I social: un’arma pericolosa per i più deboli
Cos’è il cyberbullismo?
Il cyberbullismo è una forma di violenza psicologica online in cui gli adolescenti più deboli vengono presi di mira dai cyberbulli, adolescenti che a loro volta vogliono apparire più forti.
Questo tipo di violenza avviene specialmente su app e social network. Molte vittime per paura non denunciano l’accaduto alla polizia postale o agli enti di controllo.
Il cyberbullismo si manifesta soprattutto tra ragazzi giovani e deboli, poco controllati dai genitori, soprattutto nell’uso del cellulare o computer, che vengono presi di mira da ragazzi coetanei o più grandi. Le “vittime” prescelte vengono maltrattate per svariati motivi: l’aspetto fisico, il colore della pelle, le scelte religiose, l’orientamento sessuale, ecc… I cyberbulli si nascondono dietro account social falsi per attirare più vittime possibili, conquistando inizialmente la loro fiducia per poi ricattarle. Non bisogna mai fidarsi di utenti sconosciuti, potrebbero rubare dati e foto personali ma soprattutto, al primo segnale di pericolo, bisogna parlarne subito con i propri genitori, amici o insegnanti.
Intervista
Abbiamo intervistato una ragazza di 12 anni, da poco trasferitasi in una nuova città, la quale ci ha confermato che la sua paura più grande è stata quella di non sentirsi accettata dai nuovi compagni di classe.
Cosa faresti se qualcun altro al posto tuo subisse cyberbullismo?
Suggerirei di ignorare i messaggi e qualora la minaccia fosse grave di denunciare l’accaduto ad un adulto.
Se ti arriva un messaggio da un utente che ti ha criticato sui social, cosa fai?
Me ne frego altamente se non si tratta di qualcosa di troppo grave.
Come eviteresti il cyberbullismo?
Non postando foto che possano scandalizzare o offendere qualcuno.
Hai mai criticato una persona per il suo modo di vestirsi o perché non segue le mode del momento?
No, perché il modo di vestirsi non deve influenzare i giudizi degli altri.
Se fossi vittima di cyberbullismo, come pensi di poter risolvere il problema?
Con l’aiuto di persone care perché sicuramente mi sentirei più sicura di affrontare il problema.
Concludendo, bisogna quindi ricordarsi sempre che per sfuggire al cyberbullismo, è necessario parlane sempre con qualcuno e se per caso si riceve un messaggio provocatorio sul cellulare o sui social, non si deve avere paura di denunciare alla polizia postale.
#Cuoriconnessi
Se qualcuno che conosci ha subito questa forma di violenza e ha paura di parlarne in famiglia, bisogna aiutarlo a parlarne con un adulto per risolvere la situazione. Ci sono molteplici associazioni che raccolgono testimonianze di cyberbullismo, come per esempio il progetto della Unieuro con #Cuoriconnessi.
Ogni anno l’Associazione CuoriConnessi, il 7 Febbraio, in occasione della giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo, sensibilizza gli studenti sulla questione e dona alle classi un libro che racconta le esperienze vissute da adolescenti vittime di cyberbullismo.
Capecci Giovanni, Celino Marco,
Del Castillo Katherine, Perrotta Martina,
Scurto Francesca, classe 2^A
I pericoli di TikTok
TikTok è attualmente l’app più scaricata al mondo, diffusissima soprattutto tra noi giovani, e spesso non ci si sofferma a pensare ai pericoli che si possono nascondere nel suo utilizzo, a maggior ragione se a frequentarlo sono bambini minori di 13 anni. Ad esempio questo social suscita l’interesse di predatori sessuali e pedofili, i quali, registrandosi ed attivando account falsi, gratuiti e anonimi, hanno accesso ad un notevolissimo catalogo di video di teenager e bambini che si mettono in bella mostra e che vogliono apparire per acquisire più consensi e Cuori (i like dei classici social) possibili. Un esempio frequente, e secondo me preoccupante, è rappresentato dal ballo effettuato da una delle migliaia di TikToker, che esegue una coreografia con un top corto o con uno short: sicuramente riceverà commenti ed apprezzamenti positivi, ma ci potrebbe essere anche qualcuno che le scriverà e la inviterà nel continuare a fare video del genere e magari ancora più spinti, esponendola al rischio di adescamento. Altri pericoli riguardano il cyberbullismo e le challenge estreme, che mettono seriamente a rischio l’incolumità psico-fisica dei giovani. Lo piattaforma sta lavorando per migliorare la sicurezza e la verifica degli account, ma le persone che compiono azioni sbagliate continueranno ad esserci, e per ora bisogna stare attenti ed evitare i potenziali rischi, segnalandoli o, se necessario, denunciandoli alla polizia postale.
Rocco Gerace
Le challenge
Il 22 gennaio scorso, una ragazza di 10 anni nel palermitano è morta per una challenge estrema organizzata su Tik Tok, famoso social network utilizzato per lo più dagli adolescenti.
Questa sfida, chiamata la Blak-Out Challenge, consisteva nel prendere una cintura e stringerla al massimo intorno al collo per testare la resistenza alla mancanza di ossigeno.
Purtroppo per la ragazza questo stupido “gioco” è risultato fatale: morta di asfissia nonostante i vari interventi di rianimazione effettuati su chiamata dei genitori.
La macabra scoperta è avvenuta nel bagno di casa, dove la ragazza aveva detto ai suoi genitori che doveva farsi una doccia. La sorellina più piccola di soli 5 anni, presumibilmente, sapeva che la sorella stava per provare questa challenge ma, vista la giovane età, non si è resa conto del pericolo.
Dopo questo tragico episodio il Garante alla Privacy ha aperto un procedimento su Tik Tok e la sua piattaforma e ha emesso una stretta ai profili dei minori under 13.
I social network che sono ormai una moda tra i ragazzi, sempre più isolati in casa a causa della pandemia, possono nascondere pericoli mortali. Vigilare sui figli non è sempre facile da parte dei genitori, spesso impegnati nel lavoro e presi dai problemi quotidiani.
Le autorità competenti dovrebbero cercare con leggi adeguate di proteggere i minori e le loro famiglie ma anche la scuola, con l’insegnamento dell’Educazione civica, può informare e porre maggiore attenzione alle reali curiosità e interessi degli adolescenti.
Martina Perrotta
L’adescamento online
L’adescamento online, in inglese “grooming”, è il tentativo di un malintenzionato di avvicinare un bambino o un adolescente per scopi sessuali.
I luoghi in cui si sviluppano più frequentemente questi avvenimenti sono le chat (anche quelle interne ai giochi online) i Social Network, le app di messagistica e i forum.
Nella fase iniziale l’adescatore condivide con il minore argomenti di esclusivo interesse di quest’ultimo (tipici esempi sono la scuola, la musica, il calcio, i videogames), ponendogli domande di interessamento volte ad armonizzarsi con i suoi interessi.
C’è poi una fase di cosiddetta “valutazione del rischio” in cui l’adescatore testa il livello di privacy nel quale sta agendo, cerca cioè di carpire informazioni come gli orari della famiglia del minore, se è solo in casa quando parla con lui, quanto è distante la sua stanza da quella dei genitori.
La fase della costruzione del rapporto di fiducia avviene con l’esplorazione di tematiche che via via diventano, se non più intime, comunque molto personali. L’adescatore può iniziare a fare regali di vario tipo alla vittima; in questa fase, può avvenire lo scambio di immagini, non necessariamente a sfondo sessuale.
L’adescatore cerca di rendere la relazione con il minore impenetrabile agli esterni: l’obiettivo è ottenere il silenzio della vittima, anche attraverso il ricatto e l’abuso psicologico, per rimanere impunito.
Nella fase della relazione sessualizzata, la richiesta di immagini o video può divenire esplicita, così come la richiesta di incontri offline. La relazione tra vittima ed abusante può avvenire anche attraverso webcam e piattaforme di live streaming.
È importante non fidarsi di persone conosciute online che si interessano alla tua vita privata. Se dovesse succedere è meglio bloccarle immediatamente interrompendo qualsiasi tipo di contatto.
In Italia si configura come reato dal 2012 (art.609 adescamento di minorenni)
a cura di:
Valeria Mascarino
Amelie Villafuerte
Mia Petagna
Milena Spalice
Fake news e distorsione della realtà
Da qualche tempo un nuovo termine è sulla bocca di tutti: “fake news”. Ovvero “notizie false”. Se ne leggono a centinaia ogni giorno e il web è una costante fornace di contenuti inventati. Il termine inglese fake news indica articoli redatti con informazioni inventate ingannevoli, resi pubblici con l’intento di disinformare o diffondere bufale attraverso mezzi di informazione.
Perché vengono diffuse le fake news?
Le ragioni per le quali vengono diffuse possono essere varie, ad esempio economiche: i cosiddetti titoli “acchiappa click”, che sfruttano le immagini per attirare attenzione, ovviamente foto false o ricavate da altri o addirittura modificate al computer.
Solitamente le pubblicità sui siti vengono pagate in base alle visualizzazione o ai click ricevuti: una notizia sensazionale attirerà un sacco di visualizzazioni e quindi un sacco di click. Per esempio la foto in cui un serpente ha inghiottito un uomo.
Altre ragioni possono essere politiche: indebolire i propri avversari per rafforzare la propria posizione e comandare l’opinione pubblica. Una fake news, soprattutto quando diventa virale, può fare questo e altro.
La prima fake news nella storia fu la finta morte di Napoleone. Da questo si può dedurre che le fake news non sono un fenomeno recente, esistono da molto. Basta considerare che ne fu vittima anche Napoleone. Il 21 febbraio del 1814 durante le guerre napoleoniche venne diffusa la notizia che Napoleone era morto e che venne ucciso dai soldati russi. La notizia risultò poi falsa, dato che Napoleone era vivo. Ciò provocò la reazione degli azionisti che il mattino seguente si precipitarono a investigare convinti che il re francese fosse morto e che il trono fosse ritornato nelle mani dei Borboni. Poco dopo la notizia venne ufficialmente smentita e i colpevoli vennero condannati. Bastò dunque una notizia falsa, diffusa tramite una lettera per mandare in tilt la più importante borsa inglese.
Come riconoscere ed evitare le fake news?
Riuscire a riconoscere una notizia falsa è importante, soprattutto se si intende condividerla, perché altrimenti non si farebbe altro che alimentare menzogne e disinformazione. Ma come fare? Innanzitutto, bisogna verificarne la fonte. Nel caso la notizia sia stata divulgata da una testata giornalistica, ad esempio, bisogna accettarsi che questa sia accreditata e lo si può fare controllando se nel footer è presente nella partita IVA (il footer è la parte finale di una pagina web in cui generalmente si trovano le informazioni rilevanti sulla proprietà del sito). Si può anche verificare chi sia il proprietario della pagina oppure da dove proviene l’immagine attraverso alcuni registri: basterà visitarli e digitare il sito web per vedere a chi è intestato ma bisogna fare attenzione ad alcune estensioni di stampa, ad esempio quelle che finiscono con .com e offrono la possibilità di nascondere i dati dell’intestatario dell’articolo, per cui questa tattica potrebbe anche non funzionare.
Google, se usato correttamente, può essere d’aiuto a smascherare le notizie false. Quando la notizia vi sembra strana, occorre andare su Google a digitare il titolo della notizia seguito dalla parola “bufala” o “fake news” oppure salvare l’immagine per poi tracciarla con Google Immagini e consultare i risultati: se si tratta di una notizia falsa qualche altro sito avrà già parlato della situazione reale molto prima.
a cura di:
Celani Leonardo
Laganà Elisabetta
Minguzzi Lorenzo
Nalbone Emanuele
Spadavecchia Evin
Intervista a Nadia Terranova, autrice del libro per ragazzi “Omero è stato qui”
In data 18 maggio 2021, le classi 2A, 2B, 1B e 3B, dell’Istituto Sinopoli, hanno intervistato la scrittrice italiana Nadia Terranova, vincitrice di diversi prestigiosi premi letterari come ad esempio il Premio Napoli e il Premio Fiesole.
Questa intervista riguarda, in particolare, uno dei suoi libri più famosi intitolato “Omero è stato qui” che racconta la storia di diversi personaggi come Ulisse e Colapesce ed è ambientato tra il lembo di acqua tra Messina e Reggio Calabria.
Gli studenti, durante questo incontro, hanno voluto rivolgere alcune domande alla scrittrice. Di seguito vi riportiamo qualche stralcio dell’intervista.
Il tuo primo manoscritto l’hai dovuto riscrivere e correggere varie volte? Se sì, perché?
“Sì, ho dovuto correggere varie volte e magari aggiungere dettagli, non per il fatto che non mi piacesse come era scritto; il manoscritto è come un tema che fate a scuola, dopo una prima stesura, per esempio, andate in bagno e successivamente rileggete quello che avete scritto, correggete e aggiungete diversi dettagli che magari prima non avevate proprio nemmeno in mente!”.
Il tuo primo racconto l’hai dovuto presentare a diverse case editrici, oppure è stato apprezzato subito?
“No, assolutamente! Ho ancora tantissime lettere di rifiuto per la pubblicazione di miei diversi testi, non mi sono scoraggiata ed è stata proprio la tenacia a farmi andare avanti e raggiungere gli obiettivi”
Quando scrivi, quali sono i temi che preferisci evitare?
“Mah, nessuno in particolare, di sicuro il tema più delicato per i ragazzi è la sessualità, che non cerco di evitare ma di sicuro, quando mi capita di affrontare questo tema in un romanzo, sto molto attenta ai vocaboli da usare”.
Quando hai detto alla tua famiglia che come lavoro avresti voluto fare la scrittrice, come hanno reagito?
“Diciamo che all’inizio è stato un po’ difficile far capire loro che la scrittura era per una professione e non un hobby, oltre che una passione, ovviamente. Ad ogni modo mi hanno sempre supportata e incoraggiata”.
Cosa ti hanno trasmesso gli incontri nelle varie scuole?
“Mi lasciano sempre tante emozioni e amo farli, tant’è che alcuni personaggi dei miei racconti sono ispirati ai ragazzi che incontro nelle diverse scuole, creandone poi un personaggio fantastico”.
Facendo riferimento ai tuoi libri, qual è il personaggio che preferisci?
“Sicuramente Adele, personaggio del romanzo Il Segreto”.
Qual è la tua routine quotidiana da scrittrice?
“Appena sveglia faccio almeno un’ora di yoga che mi aiuta a mettermi in contatto con me stessa; dopo faccio colazione, mi dedico alla scrittura e alla progettazione di nuovi romanzi, pranzo, scrivo almeno due ore, ceno e vado a letto”.
Quali sono le paure più grandi per una scrittrice?
“Ho paura principalmente di tradire me stessa, mi immedesimo molto nelle storie che racconto e naturalmente nei personaggi, inoltre ho soprattutto paura di scrivere solo per compiacere gli altri anziché me stessa!”
a cura di
Aurora e Martina Perrotta,
Mia Petagna, Milena Spalice,
Valeria Mascarino e Amelie Villafuerte
Una ribellione delle donne
INTERVISTA A ALESSIA GAZZOLA
Alessia Gazzola ha 39 anni ed è una scrittrice italiana conosciuta principalmente per i romanzi al femminile. Dopo la maturità classica, ha deciso di coltivare la passione per la scrittura solo come hobby per perseguire un altro tipo di carriera. Si è laureata in Medicina all’Università di Messina e si è specializzata in medicina legale nel 2011.
I libri di maggior successo sono stati:
–L’allieva, Milano, Longanesi, nel 2011
–Un segreto non è per sempre, Milano, Longanesi, nel 2012
–Sindrome da cuore in sospeso, Milano, Longanesi, nel 2012
–Le ossa della principessa, Milano, Longanesi, nel 2014
–Una lunga estate crudele, Milano, Longanesi, nel 2015
–Un po’ di follia in primavera, Milano, Longanesi, nel 2016
–Il ladro gentiluomo, Milano, Longanesi, nel 2018
Così, curiosi di incontrarla e poterla ascoltare, la 2°A l’8 marzo 2021, nel giorno della Festa della donna, ha partecipato in streaming su zoom ad una conferenza La Donna, organizzata dalla Fondazione Luigi Einaudi e coordinata da Michele Gerace, e le ha rivolto due domande:
Come mai alcuni diritti delle donne che sembravano acquisiti, è cronaca quotidiana, devono essere agiti perché non sono veri una volta per tutte, non ce un modo lineare ma devono essere continuamente riconosciuti e continuamente riaffermati, vissuti o interpretati?
Sicuramente quest’anno l’emergenza sanitaria lo ha dimostrato, soprattutto da un punto di vista familiare e sociale. Molte donne si sono viste costrette a lasciare il proprio lavoro per farsi carico dei propri figli perché la scelta della maternità comporta la consapevolezza di non poter essere a 360 gradi mamma , insegnante , educatrice.
Come esprimi nella scrittura il tuo essere donna e come realizzi la tua carriera?
La esprimo inserendo in ogni romanzo anche una figura maschile che non è mai comprimaria rispetto alla mia protagonista che realizza, per esempio, il lieto fine con la casa e gli arredi prima ancora che con un uomo… che è un po’ la metafora della vita: se l’uomo c’è o non c’è non cambia nulla perché proprio il lieto fine della donna è con se stessa, con un uomo ancora meglio, perché c’è un percorso individuale in cui trovare la propria personalità.
Isabel Biagetti
Intervista sul Coronavirus a sei nostri compagni
Risposte di Giovanni Capecci: studente della Sinopoli Ferrini della classe 2°a che ha vissuto, come molti di noi, le quarantene e le lezioni in DAD
Cosa hai pensato a inizio lockdown?
Ho pensato che potesse essere la fine per tutti noi per via della situazione iniziale che nessuno conosceva e che sembrava molto grave.
Che ne pensi delle regole imposte dal Governo?
Penso che alcune regole siano giuste ma pesanti da rispettare ma che dopo un po’ di tempo diventino più leggere.
Che ne pensi della didattica a distanza?
Penso che la didattica a distanza è una situazione comoda ma non vale la pena perché ci sono molti problemi come la connessione che spesso manca ecc … In presenza è molto meglio, se si rispettano le regole si sta comunque protetti come a distanza.
Quando pensi che si potrà tornare alla normalità?
Quando il governo deciderà di essere serio.
Risposte di Stefano Siragusa: studente della Sinopoli Ferrini della classe 2°a che ha vissuto, come molti di noi, le quarantene e le lezioni in DAD
Cosa hai pensato a inizio lockdown?
Subito ho pensato che la chiusura della scuola fosse un bene ma allo stesso tempo mi sentivo imprigionato perché la quarantena mi è stata imposta da persone che non conoscevo.
Che ne pensi delle regole imposte dal Governo?
Penso che siano abbastanza pesanti ma anche utili per metterci in sicurezza.
Che ne pensi della didattica a distanza?
Nonostante la dad non mi piaccia penso che sia l’unico modo per garantire la sicurezza a noi studenti e ai professori perché se avessimo continuato ad andare in presenza probabilmente avremmo contratto il virus.
Quando pensi che si potrà ritornare alla normalità?
Secondo me già in terza media.
Risposte di Marco Celino: studente della Sinopoli Ferrini della classe 2°a che ha vissuto, come molti di noi, le quarantene e le lezioni in DAD
Cosa hai pensato a inizio lockdown?
È stato bello starsene a casa a non fare niente.
Che ne pensi delle regole imposte dal Governo?
Penso che siano troppo oppressive.
Che ne pensi della didattica a distanza?
Penso che sia utile.
Quando pensi che si potrà ritornare alla normalità?
Tra due anni perché bisogna vaccinare gran parte della popolazione.
Risposte di Milena Spalice: studentessa della Sinopoli Ferrini della classe 2°a che ha vissuto, come molti di noi, le quarantene e le lezioni in DAD
Cosa hai pensato a inizio lockdown?
All’inizio ci sono rimasta un po’ male perché non potevo uscire e vedere i miei amici.
Che ne pensi delle regole imposte dal Governo?
Penso che siano regole giuste per sconfiggere la pandemia.
Che ne pensi della didattica a distanza?
Della dad penso che ci siano sia degli aspetti negativi che positivi. Tra quelli negativi c’è la noia e il cattivo ascolto dell’audio. Tra gli aspetti positivi c’è sicuramente la tranquillità di stare a casa.
Quando pensi che si potrà ritornare alla normalità?
Tutto questo finirà quando saremo tutti vaccinati, spero al più presto.
Risposte di Francesca Scurto: studentessa della Sinopoli Ferrini della classe 2°a che ha vissuto, come molti di noi, le quarantene e le lezioni in DAD
Cosa hai pensato a inizio lockdown?
Che sarebbe stato molto difficile tornare alla normalità
Che ne pensi delle regole imposte dal Governo?
Penso che siano giuste anche se non vengono rispettate da tutti gli studenti.
Che ne pensi della didattica a distanza?
Penso che la dad sia da un lato comoda e rilassante e dall’altro complicata nel seguire le lezioni.
Quando pensi che si potrà ritornare alla normalità?
Quando tutti si decideranno a rispettare le regole e quando tutti si saranno vaccinati.
Risposte di Cristina Libertini: studentessa della Sinopoli Ferrini della classe 2°a che ha vissuto, come molti di noi, le quarantene e le lezioni in DAD
Cosa hai pensato a inizio lockdown?
Ho pensato che volevo subito tornare a scuola perché volevo rivedere i miei amici.
Che ne pensi delle regole imposte dal Governo?
Penso che alcune regole abbiano un senso solo se vengono rispettate da tutti ma visto che così non è sono per la maggior parte inutili.
Che ne pensi della didattica a distanza?
Non mi piace, è noiosa, preferisco andare a scuola in presenza.
Quando pensi che si potrà ritornare alla normalità?
Penso che sarà difficile tornare alla normalità e penso anche che ormai il covid diventerà una malattia come la febbre.
a cura di:
Matteo Del Sole,
Rocco Gerace,
Lorenzo Minguzzi,
Andrea Pietrantoni,
Jian Loren Ramos
Intervista sulla scuola in presenza e a distanza
In questa intervista abbiamo chiesto ai nostri intervistati come hanno vissuto la DAD e le loro idee sulla DAD di novembre
Domande e risposte di Andrea Pietrantoni: studente della Sinopoli Ferrini della classe 2°a che ha vissuto, come molti di noi, le quarantene e le lezioni in DAD
Cosa pensi della DAD?
La DAD è stata molto utile per essere sicuri di non contagiarsi, quando all’inizio della quarantena, non si sapeva cosa fosse il Covid-19.
Cosa hai provato, quando hai saputo che da marzo fino alla fine dell’anno scolastico, le medie avrebbero affrontato la DAD?
Mi è sembrato molto brutto, perché, io vado a scuola anche per instaurare rapporti con i miei amici.
Come sei stato nel look down, sapendo di non poter vedere i tuoi amici?
Dopo le ore della DAD, mi mettevo a fare i compiti e a giocare ai video giochi, per poter stare loro vicini.
Come è stato tornare in DAD a novembre, ti ci eri abituato, oppure è stata una esperienza piacevole?
Penso che mi fossi abituato, dopo la quarantena di marzo.
Come è stato tornare in presenza, a scuola?
Bello perché ho potuto rivedere i miei compagni.
Domande e risposte di Alessio Biancini: studente della Sinopoli Ferrini della classe 2°a che ha vissuto, come molti di noi, le quarantene e le lezioni in DAD
Cosa pensi della DAD?
Da una parte contento, mentre dall’altra dispiaciuto per non potere vedere più i miei amici e non avere più una vita sociale.
Cosa hai provato, quando hai saputo che da marzo fino alla fine dell’anno scolastico, le medie avrebbero affrontato la DAD?
È stato difficile sopravvivere in solitudine.
Come sei stato nel look down, sapendo di non poter vedere i tuoi amici?
Dopo le videolezioni studiavo e poi giocavo con i miei amici.
Come è stato tornare in DAD a novembre? ti ci eri abituato, oppure è stata una esperienza piacevole?
Mi ci ero abituato. È stato uguale a marzo, riassumendo, né caldo né freddo.
Come è stato tornare in presenza, a scuola?
Bellissimo.
Domande e risposte di Francesca Scurto: studentessa della Sinopoli Ferrini della classe 2°a che ha vissuto, come molti di noi, le quarantene e le lezioni in DAD
Cosa pensi della DAD?
Penso che sia in parte rilassante, ma è complicata dal punto di vista dell’attenzione.
Cosa hai provato, quando hai saputo che da marzo fino alla fine dell’anno scolastico, le medie avrebbero affrontato la DAD?
Ero triste, perché, la scuola non sarebbe più stata come prima, e non avrei potuto vedere i miei compagni
Come sei stato nel look down, sapendo di non poter vedere i tuoi amici?
Ho cercato di rimanerci in contato, ma soprattutto, con le mie amiche, ma mi mancavano.
Come è stato tornare in DAD a novembre? ti ci eri abituato, oppure è stata una esperienza piacevole?
Ho scoperto nuove passioni e ho avuto più tempo per stare con le mie sorelle.
Come è stato tornare in presenza, a scuola?
Strano, ma comunque bello rivedere i miei compagni.
Con questa intervista, possiamo capire che alcune persone preferiscono sia la scuola in presenza sia la DAD, ma ci sono sicuramente dei pro e dei contro.
a cura di:
Marco Celino
Celani Leonardo
Stefano Siragusa
Piccola intervista sui social
In questa breve intervista abbiamo messo a confronto le opinioni di un’alunna che ha i social e uno che non li ha della classe 2° A. Abbiamo intervistato e conosciuto i pensieri differenti che girano nelle menti di una ragazza che ha i social e un ragazzo che non ne ha. Ricordiamo che i due intervistati sono coetanei
Cosa ne pensi dei ragazzi minori di 12 anni che usano i social?
R1: “Che li usano troppo e devono essere controllati”
R2: “Secondo me è giusto perché si può imparare ad ascoltare le opinioni altrui e
interagire con altri utenti”
Da quando hai (o quando avrai) un account Tik Tok? I tuoi genitori ti impongono molti limiti?
R1: “Non ho Tik Tok, ma credo che potrò scaricarlo quando avrò 14 anni. I miei genitori mi impongono un sacco di limiti”
R2: “Tik Tok ce l’ho da circa un anno e mezzo e no, i miei genitori non mi impongono limiti perché si fidano di me, infatti io non ho mai fatto nulla di pericoloso.
Cosa ne pensi della nuova legge riguardante la privacy di TikTok?
R1: “Questa legge è utile però in alcuni casi può essere eccessiva”
R2: “Secondo me questa legge è opportuna, soprattutto dopo la morte di ragazzi in piena adolescenza”
Secondo te quali sono gli aspetti positivi e negativi dei social?
R1: “Sono divertenti e ci passi il tempo ma possono creare dipendenza”
R2: “Secondo me gli aspetti positivi sono scambiare le proprie opinioni e idee con altri; quelli negativi sono sfide mortali e account pericolosi”
a cura di:
Giovanni Capecci, Katherine Del Castillo,
Gianluca Escauso, Elisabetta Laganà,
Martina Perrotta e Francesca Scurto
Incontro interattivo con JA ITALIA sulla sostenibilità
L’associazione Junior Achievement Italia (JaItalia) il 21 aprile, alla vigilia della Giornata della Terra, ha incontrato in streaming 200 ragazzi delle scuole italiane tra cui le classi 1B e dell’Istituto Sinopoli. L’incontro interattivo su piattaforma Mentimeter, dal titolo “Dai valore ad un’idea sostenibile”, ha trattato di problemi ambientali, riciclo e consumo da un punto di vista economico.
L’incontro si è aperto con la domanda “Cosa vi fa venire in mente la parola ‘sostenibilità’?”. Le risposte dei ragazzi non si sono fatte attendere: ecologia, salvare il pianeta, pace, ambiente, aiutare qualcuno, guadagno, adattamento…. A seguire la spiegazione dell’esperta: “Con sostenibilità non si intende solo quella ambientale, ma anche economica e sociale. Uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri. Infatti, nel 2015, per lo sviluppo sostenibile, ben 193 paesi delle Nazioni Unite hanno sottoscritto il programma di azione ‘Agenda 2030‘ che consiste in 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030. Ormai siamo a poco più di un terzo del percorso e ultimamente si sono fatti molti progressi”.
Ma noi più piccoli cosa possiamo fare? Possiamo lavorare tutti insieme per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030? Felice della domanda che è stata posta, la relatrice ha risposto: “Sì certo, possiamo contribuire tutti, infatti basterebbe inventare, innovare e sensibilizzare o svolgere altre attività nel nostro quotidiano lavorando per gli Obiettivi dell’Agenda”.
Una grande responsabilità è del mondo delle aziende che dovrebbero puntare di più sull’economia circolare, ma in cosa consiste esattamente? “L’economia circolare è sostenibile, a differenza di quella lineare che è stata inventata da noi con la prima Rivoluzione industriale. Nell’economia lineare si ricavano le materie prime abbattendo gli alberi e inquinando i mari, con queste si producono i vari oggetti che poi vengono venduti e consumati dagli acquirenti; dopo il consumo vengono gettati nelle discariche e inquinano l’ambiente. Invece, l’economia circolare prende i materiali dagli oggetti riciclati; si producono i diversi oggetti e dopo il loro utilizzo vengono riciclati per ricominciare il circolo. In natura, poi, esiste l’economia naturale ovvero quando un leone cattura una preda e mangia le parti del corpo che gli interessano; poi arrivano degli avvoltoi o sciacalli che mangiano quello che il leone non ha mangiato; in seguito arrivano degli animali ancora più piccoli che si nutrono dei brandelli rimasti; infine, le ossa si decompongono e fertilizzano il terreno”.
Dopo un sondaggio sulle abitudini inquinanti dei ragazzi, la risposta più frequente è stata quella dell’uso di bottigliette di plastica. In riferimento a questo problema è stato consigliato di usare delle borracce e di riabituarci a bere l’acqua del rubinetto, visto che da noi in Italia è potabile. Un altro grande problema che è stato affrontato è quello dei cellulari che vengono usati e buttati continuamente, quando invece si potrebbero conferire nelle isole ecologiche o, ancora meglio, potrebbero essere ricondizionati e tornare così a nuova vita.
Per chiudere l’incontro è stato proposto un quiz finale tramite Mentimeter. Dagli esiti immediatamente elaborati dal sistema e commentati dai ragazzi si è compreso come, attraverso l’economia circolare, il lavoro non diminuisce ma dopo il riciclo molte altre attività possono essere svolte attraverso nuovi mestieri.
Anche se non si direbbe, l’Italia è da tre anni la prima in Europa per l’economia circolare. Infatti, nella nostra penisola sono sorte moltissime attività sostenibili come, per esempio, la start up siciliana Orange Fiber che usa gli scarti delle arance per produrre vestiti, oppure l’app Too Good To Go che combatte lo spreco alimentare mediante la vendita sottocosto di prodotti invenduti di bar e ristoranti, o ancora i Repair Café: spazi in cui le persone condividono le proprie competenze per aiutare altre persone nel riparare i propri prodotti, come i dispositivi elettrici e meccanici, i computer, le biciclette, i vestiti e molte altre categorie di oggetti.
A questo link trovate tutte le informazioni sugli incontri di JaItalia con le scuole.
a cura di Francesca Scurto
Stereotipi e pregiudizi: l’importanza del linguaggio interculturale
Tiziana Grassi e Chiara Mellina ci parlano dell’immigrazione al giorno d’oggi
Tiziana Grassi e Chiara Mellina, ricercatrice universitaria ed antropologa, martedì 12 maggio 2021, sono state intervistate da due classi della Sinopoli-Ferrini sull’immigrazione.
Hanno parlato delle diverse forme di razzismo, che le persone incontrano quando migrano da un paese all’altro, che anche noi italiani abbiamo subito. Venivamo chiamati “polpettos”, mangia-maccheroni, pipistrelli, rane, rospi ecc…
Il razzismo si può manifestare in varie forme, ad esempio l’etnocentrismo: non condividere usanze di un’altra etnia. Gli atteggiamenti etnocentrici non sono sempre visibili o dichiarati. Il bullismo: emarginare qualcuno perché ha comportamenti diversi. L’esclusivismo culturale: le classi sociali, più marginali, non vengono ascoltate e vengono respinte. La cultura è l’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza, rielaborandole peraltro con un personale e profondo ripensamento così da convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo volto estetico e nella consapevolezza di sé e del proprio mondo; il confronto tra culture accresce e viaggiando si riconosce l’altro in noi.
Gli immigrati possono anche essere una soluzione ad un problema ricorrente dell’Italia ed in generale di tutta l’Europa, la popolazione anziana e la bassa crescita demografica. Quando la maggior parte degli italiani andranno in pensione toccherà agli immigrati fare i lavori più blasonati come ad esempio il dottore, l’avvocato, l’ingegnere ecc…
A differenza dello stereotipo che i migranti sono tutti irregolari, la verità è che su 5 milioni di immigrati solo il 25%, cioè cinquecentomila immigrati, sono irregolari e negli ultimi 10 anni il tasso migratorio in Italia è aumentato solo dello 0,003%
a cura di:
Leonardo Celani,
Stefano Siragusa,
Emanuele Nalbone
Educazione civica con Romolo e Remo
SPETTACOLO TEATRALE ROMOLO RELOADED: dalla nascita di Roma ai giorni nostri
“Romolo Reloaded” è un progetto completamente in video dell’Associazione Teatro Dieghesis sulla cittadinanza e sull’educazione civica.
A pochi minuti dall’inizio di un documentario sulla storia di Romolo, un adolescente di ritorno da scuola irrompe in video e con il suo telefonino prende il controllo della rete. Convinto dalla conduttrice del programma e dal tecnico addetto alla diretta a seguirli nel racconto in studio e a interagire con i personaggi della vita reale che incontrerà per strada, il ragazzo finirà per appassionarsi e a ritrovare il cittadino consapevole nascosto in sé.
Il progetto è rivolto a singole classi o a gruppi di ascolto organizzati e si compone di due momenti distinti, per una durata totale di un’ora e mezza:
Nella prima parte i ragazzi potranno visionare in classe, collegandosi tramite link e apposita password alla piattaforma Vimeo dell’associazione Teatro Dieghesis.
I due attori, Roberto Baldassari e Natalia Magni, mentre raccontano dal palco il mito dell’impero romano, si ritrovano a dialogare, grazie ad un bug nella linea, con un adolescente di ritorno da scuola, finendo per accompagnarlo in un viaggio.
Nella seconda parte i giovani spettatori avranno la possibilità di connettersi, attraverso la piattaforma Meet con gli attori stessi, che interagiranno con i ragazzi stimolando domande o rispondendo alle curiosità
Lo spettacolo vuole dunque essere uno strumento didattico utile non solo sulle vicende della nascita di Roma, ma anche per affrontare temi importanti di educazione civica, quali cittadinanza, accoglienza, tutela del patrimonio ambientale, legalità, mentre per i ragazzi diventa un’occasione di conoscenza e crescita culturale.
Questa opera teatrale mi è piaciuta molto perché ha dei colpi di scena inaspettati e sono rimasta sorpresa dell’idea di raccontare la nascita di Roma in chiave moderna.
Aurora Perrotta
La Storia dell’Unione Europea
Il 17 Maggio le classi 1°B e 2°A hanno incontrato a distanza il professor Mario Leone, direttore dell’Istituto Studi Federalisti Altiero Spinelli.
Il direttore ha spiegato ai ragazzi la storia dell’Unione europea, partendo dal Manifesto di Ventotene, di cui quest’anno ricorre l’ottantesimo anniversario, un importante documento per la promozione dell’unità europea scritto da Altiero Spinelli nel 1941, diventato uno dei testi fondanti dell’Unione europea. Il professore ha illustrato che, a seguito della seconda guerra mondiale, l’integrazione europea cominciò ad essere vista come l’unico antidoto ai nazionalismi estremi che avevano precedentemente devastato il continente. Ha poi presentato le tappe principali di questo percorso: dalla creazione di un primo mercato comune, con la fondazione nel 1951 della CECA (Comunità Economica Carbone e Acciaio), al trattato di Roma del 1957, a quello di Maastricht del 1992 fino al trattato di Lisbona del 2007. Negli anni sempre più stati europei hanno aderito a quella che è ormai è diventata la nostra casa comune. Attualmente gli stati membri sono 27 e di recente, in seguito al referendum sulla Brexit, il Regno Unito ha preso la triste decisione di abbandonare la comune Patria europea, ma il sogno di Altiero Spinelli continua..
Curiosità sull’Italia e sull’Unione Europea
DALLA MONARCHIA ALLA REPUBBLICA
La storia di una nazione
Nell’arco della travagliata storia dell’Italia un anno in particolare è importante, il 1946, quando finisce la Monarchia e inizia la Repubblica.
Dal 1946 a ora l’Italia come repubblica subirà continue mutazioni del proprio sistema. l’Italia entra a far parte del primo nucleo della Comunità Europea insieme a Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. Nel 1957 l’Unione compirà un grande passo. l’eliminazione delle frontiere, questa sarà una grande svolta per tutti gli abitanti dei paesi aderenti perché non ci saranno più dazi. Nel 1975 si inizia a pensare a una moneta universale e a non far variare troppo il valore delle monete dei singoli stati membri.
A breve poi si aggiungono altri paesi (Danimarca, Irlanda e Inghilterra). L’entrata nell’Unione dell’Inghilterra generò molto scalpore, soprattutto nei francesi perché temevano che potesse cambiare alcune leggi. Mano a mano che aumentarono i paesi aderenti, iniziano delle incomprensioni e si creò del malcontento negli stati partecipanti e quindi altri paesi andranno a mutare molto le loro leggi per entrare.
Infatti nell’ ’81 entra la Grecia e nell’ ’85 anche Portogallo e Spagna entrano nell’Unione Europea.
Curiosità sull’Italia e sull’Unione Europea
Lo sapevi che la moderna Europa si è formata soprattutto grazie all’italiano Altiero Spinelli?
E che la Spagna e il Portogallo non sono potute entrare dall’inizio perché c’erano ancora al potere dei dittatori e solo nel 1974 e nel 1975, alla loro morte, sono diventate repubbliche?
Matteo Del Sole
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Integrazione multiculturale
Ventotene l’Europa dei giovani
Progetto fondato sul futuro delle nuove generazioni
L’Italia è uno dei paesi fondatori dell’ Unione Europea e Ventotene, una piccola isola del mediterraneo, insieme a Santo Stefano è propulsore della cittadinanza Europea, luogo simbolo, memoria e visione dei valori dell’Europa del futuro, scuola per un’esperienza di cittadinanza. Grazie al contributo economico europeo, Ventotene è attrattività, cultura, turismo e produzione. Santo Stefano fa parte di un progetto che vuole recuperare la funzionalità del ex carcere per far conoscere alla nuova generazione un’idea di integrazione Europea. I traguardi dei progetti sono i seguenti : nel 2020 la conferma dello stanziamento di 70 milioni di euro, approvazione del lavoro di sicurezza nell’intero complesso, l’esecuzione del lavoro nelle parti a rischio di crollo. Nel 2022 le riqualificazioni paesaggistiche, visite guidate e cantieri a scuole. Nel 2023 l’allestimento di musei al servizio di eventi con spettacoli e installazioni artistiche. Il progetto ha come iniziativa la Nuova Europa in cui i giovani dell’Unione Europea si incontreranno confrontandosi sui temi centrali come la pace tra i popoli europei, la giustizia sociale, l’integrazione, la tolleranza, la consapevolezza, la solidarietà e la comprensione l’uno per l’altro. Ognuno con idee e pensieri diversi mantenendo sempre la stessa identità culturale per costruire un’ Europa unita, eliminando la discriminazione e fare spazio ad un Europa fondata sulla pace e democrazia. L’obiettivo e coinvolgere le nuove generazioni nella comunicazione e nella condivisione di buone pratiche, ricordando il passato e il presente proiettandosi sempre verso il futuro e mantenendo il valore dell’immaginario dei giovani, che non si costruisce solo nelle aule scolastiche ma anche nella cultura che si crea con il passare del tempo. A Ventotene nasce “il manifesto” un luogo multiculturale e interculturale, generatore di cittadinanza europea.
Nel progetto di Ventotene ci sono molte idee proposte dai giovani sul futuro europeo, dove si può trovare l’opera lirica al servizio di un mondo inclusivo dell’ambiente artistico e di valore come pace, diritti e uguaglianza attraverso l’arte del canto, musica e spettacoli mantenendo sempre Ventotene e Santo Stefano al centro della loro creatività avendo come insegna “Uniti nella diversità”. La conservazione della riserva naturale come l’utilizzo della barca a vela permette non solo di essere attenti alla sostenibilità dell’ambiente ma anche alla relazione con altri ragazzi disagiati e privilegiati. La vicinanza culturale, politica e sociale come risultato da raggiungere con i giovani protagonisti del confronto, del dialogo per riflettere insieme sulle storie e sulle idee guardando oltre.
Katherine Del Castillo
Una nostra proposta green: vertical vegetable garden
Abbiamo pensato di ideare un orto verticale di condominio per coltivare prodotti a chilometro zero. Ogni palazzo che approverà questa iniziativa, potrà usufruire di prodotti coltivati in questo orto ed evitare imballaggi inutili e non riciclabili.
Per creare questo VERTICAL VEGETABLE GARDEN ci sarà bisogno di ingaggiare, nella fase iniziale, un coltivatore specializzato che darà istruzioni a tutte le persone del condominio sul come coltivare e far crescere i prodotti agricoli nel miglior modo possibile, senza l’utilizzo di pesticidi e solo con i fertilizzanti naturali, ma soprattutto a chilometro zero. Per ideare questa struttura, sarà necessario avere a disposizione un luogo soleggiato, ad esempio, una terrazza o un giardino. Si potranno mettere a disposizione dei condomini, per la raccolta dei prodotti, buste biodegradabili ed ecosostenibili insieme ad utensili. Il servizio dovrà essere ben distribuito per fare in modo che tutti possano avere la stessa quantità di raccolto. Volendo si potrà dividere il luogo della coltivazione in zone, così chi lo desidera potrà coltivare anche autonomamente.
Il contadino specializzato, che affiancherà il condominio nella creazione dell’orto verticale, potrà fornire tutto il suo supporto anche nelle fasi successive, ad esempio in caso di problemi o dubbi.
a cura di:
Biagetti Isabel
Perrotta Aurora
Perrotta Martina
Francesca Scurto
La morte di Gigi proietti fa scendere molte lacrime ai cittadini di Roma
La città di Roma abbraccia il suo giullare, nel giorno dei suoi funerali e proclama il lutto cittadino
Luigi Proietti (in arte Gigi) è nato nel cuore di Roma e muore, nel giorno del suo compleanno proprio come Wiliam Shakespeare, autore di tante opere da lui recitate. Per l’ultimo saluto a Gigi, Roma vedrà passare la sua salma dal Campidoglio fino al Globe Theatre, che ora diventerà il teatro Proietti, dove ci saranno gli amici e colleghi a parlare di lui. Infine la salma arriverà a Piazza del Popolo, per la messa. Al Globe Theatre parleranno: la Raggi, in quanto sindaco di Roma, Walter Veltroni, amico ed ex sindaco della capitale, Marisa Laurito, Edoardo Leo, Paola Cortellesi, Enrico Brignano e Flavio Insinna, che sono stati allievi e colleghi di teatro di Gigi. Per prime arrivano, al teatro, la moglie e le sue due figlie Carlotta e Susanna che hanno seguito le orme del padre. Appena arriva Gigi Proietti sul palco c’è un lunghissimo applauso da parte di tutti. La prima a parlare è Virginia Raggi, via streaming, la quale annuncia che sul Colosseo verranno proiettate le foto di Gigi a braccia aperte. Gli attori che hanno commosso la maggior parte dei presenti sono stati: Brignano che ha iniziato il discorso dicendo: “MAESTRO MIO”. Edoardo Leo che ha ripetuto sempre la parola “GRAZIE”. Marisa Laurito che ha parlato dei suoi bellissimi capelli bianchi. I colleghi parlano della sua bravura, della sua bellezza, ma soprattutto della sua generosità nel recitare e nel trasferire il suo talento ai suoi allievi. La città di Roma si ricorderà di Luigi Proietti. Per aver strappato un sorriso sui volti dei cittadini di Roma ed aver interpretato al meglio lo spirito della romanità. “Gigi riposa in pace”.
Il Cartoon Movie
Dal 9 al 11 Marzo 2021, come ogni anno, si è tenuto a Bordeaux il Cartoon Movie, un’importante occasione per quei registi e produttori cinematografici che sperano di essere lanciati nel mondo dell’animazione.
Questo progetto nasce nel 1999 per cercare di aiutare a rendere conosciute le idee artistiche di vari giovani in tutto il mondo. Da allora, i film che hanno avuto questa opportunità sono stati quasi 400 e hanno beneficiato di un budget disponibile per portare a termine le loro creazioni e trasformarle in cartoni veri e propri.
Anche quest’anno dunque, nonostante il periodo di pandemia, il cartoon movie non si è fermato e si è tenuto un evento digitale con partecipanti provenienti da molti paesi diversi. Insomma, un evento davvero importante per chi ama fare piccoli capolavori, che potrebbero prendere vita.
Milena Spalice 2A
Il writer ignoto più famoso del mondo
L’8 settembre 2020, al Chiostro del Bramante nel centro di Roma, è stata inaugurata una mostra con l’esposizione di oltre cento opere, tra le quali murales e piccole statuette in argilla polimerica. L’evento si è concluso l’11 aprile scorso, ma dal 5 di questo mese e fino al 9 gennaio prossimo è aperta una nuova esibizione ancora più ricca: ben duecentocinquanta opere dello street-artist inglese provenienti da musei e collezioni private.
Nato a Bristol all’inizio degli anni Settanta, Banksy è considerato uno dei maggiori esponenti della street art ed è stato inserito nel 2019 da ArtReview al quattordicesimo posto nella classifica delle cento personalità più influenti nel mondo dell’arte. Ma nessuno, a parte i suoi amici e i suoi collaboratori più stretti, conosce la sua identità. Una sua nota frase: Non so perché le persone siano così entusiaste di rendere pubblici i dettagli della vita privata: l’invisibilità è un superpotere.
Tutte le sue opere sono state realizzate dal 2001 al 2017 per il mondo del collezionismo (oli, carte, stampe, progetti per libri, copertine di vinili o CD). I suoi lavori sono molto apprezzati perché sono “immediati” e c’è sempre una doppia chiave di lettura: la parte ironica e quella socialmente impegnata, ad esempio l’immagine di Jack and Jill (in fotocopertina) è stata scelta come cartellone della mostra perché a prima vista sono solo due bambini che corrono spensierati con un cestino in mano ma, se si guarda attentamente, si nota che sono bardati con giubbotti antiproiettile della polizia. Sebbene sia un artista anomalo, irriverente e ribelle, non è seguito solo da giovani e giovanissimi ma è apprezzato anche da cultori di arte classica. Per tutte le informazioni sull’attuale mostra si rimanda al sito www.chiostrodelbramante.it/post_mostra/all-about-banksy
Francesca Scurto 2A
Recensione del libro “Per questo mi chiamo Giovanni”
Il romanzo, edito, per la prima volta, nel 2004 dalla casa editrice Fabbri, nel 2012 è stato pubblicato nella collana editoriale della Rizzoli. Luigi Garlando, oltre che scrittore, è anche giornalista. Da anni scrive per ragazzi libri di successo che sono stati tradotti in spagnolo, greco, tedesco e danese. Tra questi anche il libro “Per questo mi chiamo Giovanni”, in cui un padre racconta al figlio la vita del grande magistrato Giovanni Falcone. La vicenda, ambientata a Palermo, narra la storia di un bambino, chiamato Giovanni, che è ha conoscenza e in parte vittima di soprusi commessi da un suo compagno prepotente. Per il decimo compleanno del protagonista, il padre gli regala una “giornata” attraverso le strade di Palermo, per spiegargli come mai per lui è stato scelto il nome Giovanni. Tappa dopo tappa, il padre gli racconta la storia di un magistrato che ha combattuto la mafia: “Giovanni Falcone”.
Prendono vita i momenti principali del suo impegno contro la mafia e i valori per cui ha lottato. Grazie al racconto del padre, il bambino comprende che la mafia è una “nemica” da combattere subito, senza aspettare di diventare grandi. Il giorno dopo, tornato a scuola, si ribella alle prepotenze con un gesto di coraggio che gli permette di rivendicare il suo diritto alla giustizia. Il libro, molto interessante per la tematica affrontata, serve a non dimenticare le parole di Giovanni Falcone “Gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini”. Le idee di giustizia e di verità trasmesse con convinzione continuano ad essere presenti nelle menti di altri uomini. Questo romanzo rappresenta un prezioso strumento di trasmissione dei valori per cui si è sacrificato Giovanni Falcone. L’autore, per fare comprendere al meglio la vicenda, utilizza dei flashback, passando dalla narrazione del “padre” ai fatti avvenuti nel passato.
Il linguaggio è abbastanza semplice, affinché la comprensione sia facilitata per i giovani lettori. Il libro ha vinto numerosi premi e ha ispirato una graphic novel omonima e un film documentario, “Io ricordo”, prodotto da Indiana Production per la Fondazione Progetto Legalità.
L’autore con la sua opera vuole diffondere le idee e le buone azioni compiute da “eroi” che si sono sacrificati per combattere la mafia, affinché possa nascere la speranza in un futuro migliore, perché la speranza, una volta accesa, non si spegne più.
Giovanni Capecci
Scrittura Creativa, i nostri testi
IL MILLEDENTI
C’era una volta un animale molto cattivo chiamato MILLEDENTI che sbranava e lacerava tutti gli animali della sua portata. Tutti gli animali più grandi gli dicevano di smetterla ma lui non li ascoltava. Un giorno però vide un altro animale che gli piaceva tantissimo, chiamato MILLEBOCCHE, allora andò da lei e le chiese di mettersi insieme e lei rispose di sì. Da quel momento in poi il MILLEDENTI non mangiò più nessuno grazie alla sua anima gemella.
MARTYPESCE
Era una bellissima giornata di sole d’estate. Mi trovavo a casa al mare in Puglia.
Avevo una voglia matta di andare al mare.
Adoravo il mare e stavo ore intere sott’acqua, mi divertivo tantissimo!
L’acqua per me era come una seconda casa, adoravo tutte le bolle che si formavano in superficie, la spuma di mare e poi la sabbia morbida sotto i miei piedi. Avevo anche imparato a comunicare con alcuni pesci.
Dopo essere arrivata in spiaggia, nemmeno il tempo di togliermi lo zaino che subito mi tuffai in acqua. Inizialmente un po’ freddina però dopo poco mi ci abituai.
Erano ormai passate alcune ore ed io non ero ancora uscita dall’acqua, mia mamma mi chiamò dicendomi: “Marty, dai esci dall’acqua altrimenti inizieranno a spuntarti le squame!”, ma io ignorai totalmente le sue parole, mi stavo divertendo molto e non avevo nessuna intenzione di uscire.
La ore volavano e ormai anche il sole stava tramontando, mia mamma era rientrata a casa ed io mi decisi ad uscire, dopo un’intera giornata sott’acqua.
Mi diressi verso il mio zaino per prendere l’asciugamano e all’improvviso vidi delle squame sul mio corpo, la cosa non mi fece tanta impressione perché io adoravo i pesci.
Arrivata a casa, raccontai delle squame a mia mamma e lei stupita andò a riferirlo a tutto il vicinato.
La mattina seguente, sempre in spiaggia, un gruppo di ragazzi mi disse:” Ma allora è vero che ti sono spuntate le squame sul corpo e che sai stare ore intere sott’acqua?”
Io risposi senza paura:” Sì è vero, c’è qualche problema?”
Loro dissero: “No, nessun problema, visto però che sei così brava nello stare sott’acqua per tanto tempo noi ti proponiamo tre sfide, dovrai trovare degli oggetti che ti lanceremo sempre più lontano, ci stai?”
Subito accettai dicendo: “Certo, io adoro le sfide acquatiche!”
La prima sfida consisteva nel trovare degli orecchini quasi a riva. Mi tuffai prontamente e nel giro di un paio di minuti li trovai.
I ragazzi vollero continuare con la seconda sfida, lanciando una collana in direzione di alcuni scogli.
Ci misi una mezz’ora nel trovarla perché era molto sottile e in mezzo agli scogli, sott’acqua, era complicato trovarla.
L’ultima prova era la più difficile, l’oggetto era un anello molto carino tempestato di pietre luccicanti e fu lanciato in mare aperto grazie all’utilizzo di una barca di un mio amico.
Ero fiduciosa di trovarlo e salutando i miei amici mi rituffai sott’acqua. Le ore passavano e io non risalivo in superficie, continuavo a nuotare nel blu profondo del mare alla ricerca dell’anello.
Dopo quasi tre ore risalii in superficie. I miei amici mi chiesero: “Marty, tutto bene? Perché tutto questo tempo? iniziavamo a preoccuparci!”.
Io un po’ affannata ma soddisfatta risposi: “Ragazzi l’anello l’ho trovato molto velocemente però ho dovuto soccorrere alcuni animali, come cavallucci, tartarughe…avevano ingerito della plastica, cotton fioc, per non parlare delle bottiglie, sacchetti di plastica, cicche. Mi viene la pelle d’oca solo a pensarci! Ora scusatemi ma ho capito che la mia missione è questa, adesso devo andare a dire addio a mia madre, il mare ha bisogno di me insieme a tutti gli animali purtroppo soffocati dalla plastica. Grazie anche a voi amici, senza questa sfida non sarei riuscita a soccorrerli!”
Mi diressi da mia mamma: “Ciao mamma, ci vediamo, il mare ha bisogno di me e tu quando sentirai la mia nostalgia saprai sempre dove trovarmi!”, con queste parole salutai anche la terraferma e mi immersi nel mare.
Martina Perrotta
LA METAMORFOSI
È un bellissimo… no, non è un bellissimo giorno. Mi sveglio e mi sento come se fossi in una montagna, l’aria è così rarefatta che non riesco a respirare correttamente e so cosa devo fare in questa situazione, devo alzare le coperte- Ma sono di piombo!? Non riesco nemmeno ad alzarle o prenderle correttamente, le sto solo graffiando! Che schifo, i fili mi si stanno attaccando alle unghie che, stranamente, erano più lunghe del solito. Ma cosa sono diventata? Un animale? Sembra di sì, adesso tocca guardarsi allo specchio. Provo ad alzarmi, ma ricado subito. Lo sapevo, sono un quadrupede e adesso mi tocca salire sui cuscini perché non respiro. Ok, sono ai cuscini, poi mi arrampico sul bordo del letto e piano piano mi affaccio allo specchio e lo stupore del vedermi nel corpo di un procione mi fece fare un bel tonfo. Spero che non svegli i miei… Adesso però devo accendere il PC per vedere l’orario e fare ricerche sui procioni. Le sei e venticinque di mattina, vedo. Beh, adesso mi tocca andare su Google per cercare qualche informazione sui procioni… Fico, le mie zampe sono precise nel premere i tasti!
Va bene, da quanto ho visto e capito sono più carina della mia forma umana e il posto più vicino dove dovrei abitare sarebbe in Germania. Bello… Adesso come dovrei passare il tempo? A chattare con i miei amici, ovviamente- un attimo… mi sembra di aver letto qualcosa di strano sulla voce “riproduzione” … CHE COSA!? IL MESE DI MARZO È DEDICATO ALLA RIPRODUZIONE!? Sono troppo giovane! A quel punto ho emesso un gemito che assomiglia a un uccello appena nato invece di un urlo. Accidenti, non riuscirò a sopravvivere un giorno così… Ed è pure un martedì in cui, per fortuna, io e la mia classe siamo in didattica a distanza. Se mi mostro così, cosa diranno tutti? Sento dei passi. Oh no… quel gemito ha svegliato i miei. La cosa peggiore che poteva accadere è accaduta. Mio padre mi stava urlando contro mentre mia madre provava a calmarlo. Aiuto, sto soffocando…
E mi risveglio in un bagno di sudore.
Elisabetta Laganà
LA SCIMMIA ALBINA
“Ahi! Che cos’è questa cosa attorcigliata sotto la mia schiena?”.
“Aspetta fammi vedere che ore sono. Oddio, sono le undici! È tardissimo!”
Iniziai ad infilarmi le pantofole ai piedi ancora mezzo addormentato, ma poi dissi: “no, vabbè lasciamo stare le pantofole, preferisco camminare scalzo!”.
Poi mi guardai allo specchio e vidi una lunga coda. “Sarà del mio peluche a forma di tigre vicino al mio letto! Adesso non perdiamoci in chiacchere, alziamo queste tapparelle almeno così posso svegliarmi meglio con la luce del sole!”
Mi guardai allo specchio di nuovo e “Aiutooooooooooooooooooo! Che cosa sono queste zampe e questa lunga coda? E questa faccia? Questo pelo tutto bianco? Oddio sono diventato una scimmia bianca!”
Non potevo mica scendere dai miei genitori e farmi vedere in queste condizioni, però poi mi convinsi.
“Buongiorno mamma e papà!” dissi appena sceso giù in cucina, mamma urlò come una pazza e poi svenne, invece papà mi guardò molto male e si diresse subito verso camera mia.
Pensava che nel letto ci fossi io ma non c’ero. Io provavo a parlare con mamma dopo che si era ripresa, ma lei non mi comprendeva.
Avevo molta fame, mia mamma mi aveva preparato latte e cereali come ogni mattina, allora io mi sedetti a tavola e iniziai a mangiare. Nemmeno dopo il primo boccone, mi diressi subito in bagno per sputare tutto quello che avevo in bocca. Allora provai a mangiare le banane che io odiavo, però essendo ormai una scimmia era l’unica cosa che potevo mangiare per colazione.
Mio padre non credeva ai suoi occhi, voleva chiamare uno zoo, ma pensandoci bene quella scimmia era suo figlio!
Dovevo studiare ma non riuscivo nemmeno a tenere una penna.
Arrivata l’ora di pranzo, i miei genitori mi diedero una banana che era l’unica cosa che sapevano che una scimmia potesse mangiare.
Nel pomeriggio avrei dovuto incontrare il mio amico Marco, ma viste le mie condizioni gli scrissi un messaggio sul cellulare, non potete immaginare quanto sia stato difficile. Le mie dita della zampa erano il triplo di ogni tasto.
Ero annoiato, mi venne d’istinto di arrampicarmi sulle travi che c’erano nelle varie stanze.
C’erano mia mamma e mio padre che mi rincorrevano per tutta casa.
È stato divertentissimo, avevo anche un pallone da calcio con cui iniziai a giocare e riuscii anche a rompere un vaso.
Era stata una giornata molto pesante, non ce la facevo più!
Arrivata l’ora di cena, non immaginate cosa io abbia mangiato: la banana, che novità!
I miei genitori erano stravolti e avevano paura che io rimanessi con le sembianze di una scimmia bianca per sempre.
Andai a dormire perché veramente non mi reggevo più in piedi o meglio sulle zampe.
Dovevo prendere il pigiama nell’armadio ma a pensarci bene non era necessario che io lo indossassi perché ero completamente coperto di peli.
Mi infilai sotto le coperte e spensi la luce, mi accarezzai la coda ma questa improvvisamente scomparve.
Corsi subito allo specchio ed ero di nuovo io. Mi infilai subito qualcosa perché ero nudo.
Andai di corsa dai miei genitori che stavano parlando di me ed erano molto preoccupati. Li abbracciai forte, mi erano mancati. Dopo lo spavento cominciammo tutti a riderne a crepapelle.
Martina Perrotta
COME PER MAGIA
- Ehi Mark, guarda cosa aveva mio nonno – lo chiama Irene
- Ciao Ire, Cos’è?
- Un oggetto bianco e piccolo ma un po’ sporco
- A cosa serve? Sembra reale.
- Mio nonno dice che non è virtuale come i libri, lo zaino, la penna, ma è reale come i nostri vestiti. Mi ha anche detto che serve per cancellare le scritte quando si sbaglia.
- Proviamolo!
I due amici alzano il polso, scoprono l’orologio e premono il pulsante del notebook. Appare uno schermo davanti a loro e pronunciano lettere casuali. Scritte 20 lettere random prendono quello strano oggetto e cominciano a sbatterlo sullo schermo.
- Non funziona. Sei sicuro che è carico?
- Non lo so… provo a chiamare mio nonno.
Irene avvicina l’orologio alla bocca e dice:
- Chiama nonno… Ciao nonno, sei sicuro che questo affare funzioni? Credo sia scarico.
- Irene, cara, questo oggetto si chiama gomma per cancellare, non va a batteria né si può scaricare. Ce l’hai un foglio?
- Aspetta che apro Word 25.0 e…
- No no, dico un foglio di carta.
- Di cosa? Carta?! Ma quella è roba antica. Nonno stiamo nel 2724 non nel 2500!
- Allora vieni da me che te ne do uno.
Irene e Mark vanno con i loro nuovi skate volanti a casa del nonno di Irene. La sua casa è la più antica di tutte: è fatta di cemento e dall’esterno è delle stesse grandezze dell’interno. La casa di Irene invece, come tutte le altre, da fuori sembra molto piccola ma quando entri è immensa. Intanto, dopo pochi minuti gli amici arrivano dal nonno.
- Nonno siamo noi!
- Ciao ragazzi, come state?
- Bene. Allora, come funziona questa “gomma da cancellare”?
- Entrate…
Finora Mark non aveva parlato e non si disturba a nel farlo.
- Nonno davvero hai dei fogli di carta in casa?
- Certo. Ne ho moltissimi. Aspettatemi un attimo qui.
Il nonno scende le scale della cantina. Poco tempo dopo torna con un quaderno. Il quaderno però non era come quelli che usavano loro, ma come li usavano secoli e secoli prima, era fatto di carta.
- Nipotina mia, ecco quello che secoli e secoli fa usavano come foglio. Usavano la penna reale, come questa – e tira fuori una penna a sfera. – ora proviamo questa gomma da cancellare.
Irene e Mark danno al nonno quell’aggeggio mentre lui ne tira fuori uno ancora più strano: un pezzetto di legno ma alle estremità fuoriesce una punta grigio scuro. Il nonno la usa facendo uno scarabocchio sul foglio.
- Mark prova a passare la gomma da cancellare dove ho fatto quello scarabocchio
- Va bene signor Robinson – dice con voce un po’ tremolante e confusa.
Mark fa come richiesto e come per magia lo scarabocchio sparisce
- È sparito come per magia – esclama Irene
- È pura magia – lo segue Mark con lo sguardo sbalordito
- Ragazzi non è magia, ma la gomma ha semplicemente cancellato il tratto fatto dalla mina di grafite. Questo altro oggetto si chiama matita.
- Nonno sei sicuro che non sia tecnologico tutto questo che ci stai mostrando?
- Si Irene, sono sicuro.
- Irene non vedo l’ora di dirlo alla prof. Robot-257, ne sarà stupefatta!
- Vero! Poi lo mostriamo subito anche a mamma e papà. Abbiamo scoperto quali oggetti usavano per scrivere e cancellare i ragazzi del 2000 a scuola.
- Signor Robinson, potremmo tenere questa gomma per cancellare, questa matita e questi fogli di carta, per favore?
- Certo ragazzo. Sono felice che vi interessi così tanto. Ora però andate a casa.
- Ciao nonno!
- Arrivederci signor Robinson!
Mark e Irene, fieri della loro scoperta, tornano a casa a spargere la notizia
Francesca Scurto
TUTTI INSIEME PER PIPPO
Ciao, sono Marco, ho 12 anni e frequento la seconda media. La mia scuola, la Sinopoli Green, è stata tra le prime d’Italia nei parchi. I muri esterni sono di legno di quercia, con vetrate ampie per far entrare la luce, c’è un giardino con orto curato dagli studenti e Pippo il pino, l’amico di tutti. Il mio migliore amico è Pietro, è veramente simpatico e… eccolo là, accanto a Pippo
-Ciao Marco! -esclama appena mi vede.
-Ciao Pietro! Ciao Pippo! Come state?
-Noi bene –risponde con la sua solita allegria- tu?
-Io bene.
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNNN
-È ora di entrare- diciamo- Ciao Pippo!
Cominciamo le lezioni che non mi emozionano molto, ma non vedevo l’ora che cominciassero i laboratori. A ricreazione Chiara, detta “la spia”, prende me e Pietro da parte dicendoci agitata:
-Ho scoperto che la Preside vuole far abbattere Pippo per costruire un bar per i docenti.
-Cosa??!! -dice Pietro
-Non possono farlo!!!! –continuo io
-E non solo…lo faranno sabato alle 8.30! -continua.
Nelle ore seguenti non ho prestato attenzione alle lezioni perché avevo nella testa le parole di Chiara che rimbombavano.
Alla fine delle lezioni abbiamo sparso voce dell’orribile notizia a tutte le classi e ci siamo dati appuntamento alle 17 di quel pomeriggio con tutti i capiclasse. Decidiamo che difenderemo il nostro amico a tutti i costi.
Il giorno dopo alle 08:00 eravamo tutti fuori scuola, e con l’aiuto di Gina la bidella, siamo entrati in cortile e abbiamo allestito tutto entro l’arrivo degli operai. Con Anna ed Enzo della 3°B abbiamo attaccato ai ramoscelli le nostre foto con Pippo il nostro primo giorno di scuola. All’arrivo degli operai ci siamo posizionati intorno all’albero dandoci le mani, facendo da “scudo”.
-Levatevi Ragazzini! –comincia ad urlarci un operaio.
-NO! Noi non ci spostiamo! -ribattiamo noi.
-Ragazzi dobbiamo svolgere il nostro lavoro. Spostatevi e lunedì troverete un bellissimo bar al posto di questo pino. – prova uno con più calma. Anche se quelle parole orribili fanno aumentare la nostra rabbia.
-NO! FINCHÉ CI SIAMO NOI QUEST’ALBERO NON VERRÀ ABBATTUTO! –urliamo con tutte le nostre forze attirando l’attenzione della preside che stava in presidenza.
-Cosa sta succedendo qui? –domanda confusa nel vederci tutti lì.
-Questi ragazzi non ci permettono di svolgere il nostro lavoro. Glielo dica lei –si lamenta un operaio.
-Ragazzi, cosa state facendo?
-Questo albero si chiama Pippo ed è nostro amico. Il primo giorno ci ha accolti, abbiamo fatto una foto con lui, e abbiamo passato bellissimi momenti con lui. Non potete abbatterlo. –mi azzardo a rispondere.
-Ragazzi su forza, capisco questa vostra amicizia –dicendo la parola amicizia con tono sprezzante –ora per favore scansatevi.
-Signora preside, annulli tutto per favore, la preghiamo –tutti in coro con facce speranzose.
La preside cedendo annuncia:
-E va bene. –ci dice con uno sguardo esaurito. Poi rivolgendosi agli operai –Annullo l’ordine.
Abbiamo festeggiato allegramente in giardino.
Questa è la mia scuola: un posto dove siamo tutti uniti, dove nessuno viene escluso, dove tutti siamo amici senza differenze. Adoro la mia scuola, la più bella e accogliente.
Francesca Scurto
LA SCUOLA DEL FUTURO
Ejirou Kirishima era un giovane ragazzo giapponese che viveva nella ridente cittadina di nome Nabu. La sua vita era estremamente monotona; svegliarsi, uscire, arrivare a scuola, posare i suoi libri nell’armadietto, attraversare i corridoi, arrivare alla classe della materia che avrebbe dovuto avere a quell’ora, passare una mattinata in classe ad ascoltare noiosi discorsi del professore, andare a pranzare, e poi, la sua parte preferita della giornata: Il club di pallavolo.
L’anno precedente la sua squadra si era qualificata al torneo nazionale grazie a Ejirou e ad Asta, il suo migliore amico e schiacciatore della squadra di pallavolo. I due ragazzi in campo avevano una sintonia pazzesca, Kirishima alzava e Asta schiacciava. “Ciao Ejirou, come stai?” Era lui, il capitano della squadra, Yami Sukehiro. “Tutto a posto, grazie capitano” “Sarà tra un mese, lo sai, vero?” “Certo, ho già segnato la data sul calendario” Tra un mese, davvero? Ejirou se l’era totalmente dimenticato. “Dai vatti a scaldare che tra cinque minuti iniziamo” “Grazie capitano”.
Il giorno dopo Ejirou arrivò a scuola in ritardo e dovette correre per arrivare alla classe di mitologia giapponese della professoressa Soko. “Siamo in ritardo, Kirishima?” “Scusi professoressa, ma…” “Silenzio! Siediti e non disturbare la lezione.” “Asta manca ancora? “Sì, Kirishima e adesso siediti e non mi interrompere”. Anche quel giorno Asta mancava, Ejirou lo conosceva, sicuramente si stava allenando per il torneo nazionale, ma se avesse continuato ad accumulare assenze il preside avrebbe anche potuto scegliere di non farlo partecipare agli esami.
Quel giorno il club di pallavolo era chiuso ma Ejirou sapeva che lo avrebbe trovato lì, alla palazzina del club. Non appena arrivò, notò che la porta era socchiusa, la aprì e lo vide. Asta, nonostante giocasse a pallavolo era piuttosto basso ma riusciva a compensare la sua statura saltando; riusciva a raggiungere i tre metri mentre saltava con il braccio proteso per schiacciare, era un ragazzo molto avvenente con i capelli rossi e gli occhi marroni.
“ Ciao Ejirou” “Ciao Asta” “So perché sei venuto a cercarmi, sappi che non ho intenzione di ascoltarti” Il solito testardo, pensò Kirishima. “Asta sai che devi studiare, appena una settimana prima del torneo ci saranno gli esami finali e se non li passerai non potrai partecipare”. “Ha ragione, Asta” Questa voce, era Yami! “Devi tornare a scuola e studiare o non ti permetterò di partecipare al torneo nazionale”
“Questo non lo puoi fare, capitano!” “ Non ti devi permettere di alzare la voce con me! Io sono un tuo superiore, e il tuo capitano, portami rispetto!” “Allora addio!”
Asta il giorno dopo lasciò la scuola e, di conseguenza, il club. All’allenamento tutti erano avviliti, come avrebbero fatto a vincere il torneo senza il loro miglior schiacciatore. “Scusate l’interruzione, ma volevo avvertirvi che Asta, il vostro ex compagno, si è iscritto alla scuola che ora è la favorita: la Karasuno”. L’intervento del vice-preside non aveva fatto altro che peggiorare l’umore dell’intera squadra.
Erano passati due mesi, il giorno della finale era arrivato.
Con grande fatica erano riusciti ad arrivare alla partita decisiva e la loro avversaria sarebbe stata la scuola Karasuno.
La finale stava per iniziare e Asta ed Ejirou si trovarono da soli.
“Buona fortuna Ejirou”
“Buona fortuna Asta”.
Stefano Siragusa
LA SCUOLA A COLORI
Marta, assegnata alla 1^ A, era terrorizzata per il primo giorno di scuola, era molto timida e poco socievole.
Arrivata al cancello dell’istituto scolastico c’erano molti ragazzi che ridevano e scherzavano, ma lei era sola in disparte perché non conosceva nessuno.
Entrata a scuola si girava intorno osservando i lunghi corridoi colorati e una luce calda entrava dai finestroni come ad invogliare la ragazza a non avere paura.
Tutti i ragazzi delle prime classi furono invitati a dirigersi verso l’Aula Magna dove ad accoglierli c’era il Preside per il discorso di benvenuto.
“Buongiorno a tutti!” esclamò con voce squillante.
“Benvenuti cari ragazzi, oggi inizierete un nuovo ciclo didattico e sono sicuro che per voi sarà l’inizio di una nuova avventura, ho il piacere di presentarvi la professoressa Rossi di Matematica della 1^ A che vi accompagnerà nella sua aula. Mi raccomando ricordatevi di sorridere e divertirvi!”.
Marta rimase sorpresa da queste ultime parole del Preside, non era abituata a tanta accoglienza ma soprattutto non capiva cosa poteva esserci di divertente nell’andare a scuola.
Marta, arrivata in aula, si sedette sulla sedia morbida e imbottita e il banco di legno lucido, davanti a lei, profumava di pulito ma subito notò che sopra c’era una valigetta contenente un computer portatile. Non credeva ai suoi occhi! Purtroppo non ne aveva mai avuto uno tutto suo per poter studiare!
La professoressa Rossi accese la lavagna luminosa e subito una canzoncina allegra catturò l’attenzione degli studenti: iniziava la proiezione di un gioco a quiz matematico.
“Ragazzi, formate dei gruppi da tre persone e provate a rispondere a queste domande”.
Marta si guardò intorno intimidita, ma subito incrociò lo sguardo di due ragazze che la invitarono a sedersi accanto a lei.
“Piacere, io sono Sofia, per gli amici Sofy”
“Io invece sono Clarissa, per tutti Clary”
Il trio dopo essersi presentato, iniziò subito a lavorare insieme per svolgere il quiz, per nulla noioso!
Marta aveva rotto il ghiaccio e finalmente con questo lavoro di gruppo aveva potuto conoscere queste due nuove compagne.
Le settimane passavano allegramente, Marta si svegliava felice di andare a scuola.
Ogni insegnante aveva la propria aula e gli studenti si spostavano ad ogni cambio d’ora per raggiungere i professori.
Una mattina, entrando a scuola e sistemato i libri nel suo armadietto, si accorse che c’era una lettera della scuola: il Preside aveva organizzato una gara di matematica e il vincitore insieme alla classe avrebbe fatto un viaggio a Londra di una settimana.
Marta voleva a tutti i costi vincere quel viaggio, almeno avrebbe potuto trascorrere qualche giorno con i suoi compagni in una città che non aveva mai potuto visitare.
“Marta? Marta? hai finito l’espressione?”, la professoressa mi guardava con aria strana.
“Si può sapere a cosa stai pensando?”.
La ragazza sembrava atterrata dalla luna e aveva lo sguardo trasognante.
“Sì Professoressa, mi scusi, la risolvo subito”.
Aveva viaggiato ancora una volta con la fantasia, il rimprovero della professoressa, l’aula grigia e il foglio bianco l’avevano riportata alla triste realtà, era stato solo un bellissimo sogno!
Martina Perrotta
Lo sport e i giovani durante la pandemia
In questo periodo a causa del covid lo sport è cambiato in tanti modi così abbiamo voluto intervistare alcuni nostri compagni di classe con domande su come stanno svolgendo le loro attività sportive in questo periodo di pandemia covid e soprattutto quali regole sono state inserite. Gli sport che abbiamo voluto analizzare maggiormente sono: calcio, pallavolo, basket e tennis. Il tema principale delle domande è riferito allo sport al tempo del covid. Le persone che praticavano questi sport prima dell’emergenza ci hanno risposto che si sono sentite abbastanza tristi nell’apprendere che non potevano più svolgere liberamente la loro attività, inoltre non avevano più un luogo dove svagarsi e divertirsi ogni giorno. Ritornando a fare sport, dopo le prime aperture dei centri sportivi, gli intervistati ci hanno descritto il loro entusiasmo e la loro felicità nel rincominciare a svolgere le loro attività sportive in compagnia e in squadra.
A molte persone non sono pesate le nuove regole introdotte, perché ormai abituati, mentre per altri è stato più difficile perché praticando uno sport di squadra non è stato molto semplice rispettarle alla perfezione. Inoltre, a causa di virus non è possibile svolgere gare e competizioni tra le squadre e gli sportivi ne hanno risentito molto, rispondendo di essere stanchi di allenarsi senza poter svolgere nessuna gara.
Questa pandemia covid ci sta portando via tutti i momenti di svago più belli, proprio per questo motivo dobbiamo rispettare le regole in modo tale da riuscire a sconfiggere al più presto questo virus e tornare tutti ad una vita normale.
Perrotta Aurora e Biagetti Isabel 2A
“Il mio motto è: non piangersi addosso, lamentarsi è inutile”
LA PRIMA ATLETA AL MONDO A GAREGGIARE CON PROTESI A TUTTI E QUATTRO GLI ARTI
Beatrice Vio è una ragazza di 24 anni, campionessa mondiale ed europea di fioretto individuale paralimpico. Amante della scherma all’età di undici anni, a causa di una meningite fulminante, le sono state amputate le gambe e gli avambracci. Beatrice, meglio conosciuta come Bebe, non si è arrende: dopo pochi mesi dall’intervento torna a scuola e un anno dopo, grazie ad una protesi al braccio, riprende ad allenarsi. Nel 2010 torna in pedana e dopo un anno diventa campionessa italiana Under-20. Nel 2012, in occasione delle paralimpiadi di Londra, viene scelta per portare la fiaccola olimpica alla cerimonia inaugurale. Nel 2014 agli Europei di Strasburgo si aggiudica l’oro sia nella categoria individuale che a squadre e qualche mese dopo vince un altro oro ai mondiali di Varsavia Under 17. Riceve il premio Italian Paralympic Award dal Comitato Italiano Paralimpico, nel 2015 si aggiudica la medaglia d’oro nel fioretto individuale ai Mondiali di Eger in Ungheria, e nel 2016 conquista il titolo agli Europei. Oltre allo sport, ha partecipato alla campagna a favore della vaccinazione contro la meningite, ha ideato la manifestazione “Giochi senza barriere” insieme a cantanti, sportivi e persone con disabilità. Ma non solo, Beatrice è anche doppiatrice e scrittrice, in attesa delle olimpiadi di Tokio 2021.
Lorenzo Minguzzi, 2A
Published: Jun 6, 2021
Latest Revision: Jun 6, 2021
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Fantastico!