpo, si dimenticò della sua paura e anzi fece amicizia col topolino.

I due stavano bene insieme  e si divertivano molto. Dopo un po’, però il toro si ricordò di avere paura dei topi e, quando un giorno incontrò  il suo amico,  non riuscì ad avvicinarsi a lui.

Allora il topolino gli chiese: «Ma cosa c’è Carl, non vuoi essere più mio amico?»

Carl rispose: «Si, lo vorrei, ma la paura mi costringe a stare lontano da te.»

Il topo gli ricordò di come lui si vantasse di essere forte e potente ed aggiunse che poteva stare tranquillo perché non gli avrebbe mai fatto del male.

Il toro pensò che il topolino avesse ragione e che forse, rimanendo amici, avrebbe anche potuto superare la sua paura e godere della confidenza di un vero amico, perciò tornarono amici come prima e passarono molto tempo insieme.

Il topo lo aiutò a superare la paura, anche  nei confronti degli altri topi e rese la sua vita più bella e felice.

 

La morale della favola insegna che l’ amicizia vera e disinteressata può cambiare la nostra vita.

 

                                                                                                                       Pasquale De Masi
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LA MUCCA E IL PAPPAGALLO

 

In una fattoria un pappagallo si vantava delle sue piume e derideva una mucca per il suo aspetto fisico. La mucca gli diceva: «Non deridere gli amici perché tutti possiamo avere bisogno degli altri.» Il pappagallo faceva finta di non sentire.

Un giorno, nella fattoria arrivò un corvo che, invidioso delle piume del pappagallo, cercò in tutti i modi di strappargliele, ma, poiché non riuscì a prenderle,  decise di tendergli una trappola. Prese delle liane e le legò con il becco, fin quando non formò una rete che fissò ai tronchi di due alberi. Poi andò dal pappagallo e gli disse: «Ciao bel pappagallo, ho incontrato un uccello che pensa di essere il più bello di tutti. Perché domani non vieni con me, così gli fai vedere chi è veramente il più bello. Vuoi venire?» Il pappagallo rispose: «Certo che vengo! Io sono il più bello e nessuno può dire il contrario.»

La mucca, che era un po’ più distante e aveva ascoltato tutto, disse al pappagallo: «Non fidarti di lui: è molto invidioso delle tue piume. Ti tenderà una trappola, non andare!»

Il pappagallo, come sempre, non ascoltò la mucca e continuò a deriderla.

Arrivò il giorno seguente e i due s’incontrarono all’inizio della foresta. Il  corvo indicò al pappagallo un punto preciso di quel luogo e disse: «Fermati tra quei due tronchi: è lì che ti raggiungerà l’uccello vanitoso.» Il pappagallo fece ciò che gli era stato detto, ma cadde nella  trappola. Disperato implorò il corvo: «Non puoi lasciarmi qui, liberami per favore!», ma Il corvo, tutto contento, non rispose e volò via dai suoi amici che, avendo visto tutta la scena, si misero a deridere il malcapitato.

La  mucca, sentendo le grida del pappagallo,  andò da lui e, grazie alla sua forza, riuscì a  liberarlo.

Il pappagallo, rivolto alla mucca, disse: «Grazie a te ho capito non solo l’importanza dei veri amici, ma ho anche imparato che ciò che conta veramente è la bellezza interiore e non quella esteriore.»

 

                                                                      Aurora Maesano
                                                                Maria Pia Michelizzi
                                                                Margherita Dicembre
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IL MARTIN PESCATORE

 

Sulla sponda di un fiume vivevano dei Martin pescatori. Essi erano molto bravi a pescare e, poiché ormai l’inverno era alle porte, si davano un gran daffare per accumulare molte provviste.

Tra tutti, però, ce n’era uno che era molto pigro e se ne stava appollaiato su un ramo a dormire.

Ogni giorno i suoi amici gli ripetevano: «Meglio che inizi a catturare le tue prede. Non aspettare gli ultimi giorni: il pesce comincia a scarseggiare!» Ma lui ogni volta ribatteva: «C’è ancora tempo, non preoccupatevi!»

Due giorni prima che arrivasse l’inverno, il Martin pescatore si ritrovò senza provviste.

Quando si lanciò in acqua per prendere qualche pesce, si accorse che non ce n’erano più. Così passò i primi giorni dell’inverno senza mangiare.

Avrebbe voluto chiedere aiuto ai suoi amici, ma non ebbe il coraggio di farlo perché si ricordò di quello che essi gli avevano detto. Ormai era diventato così debole da non riuscire a catturare nemmeno un insetto.

Gli altri Martin pescatori provarono compassione per il loro compagno, perciò per quella volta lo perdonarono e divisero con lui un po’ delle loro provviste.

Allora, egli commosso disse: «Grazie, amici, la prossima volta vi ascolterò!» Essi risposero: «Per questa volta ti aiutiamo, ma ricordati che chi dorme non piglia pesci.»

 

Giuseppe Gliozzi
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IL GALLO E LA VOLPE

Un gallo abitava in una casa in mezzo al bosco insieme ai suoi amici.

Un pomeriggio d’inverno, mentre stava appollaiato su un albero, vide una volpe malnutrita e stanca che andava in cerca di cibo e riparo per la fredda notte e, impietosito le disse: «Se non ci mangerai, io ti ospiterò e ti darò da mangiare nella mia casa fin quando non ti sarai ripresa.»

La volpe prima di rispondere ci pensò un po’, ma aveva poche forze per non accettare la proposta del gallo, perciò rispose: «Ti ringrazio molto, accetto la tua proposta e prometto che non vi farò del male.»

Il gallo e la volpe si incamminarono verso la casa del gallo, ma, quando arrivarono, gli altri galli si infuriarono con l’amico perché erano sicuri che la volpe li avrebbe mangiati. Egli li tranquillizzò dicendo che la volpe non li avrebbe mangiati. Gli altri non si lasciarono convincere e decisero che la volpe avrebbe dormito fuori e che le avrebbero dato qualche coperta affinché non sentisse freddo.

La volpe accettò le coperte e andò a ripararsi accanto alla porta. Il mattino seguente il gallo, preoccupato per lei, andò a cercarla, ma la trovò morta per il freddo; allora si pentì di essersi offerto di aiutarla e pensò che sarebbe stato meglio se le avesse lasciato cercare il riparo da sé.

Il gallo, da quel giorno, pensò che è meglio contare sulle proprie e non affidarsi ciecamente agli altri.

Francesca Pia Varacalli
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IL LEOPARDO E IL LEONE

 

Era una bella giornata di sole e il leone, come era solito fare, si vantava della sua forza davanti  agli animali della foresta.

Un leopardo, stanco della sua vanità, gli disse: «Tu che sembri essere il più  possente, perché non sfidi me?»

Il leone si mise a ridere perché mai un leopardo era stato in grado di uccidere un leone e con tono arrogante rispose: «Tu sfidi me che sono il più  forte? Oh, di certo perderai!»

Il leopardo non mostrò alcun timore e propose di confrontarsi la stessa sera.

Giunti nel luogo stabilito, si misero uno di fronte all’altro e iniziarono a combattere.

Il leone, che era  più  forte, stava avendo la meglio sul leopardo, quando, ormai sicuro di vincere, si lasciò distrarre dalle lodi di una leonessa.

Fu proprio in quel momento che il leopardo, approfittando del momento favorevole, con un balzo addentò il collo del leone e lo ferì gravemente.

Il leone cadde a terra e con un ultimo respiro disse: «Ho riso troppo di te ed ora, per la mia vanità, mi ritrovo qui a morire!»

Chiara Iozzo
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LA MUCCA E IL CERVO

 

Un giorno una mucca, che si era stancata di pascolare nel solito prato, pensò di andare alla ricerca  di erba migliore. Camminò a lungo e, senza accorgersene, si allontanò troppo finendo al limitare di un bosco, dove fu fermata dal rumore assordante degli spari di alcuni cacciatori. Molto spaventata, era sul punto di andarsene, quando sentì dei lamenti che provenivano da un cespuglio; allora, si fece coraggio,  si avvicinò e trovò un cervo con le corna impigliate fra i rami e una zampa ferita.

La mucca aiutò il cervo a liberare le corna dai rami e poi lo trascinò fino al ruscello perché potesse lavare la ferita.

Subito dopo il cervo si riprese e ringraziò la mucca per l’aiuto che gli aveva dato.

Diventati buoni amici, la mucca disse al cervo: « Vuoi venire con me nella fattoria del mio padrone, così potrai curarti meglio?» Il cervo le rispose: «Grazie, amica mia, accetto volentieri!»

I due  amici vissero insieme nella fattoria per lungo tempo, al sicuro dai cacciatori.

 

Morale della favola: Nei momenti di difficoltà si apprezzano molto la bontà d’animo, la generosità e l’altruismo di coloro che offrono il loro aiuto.

 

Andrea  Franceschetti
Ferdinando  Coluccio
Davide  Nastasi
                                                                                                            Pasquale De Masi
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LA LEPRE E LO SCOIATTOLO

Un giorno una lepre, che stava saltellando nel bosco in cerca di cibo, fu notata da alcuni cacciatori. Lei spaventata si mise a correre a perdifiato, fino a quando non giunse ad un ruscello. Non sapendo nuotare, dovette fermarsi per trovare un’altra via di fuga, ma, prima che potesse riprendere la corsa, i cacciatori la catturarono e la rinchiusero in una gabbia di legno.

Uno scoiattolo che passava di là, vedendo la povera lepre rinchiusa, le disse: «Come sei finita in gabbia?»

La lepre rispose: «Mi hanno catturato i cacciatori. Puoi aiutarmi ad uscire?»

Lo scoiattolo le disse di sì e chiamò alcuni suoi amici che lo avrebbero potuto aiutare a liberare la lepre. Arrivarono un picchio e un ghiro che si misero immediatamente all’opera: il piccolo roditore cercava di distrarre i cacciatori, mentre il picchio beccava con forza le sbarre della gabbia.

Quando finalmente la gabbia si aprì, la lepre riconoscente ringraziò lo scoiattolo e i suoi amici e insieme scapparono lontano dai cacciatori

 

Morale: Chi trova un amico trova un tesoro.

 

Alessia Hurbanov –  Giada Colacresi
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