Psicologia
(da “psiche” : anima e “logos” : discorso/studio)
La psicologia è la scienza che studia il comportamento e i processi
cognitivi dell’essere umano.
Essa, in quanto scienza utilizza un metodo scientifco o sperimentale. Il
metodo è ciò che ci permette di raggiungere un obbiettivo.
I quattro principali metodi di ricerca utilizzati sono:
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L’osservazione
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Il metodo sperimentale
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Il metodo clinico
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L’inchiesta
VITA
Lo psicologo e pedagogista Jean Piaget nacque a Neuchâtel nel 1896 e morì a Ginevra nel 1980.
Durante la sua carriera si iniziò ad interessare prima alla filosofia e successivamente alla psicologia e alla psicoanalisi. Egli lavorò presso il laboratorio di psicologia sperimentale di Binet e, affiancato da Simon cominciò ad occuparsi di test mentali.
Nei risultati ottenuti da essi Piaget iniziò ad interessarsi non tanto alle risposte giuste delle varie prove (aspetto quantitativo), ma piuttosto a quelle errate, per scoprire i meccanismi qualitativi che sono alla base del funzionamento della mente.
Nel 1921 fu chiamato da Edouard Claparède a Ginevra all’istituto Rousseau, dove svolse ricerche sullo sviluppo infantile che diedero origine ad importanti pubblicazioni.
Piaget inoltre, attraverso la minuziosa osservazione dei suoi tre figli, raccolse una grande quantità di dati che elaborò in importanti pubblicazioni sul pensiero del bambino nella prima infanzia, tra le quali ricordiamo: “La nascita dell’intelligenza nel bambino” (1936).
L’EPISTEMOLOGIA GENETICA
La figura di Jean Piaget è molto importante per la psicologia dell’età evolutiva. È stato lui infatti a introdurre l’epistemologia genetica, disciplina che studia le corrispondenze tra gli stadi dello sviluppo del pensiero del bambino e l’affermarsi nel corso della storia di forme di pensiero più evolute.
Inizialmente l’interesse di Jean Piaget non è rivolto verso i bambini, ma a poco a poco egli si rende conto che è possibile studiare il passaggio da forme poco evolute di conoscenza a forme più complesse osservando le varie fasi dello sviluppo intellettuale di questi ultimi. Per Piaget anche l’ambiente svolge il suo ruolo fondamentale in quanto i condizionamenti che da esso derivano concorrono a determinare le idee e a formare la conoscenza, che è dunque vista come un concetto dinamico indissociabile dall’interazione soggetto-ambiente.
Il metodo utilizzato da Piaget per studiare i bambini non consiste, a differenza dei suoi predecessori, nell’osservazione del soggetto o nella somministrazione di test, ma si basa sul fatto di lasciare parlare il bambino in modo che l’indagine psicologica si presenti come una conversazione. Egli introduce dunque il metodo clinico, che ha come obiettivo quello di evidenziare i ragionamenti del bambino quando si deve confrontare con situazioni di diversa difficoltà.
IL SUO PENSIERO
Il pensiero di J. Piaget, continua a rimanere un punto fermo per la comprensione dello sviluppo mentale del bambino, argomento a cui egli ha dedicato decenni di ricerca. Secondo lui, infatti, esiste una stretta correlazione tra sviluppo somatico e mentale, essa si basa su due processi continuamente interagenti tra loro: l’adattamento e l’organizzazione.
Il bambino fin dalla nascita, è fondamentalmente un “esploratore”, un soggetto attivo di ricerca che si rapporta con l’ambiente sulla base di due processi: l’assimilazione e l’accomodamento.
L’assimilazione è il processo mediante il quale le nuove esperienze e le nuove informazioni vengono assorbite e poi elaborate in modo da adattarsi alle strutture già esistenti.
L’accomodamento è il processo fondamentale che comporta la modificazione delle idee o delle strategie, a seguito delle nuove esperienze.
Il bambino mentre si adatta al mondo, costruisce i propri schemi mentali, rendendoli sempre più complessi.
GLI STADI DELLO SVILUPPO COGNITIVO SECONDO PIAGET
Nello sviluppo del bambino sono presenti quattro stadi o periodi di crescita intellettiva, aventi diversi livelli di funzionamento cognitivo che si sviluppano durante il corso della vita. L’ordinamento di questi stadi è fisso e universale, malgrado si rilevino delle differenze individuali determinate da fattori culturali e ambientali. Ciascuno stadio presume l’esistenza di una particolare organizzazione psicologica e il passaggio da uno stadio all’altro dipende dall’età e varia da un bambino all’altro. Ogni stadio è diverso dal precedente, èpoichè presenta caratteristiche e regole precise.
I Stadio: STADIO SENSOMOTORIO (dalla nascita a due anni circa)
Il termine sensomotorio indica l’agire del bambino mediante schemi basati sulla percezione (senso) e il movimento (motorio). Gli schemi sono delle strategie messe in atto dal soggetto per conoscere il mondo e agire su di esso.
All’interno di questo stadio sono presenti caratteristiche peculiari quali l’intenzionalità e il pensiero rappresentativo.
Nel primo caso il bambino si rende conto di essere soggetto e si differenzia dalla realtà che è oggetto, nel secondo invece, il bambino diventa capace di rappresentare mentalmente le azioni prima di compierle, ossia inizia a pensare e di conseguenza a riflettere. In questo stadio appare l’animismo, in quanto il soggetto crede al pensiero magico della realtà, attribuendo un’anima a tutte le cose; appare inoltre il concetto d’imitazione differita in cui si imita ciò che fanno gli adulti pur non vedendoli ed infine la permanenza dell’oggetto in cui il bambino capisce che un oggetto permane anche se non lo vede.
Lo stadio sensomotorio si divide a sua volta in sei sottostadi, essi sono:
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l’esercizio dei riflessi (il neonato esplora il mondo utilizzando riflessi innati come schemi di assimilazione);
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le reazioni circolari primarie (il lattante nei mesi successivi combina tra loro più schemi sensomotori);
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le reazioni circolari secondarie (il lattante ripete le azioni che hanno prodotto risultati interessanti nel mondo esterno, differenziando il proprio corpo dagli oggetti e agendo in vista di uno scopo);
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la coordinazione delle reazioni circolari secondarie (il lattante impara a coordinare due schemi sensomotori di cui uno funge da mezzo e l’altro da fine, l’azione diviene pienamente intenzionale);
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le reazioni circolari terziarie (il bambino compie una o più azioni con lo scopo di scoprirne l’effetto);
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l’invenzione di mezzi nuovi mediante combinazioni mentali (il bambino sviluppa il pensiero rappresentativo, cioè si rappresenta mentalmente le azioni da compiere prima di fare qualcosa)
II Stadio: STADIO PREPARATORIO (dai due ai sei-sette anni)
In questo stadio il bambino, pur avvalendosi dell’immaginazione, non sa compiere operazioni mentali reversibili. Infatti in questo fase si ha la mancanza del concetto di conservazione e di reversibilità.
Nel primo caso si intende un concetto in cui un oggetto non cambia né di forma né di contenuto, pur cambiando la sua disposizione nello spazio. (esempio delle monete).
Nel secondo caso indica il concetto secondo il quale il bambino non è in grado di compiere ragionamenti inversi o contrari (esempio dei due fratelli).
Nello stadio preparatorio si sviluppa inoltre l’egocentrismo (“io al centro del mondo”) che consiste nella difficoltà a valutare oggetti e situazioni dal punto di vista altrui, esso è totalmente diverso dall’egoismo in quanto quest’ultimo è intenzionale.
III stadio: stadio delle OPERAZIONI CONCRETE (dai sei-sette ai dodici anni)
In questo stadio il bambino riesce a compiere operazioni mentali reversibili, basate su fatti concreti.
Il bambino compie due tipologie differenti di ragionamento:
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ragionamenti di seriazione: nei quali il bambino è in grado di mettere in serie determinati oggetti,
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ragionamenti di classificazione: il bambino è in grado di classificare oggetti che hanno caratteristiche comuni.
IV stadio: stadio delle OPERAZIONI FROMALI-ASTRATTE O DEL RAGIONAMENTO IPOTETICO-DEDUTTIVO ( dai 11-12 anni in poi)
In questo stadio il ragionamento diviene astratto e si basa su ipotesi, cioè sull’enunciazione puramente verbale dei problemi. Inoltre si sviluppa la personalità del ragazzo, attraverso lo sviluppo di principi e ideali. I progressi realizzati nel pensiero comportano trasformazioni della personalità dell’adolescente che comincia a riflettere sul proprio futuro, sui valori e le tradizioni della propria cultura. Quest’ultimo stadio corona tutti e tre gli stadi precedenti.
IL GIOCO
Il gioco è quella attività ludica finalizzata al piacere che essa produce e non al raggiungimento di un fine o uno scopo. Un gioco senza regole non si può può definire gioco, esso secondo Piaget serve sia allo sviluppo sensomotorio, sviluppo intellettivo e sviluppo delle relazioni sociali. Ad ogni stadio dello sviluppo cognitivo corrisponde un determinato gioco.
I stadio: Gioco di ESERCIZIO
In questo stadio emerge la figura del lattante o infante che si diverte a ripetere azioni per il puro gusto di farlo. Sono esempi di gioco di esercizio del lattante: scuotere oggetti per vedere cosa succede, osservare il movimento delle proprie mani, toccare, mettere in bocca degli oggetti e giocare con la propria voce.
I giochi di esercizio non interessano solo lo stadio sensomotorio, ma possono anche riguardare comportamenti complessi dell’adulto, come il gioco delle parole crociate.
II stadio: Gioco SIMBOLICO
Il gioco simbolico deriva dal significato di simbolo, ovvero la rappresentazione di un concetto astratto attraverso un qualcosa di concreto.
In tale gioco si introduce la rappresentazione simbolica, ossia il bambino immagina o si rappresenta mentalmente per quello che vorrebbe essere. Inoltre egli comincia ad imitare l’adulto introducendo una funzione catartica o della catarsi, cioè una funzione di purificazione, ad esempio una bambina che gioca con le bambole riproduce la propria vita, ma correggendola a suo piacimento, rivive così tutti i suoi piaceri e i suoi conflitti ma li risolve e li compensa completando la realtà grazie all’immaginazione. Per gioco simbolico si intende quella rappresentazione dello stadio preparatorio in cui il bambino immagina e rappresenta, mediante una finzione, situazioni che sono assenti. Per esempio il bambino sale a cavalcioni su una scopa e si mette a saltellare come se fosse su un cavallo. La scopa rappresenta il cavallo diventandone il simbolo e i saltelli indicano simbolicamente una sfrenata corsa nella prateria. Attraverso tali giochi i bambini si immedesimano in vari personaggi e potenziano la propria fantasia, oltre che le proprie capacità di osservazione.
III stadio: Gioco di REGOLE
In questa fase il ragazzo comincia a comprendere che un gioco è tale perché ci sono delle regole, le quali in un primo momento non vengono accettate poiché si pensa che siano delle imposizioni da parte degli adulti. Inizialmente le regole sono eteronome (imposte dai genitori) e poi diventano autonome (vengono interiorizzate e si trasferisce tutto il suo gioco di regole anche al suo vivere sociale. In tale tipo di gioco i bambini mettono alla prova la propria abilità, seguendo delle regole precise che tutti sono tenuti a rispettare. Sono giochi di regole ad esempio i giochi da tavolo (scacchi, dama, carte..). Tali attività ludiche sono di natura sociale e richiedono il superamento dell’egocentrismo, favorendo la socializzazione tra i bambini e ponendo le basi per la comprensione delle regole morali.
IV stadio: Gioco di COSTRUZIONE
Il gioco di costruzione è quel tipo di gioco che sta a metà strada tra il gioco fine a se stesso e le attività che hanno uno scopo pratico (cioè tra il gioco vero e proprio e il lavoro). Esso trae la sua forza dal desiderio del bambino di oltrepassare il piano della pura fantasia per realizzare qualcosa di concreto.
Esempio: quando il bambino, invece di rappresentare una nave con un pezzo di legno, ne costruisce una in miniatura, il gioco simbolico si trasforma in una vera imitazione dell’attività adulta.
Published: Nov 28, 2017
Latest Revision: Nov 28, 2017
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