“SALUTE E NATURA” by Ludovica Izzo - Illustrated by Ludovica Izzo - Ourboox.com
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“SALUTE E NATURA”

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Artwork: Ludovica Izzo

  • Joined Mar 2021
  • Published Books 5

 

 

 

 

 

A me stessa, ai miei “sacrifici”, alla mia tenacia e alla mia perseveranza attui a raggiungere questo traguardo, alla voglia di sfidarmi, per averci provato ed esserci riuscita. Che possa essere l’inizio di una lunga e brillante carriera scolastica e professionale. 

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SOMMARIO:

– ITALIANO: Gabriele D’Annunzio, “La pioggia nel pineto”
– STORIA: La lotta partigiana
– FRANCESE: Baudelaire “Correspondences, Les Fleurs du Mal”
– SCIENZE: Biotecnologie e OGM
– TECNOLOGIA: Agricoltura 4.0
– INGLESE: Wordsworth, “Daffodils”
– MUSICA: Debussy, l’impressionismo musicale
– ARTE: Van Gogh e il postimpressionismo, “Veduta di Arles con iris”
– RELIGIONE: La Santissima Trinità
– GEOGRAFIA: L’Amazzonia
– EDUCAZIONE FISICA: Lo sport come benessere psicofisico
– EDUCAZIONE CIVICA: “Art. 32 della Costituzione”
– MATEMATICA: La sezione aurea, la serie di Fibonacci e la natura
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INTRODUZIONE

 

Il mio percorso interdisciplinare focalizza l’attenzione sul legame inscindibile tra l’uomo e la natura.
Il mio intento è analizzare tale rapporto e rappresentare il modo in cui lo si ritrova in qualsiasi ambito disciplinare.

 

 

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Gabriele D’Annunzio: “La pioggia nel pineto”

 

Il mio percorso parte dall’analisi del testo poetico La pioggia nel pineto” di Gabriele D’Annunzio, testo in cui emerge un’unicità e una grande simbiosi tra l’uomo e la natura. I due elementi diventano, dunque, un tutt’uno e si fondono in una magica atmosfera che va sotto il nome di panismo. In questi versi si configura, dunque, l’immagine positiva di un mondo dove è possibile l’unione tra l’uomo e la natura, dove l’uomo rappresenta un elemento naturale e la natura, qui sana e salubre, rappresenta il suo habitat salutare.

“La pioggia nel pineto” è una delle liriche più note ed emblematiche del panismo dannunziano. Quì la poesia diventa musica: non contano tanto i significati delle parole, quanto la novità delle immagini e, soprattutto, le variazioni di note timbriche e melodiche. Composta nel 1902, “La pioggia nel pineto” appartiene alla sezione centrale di Alcyone, dedicata all’estate e alla celebrazione della natura come fonte di ispirazione e di esperienza panica. La caratteristica predominante della lirica è la musicalità del linguaggio. Consapevole del profondo legame tra poesia e realtà nascosta dietro le semplici apparenze, D’Annunzio ha cercato di riprodurre il linguaggio della natura che, in questa lirica, è la voce della pioggia, la musica che essa produce cadendo sugli alberi del bosco.

La prima strofa si apre con l’invito del poeta rivolto alla sua donna a cogliere parole “più nuove”, non umane, pronunciate da “gocciole e foglie” del bosco. L’attenzione è rivolta a distinguere i suoni prodotti dalla pioggia sulla vegetazione (tamerici, pini, mirti, ginestre, ginepri) e a definire i tratti umani (volti, mani) che essa bagna. L’aggettivo “silvani” riferito ai volti, sottolinea l’inizio della metamorfosi panica che rende partecipi il poeta-superuomo e la sua compagna della sinfonia naturale orchestrata dalla pioggia, la cui musicalità scrosciante è ottenuta mediante le numerose iterazioni lessicali e gli enjambement, che sembrano riprodurre il rumore delle gocce cadenti. Sul finire della strofa viene introdotto uno dei temi centrali della lirica, la “favola bella” che ieri ha illuso la donna (Ermione, pseudonimo sotto il quale si cela la celebre attrice Eleonora Duse) e oggi illude il poeta; gli stessi versi ritornano uguali alla fine della lirica, quasi a sottolineare la circolarità dell’esperienza panica. Secondo alcuni critici la “favola bella” rappresenta l’illusione dell’amore, ma sembra in realtà probabile che D’Annunzio voglia qui riferirsi all’arte (il teatro per la donna, la poesia per lui), sottolineandone, da un lato il carattere totalizzante, capace di distogliere l’uomo da ogni altra aspettativa, dall’altro la natura effimera, in grado di illudere per un momento ma destinata prima o poi a svanire; si spiegherebbe così l’uso di un verbo al passato per la Duse (che all’epoca in cui fu scritta la lirica aveva già 44 anni e la sua carriera si stava avviando alla fase declinante) e del presente per D’Annunzio, che si trovava invece al culmine della sua parabola artistica.

La seconda strofa introduce il canto delle cicale che si unisce a quello dell’orchestra di alberi suonati dalle “dita” della pioggia. Subentra poi la ripresa del motivo panico con una vera e propria metamorfosi del poeta e di Ermione in creature silvestri, già avviata nella prima strofa (“volti silvani”): i due esseri umani, piante tra piante, sono accomunati nello spirito della selva e partecipi della vita degli alberi (“d’arborea vita viventi”). Il poeta ne coglie i segni nel volto di lei che, inebriato di gioia, è come una foglia e nei suoi capelli che profumano come “le chiare ginestre”.

Nella terza strofa il coro delle cicale si attutisce, subentra quello delle rane e poi si spegne del tutto. Nel silenzio si sente solo il suono vario della pioggia, poi la voce delle rane riappare misteriosamente da un luogo non identificato. La strofa si chiude con una ripresa, appena accennata, del motivo panico: la pioggia, infatti, scende sulle ciglia di Ermione, le quali corrispondono alle varie foglie su cui scroscia la pioggia.

L’ultima strofa vede il trionfo del motivo “panico” con a totale assimilazione del poeta-superuomo e della sua donna alla vegetazione circostante. I due innamorati si sentono trasformati in piante: la donna è definita “virente”, il cuore è come una pesca intatta, gli occhi some sorgenti d’acqua, i denti come mandorle acerbe. In preda all’ebbrezza, essi si immergono nel folto della vegetazione, che si avvinghia alle caviglie e alle ginocchia, bagnati dalla pioggia che li ha rigenerati in nuove creature.

Nato a Pescara nel 1863, Gabriele D’Annunzio pubblicò la sua prima raccolta di poesie, Primo Vere, a soli sedici anni: già da allora nutriva grandi ambizioni ed era deciso a diventare un poeta famoso. Quando si trasferì a Roma per compiere gli studi universitari era già un personaggio noto, dedito a una vita di feste, lussi, avventure galanti… Per sostenere uno stile di vita tanto dispendioso cominciò a lavorare come giornalista, ma quello che guadagnava non gli era sufficiente e il giovane D’Annunzio prese l’abitudine di indebitarsi. Così, di tanto in tanto, cambiava città per sfuggire alle persone alle quali doveva del denaro. Ogni cosa che D’Annunzio faceva, serviva a costruire un’immagine straordinaria di sé: scriveva opere che seguivano le più moderne tendenze letterarie europee; intrecciava relazioni con donne famose, come l’attrice di teatro Eleonora Duse; trasformava le ville in cui viveva in veri e propri musei dove coltivava il proprio amore per la bellezza. Si impegnò anche nella vita politica, sempre suscitando ammirazione e scandalo. Si arruolò nell’esercito durante la Prima guerra mondiale e, dopo la guerra, con un gruppo di legionari, occupò la città di Fiume, a sud di Trieste, che i trattati di pace non avevano riconosciuto all’Italia, e lì restò finché non intervenne l’esercito per costringerlo ad andarsene. Amico e ammiratore di Mussolini, espresse il proprio appoggio al fascismo. Andò a vivere in una villa sul lago di Garda dove si circondò di oggetti preziosi, ma anche stravaganti, che contribuirono a creare l’immagine mitica del poeta D’Annunzio. In quella villa morì, solo, nel 1938.

I temi delle opere di D’Annunzio sono molti e diversi: lo scrittore amava giocare con lo stile, con i ritmi e con le parole. Quando scriveva, infatti, si ispirava spesso sia alla propria vita avventurosa e a tratti sregolata (romanzo “Il Piacere”), sia alle opere che allora venivano pubblicate in altri paesi europei (romanzi del francese Joris-Karl Huysmans e dell’inglese Oscar Wilde che entrambi raccontavano le vicende di “dandy”, cioè uomini raffinati e amanti del bello che vivevano nel lusso, rifiutando qualsiasi regola morale). Gli scritti del filosofo Friedrich Nietzsche ispirarono alcuni personaggi dei suoi romanzi, uomini pieni di energia, che vivevano seguendo solo la propria volontà, senza distinguere tra il bene e il male, i “superuomini”. Le sue opere hanno contribuito a far penetrare in Italia alcuni importanti movimenti letterari europei; i suoi versi coltissimi hanno arricchito la poesia italiana, e i poeti che scrissero dopo di lui usarono spesso i suoi ritmi, capaci di creare una musicalità raffinata, e le sue parole ricercate che con i loro suoni evocavano sensazioni ed emozioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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La lotta partigiana 

 

La natura è, da sempre, luogo di rifugio sia in termini di ricerca di sé stessi, del proprio io interiore, che di riparo dalle brutture del mondo reale animato da lotte e pericoli ed è giusto ricordare come nella lotta partigiana, montagne e vallate sono diventate, nel periodo della Resistenza, casa e rifugio dei partigiani.

Intorno al 1942 il dominio della Germania nazista aveva ormai raggiunto la sua massima espansione e proprio in questo periodo in tutti i paesi occupati dall’esercizio nazista si svilupparono movimenti di opposizione e liberazione. Il termine Resistenza è riferito proprio alle lotte e alle guerriglie dei cittadini di vari stati europei per liberare i loro paesi dall’occupazione tedesca messe in atto durante la Seconda Guerra Mondiale in Italia; lotta a cui parteciparono uomini e donne di qualunque età, classe sociale, fede religiosa o politica.
I partecipanti a questa lotta, chiamati “partigiani“, collaborarono con l’esercito anglo-americano; combatterono i tedeschi con attentati e sabotaggi; cercarono di diffondere il più possibile le loro idee per convincere il popolo a liberarsi. Molte furono le articolazioni nazionali della Resistenza: Unione Sovietica, Francia, nella stessa Germania (paradosso) una parte dell’esercito si oppose al regime addirittura arrivando ad organizzare un attentato a Hitler.

La Resistenza italiana fu l’ultima in ordine di tempo a svilupparsi contro il nazifascismo ed ebbe origine ben prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale; si concentrò soprattutto nel Nord Italia à molte lotte avvennero in montagna, su terreni impervi e difficili dove i partigiani misero in atto azioni di guerriglia contro l’esercito tedesco e fascista. Nelle città i gruppi partigiani si dedicarono a compiere sabotaggi e a diffondere clandestinamente giornali e manifesti contro il nemico. I primi cenni di resistenza in Italia si ebbero già nel 1922, quando Mussolini salì al potere. Nel corso della dittatura, chi aderì alla Resistenza agiva nella clandestinità. Si uscì ufficialmente allo scoperto dall’8 settembre 1943, quando l’Italia firmò l’armistizio con gli americani, che sbarcarono in Sicilia per combattere le truppe fasciste e naziste che occupavano le diverse regioni. Nel momento in cui avvenne lo sbarco degli Alleati, il governo di Mussolini era caduto e i tedeschi occuparono le regioni del centro-nord per evitare di perdere il controllo della penisola, e lo fecero insieme alla Repubblica di Salò. Dopo l‘8 settembre il paese era diviso in due: la Repubblica di Salò al centro nord e il regno d’Italia appoggiato dagli Alleati, a Sud. Alcuni italiani giudicarono un tradimento la rottura dell’alleanza con i Tedeschi e decisero di arruolarsi nell’esercito di Mussolini non tenendo conto che ciò significava mettersi dalla parte della dittatura; altri invece scelsero di schierarsi contro i nazifascisti e i tedeschi, combattendo con sabotaggi e azioni di disturbo,  e divennero coloro che noi oggi definiamo PARTIGIANI. È così che ebbe inizio la vera Resistenza italiana. La resistenza italiana fu un fenomeno molto complesso all’interno del quale è possibile identificare tre diversi conflitti: una guerra patriottica condotta per liberare il paese dall’occupazione tedesca, una guerra civile tra i partigiani e i fascisti e una guerra di classe combattuta dai comunisti contro i ceti che avevano sostenuto il fascismo. Il fatto che la Resistenza fu definita anche una Guerra Civile perché molti italiani erano schierati dalla parte dei nazisti e dei fascisti, per cui si combatté fra cittadini di uno stesso stato è stato oggetto di un vero e proprio dibattito politico. Gli italiani che parteciparono alla Resistenza furono circa 300.000.
La Resistenza vera e propria si organizzò in maniera del tutto autonoma, vedendo il coinvolgimento di donne e uomini di tutte le età e ideologia politica. I partigiani erano quindi civili e militari guidati da personalità di spicco dell’antifascismo. Questa forte componente eterogenea non fu un vantaggio per i Partigiani, che inizialmente dovettero far fronte ad alcune ostilità interne e discussioni, ed è per questo che poi si decise d’istituire un Comitato di Liberazione Nazionale, che aveva il compito di organizzare comparti militari che dovevano assumere il controllo delle forze di resistenza nelle varie località urbane e di montagna. Presero parte al CLN i rappresentanti dei partiti antifascisti à  comunisti, socialisti, cattolici, repubblicani, liberali. Queste forze politiche erano accomunate tutte dall’ideale antifascista ma erano tra di loro molto eterogenee per altri aspetti, in particolar modo sulla sorte della monarchia italiana; c’era infatti chi era favorevole al mantenimento della monarchia e chi sosteneva che in Italia si doveva costituire una repubblica. Il divario tra i due pensieri fu colmato dall’idea del segretario Togliatti il quale, con un discorso tenuto a Salerno affermò che la cosa più importante, per quel momento era liberare il paese dall’occupazione nazista e, a guerra finita si sarebbe tenuto un referendum grazie al quale il popolo avrebbe deciso se mantenere la monarchia o dar vita a una repubblica. Anche se nel 1944 l’azione dei partigiani divenne decisamente incisiva riuscendo ad acquisire il controllo di diverse zone del paese, la Resistenza visse il suo momento più difficile tra il 1944 e il 1945 quando la marcia verso nord delle truppe alleate fu costretta ad arrestarsi: in quel periodo il generale Alexander comandante delle truppe, invitò i partigiani a fermare le loro operazioni. Nei fatti le forze partigiane non obbedirono a questo comando e la lotta per la liberazione continuò. La situazione comunque continuava a complicarsi perché i tedeschi attuarono una violenta controffensiva. Fino a che, nella primavera del 45 ci si preparava per l’attacco finale e per la liberazione del paese: i partigiani ripresero le loro azioni grazie ai rifornimenti da parte degli Alleati di armi e non solo materiale per sabotaggio mentre gli occupanti tedeschi iniziarono la loro ritirata. È il 25 Aprile la data scelta per commemorare la liberazione dell’Italia dal dominio tedesco.

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Baudelaire: “Correspondances, Les Fleurs du Mal”

 

L’extraordinaire beauté de la nature a également inspiré l’un des poètes les plus célèbres de France, Charles Baudelaire. Il est né à Paris, son enfance est marquée par l’amour pour la beauté et pour l’art: le culte des images est sa première passion.

Bientôt il se laisse attirer par la poésie grâce à son tempérament brillant mais aussi mélancolique et rebelle.

Cette mélancolie naît surtout de la souffrance du poète et de l’artiste à cause de leur condition à l’intérieur d’une société dominée par la recherche du progrès et de l’argent; c’est comme le mal du siècle qui bouleversait les Romantiques.

“Correspondances” est un sonnet de la section “Spleen et idéal” de « Les Fleurs du mal », un recueil de poèmes où Baudelaire voit la nature comme un lieu sacré et symbolique et définit le poète comme un intermédiaire entre la nature et les hommes. Un lieu sacré parce que la métaphore qui rapporte «nature» et «temple» au premier vers nous permet de comparer notre environnement avec un lieu sacré et divin. Un lieu symbolique parce que la nature s’exprime à travers des «forêts de symboles» à déchiffrer.

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Biotecnologie e OGM

 

Una volta Leonardo Da Vinci disse: “L’uomo passa la prima metà della sua vita a rovinarsi la salute e la seconda metà cercando di guarire”. Questa frase descrive la situazione attuale. Per quanto, infatti, i progressi della scienza e della medicina e il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie abbiano portato, almeno nel mondo occidentale, a un allungamento della vita media, ancora troppe sono le malattie e i malanni di cui soffre l’essere umano. E un gran numero di questi mali dipende proprio dalle sue scelte di vita e dallo sfruttamento e l’inquinamento dell’ambiente che lo circonda. Pensiamo, ad esempio, all’effetto serra: se aumenta eccessivamente, la Terra si surriscalda con gravi conseguenze ambientali come lo scioglimento dei ghiacciai e i cambiamenti climatici. O ancora basti pensare all’assottigliamento dell’ozono, che ci protegge dai raggi solari ultravioletti e dai loro effetti nocivi, ma che, a causa delle immissioni umane, riesce a svolgere sempre meno la sua importantissima funzione di “scudo naturale”.

Anche la nostra alimentazione è importante per la nostra salute ed è anch’essa collegata all’ambiente: dalla natura traiamo alimenti che mangiamo direttamente o risorse  che trasformiamo in alimenti. Le biotecnologie rappresentano un esempio lampante di come la nostra salute, attraverso l’alimentazione, sia legata all’ambiente e alle manipolazioni che l’uomo fa su di esso.  Oggi è molto attuale la tematica delle biotecnologie intese come manipolazione di alcuni organismi in campo ambientale. Le biotecnologie sono tecniche attraverso cui l’uomo sfrutta alcuni esseri viventi per trarre dei vantaggi. Già nell’antichità venivano usate le biotecnologie: per esempio si utilizzavano dei lieviti per fare il pane o per produrre il vino ed addirittura si realizzavano incroci tra animali, attraverso l’accoppiamento di capi di bestiami con caratteristiche particolare, per selezionare caratteri che più piacevano agli allevatori. Tra le varie tecniche di biotecnologie, ricordiamo la fermentazione alcolica, secondo cui si realizza la trasformazione di uva in vino. La fermentazione alcolica è un complesso fenomeno naturale, nel corso del quale, particolari lieviti come il saccharomyces cerevisiae, trasformano, attraverso processi metabolici, gli zuccheri presenti nel mosto (glucosio e fruttosio) in alcol etilico, anidride carbonica e numerosi prodotti secondari. L’applicazione più moderna delle biotecnologie risiede nella produzione degli OGM (usati in campo alimentare) che sono gli organismi geneticamente modificati, organismi in cui si manipola in laboratorio il loro DNA, ottenendo un DNA ricombinante, inserendo pezzi di DNA di specie uguali o anche diverse (per resistere agli agenti atmosferici, agli insetticidi e i pesticidi). Il primo organismo manipolato è stato un pomodoro negli Stati Uniti: serviva, infatti, che il pomodoro maturasse più lentamente per poter restare più a lungo sugli scaffali del supermercato senza che si potesse rovinare ed essere venduto. Fu inserito nel DNA di questo pomodoro un gene estraneo in grado di bloccare la sua maturazione. Gli OGM, però, non riescono a mettere d’accordo tutta la popolazione, in quanto alcuni li sostengono, altri invece no. Alcuni affermano che con l’utilizzo delle biotecnologie si potrebbero ottenere colture resistenti ai parassiti e alla siccità e ridurre così il rischio di perdere i raccolti a causa di scarse precipitazioni o malattie delle piante. Si potrebbe addirittura migliorare la varietà di vegetali e variare le caratteristiche nutrizionali degli elementi aggiungendo maggiori elementi nutritivi e vitamine per combattere le carenze alimentari che colpiscono molti Paesi poveri. Però c’è anche da dire che l’uso delle biotecnologie è un grosso problema per quella che è la biodiversità (l’enorme varietà degli esseri viventi che c’è sulla Terra) perché usare gli OGM e, quindi, selezionare delle specie a svantaggio di altre, non è altro che un modo per accentuare la selezione naturale da sempre avvenuta al mondo. Impoverire la biodiversità, però, è un grande svantaggio perché, al contrario, la variabilità rappresenta un enorme vantaggio evolutivo, in quanto, in condizioni di variazioni ambientali, la maggiore varietà all’interno della specie garantisce la sopravvivenza. Infine, è da ricordare che ci sono multinazionali padrone di brevetti per realizzare OGM e, di conseguenza, i contadini non saranno più padroni nemmeno dei loro raccolti, visto che, per vendere i propri prodotti, dovranno rispettare le volontà produttive dei loro acquirenti, ovvero le multinazionali stesse: non potranno disporre liberamente dei semi prodotti dalle piante per piantarle e ottenerne delle nuove. C’è infine il problema delle allergie: molti le ritengono, ad esempio, uno dei fattori potenziali di rischio, individuando sostanze allergeniche in alcuni alimenti OGM. A causa di tutte queste controindicazioni, l’Europa limita l’uso degli OGM e impone l’obbligo dell’etichetta in modo tale che il consumatore sia consapevole dei propri acquisti e orientato verso una scelta informata.

La diatriba sugli OGM è sempre aperta, la cosa importante è valutare benefici e rischi e non essere prevenuti…avere una mente aperta è la condizione necessaria per il progresso scientifico.

Ed infatti, le moderne biotecnologie hanno anche degli effetti positivi sull’ambiente. Ad esempio alcune tecniche di biotecnologia utilizzano i microrganismi in campo ambientale, attraverso dei batteri che si nutrono di materiale organico in decomposizione presente nelle acque di scarico e le trasformano in sostanze non inquinanti. Vengono utilizzati per la depurazione delle acque quando si vuole bonificare il mare dal petrolio nel momento in cui ne fuoriesce accidentalmente dalle petroliere. Ricordiamo che le biotecnologie hanno anche a che fare con la produzione di antibiotici: da una muffa è stata estratta per la prima volta la penicillina che è il primo antibiotico della storia. Si definisce antibiotico una sostanza prodotta da un microrganismo, capace di ucciderne altri. L’uso di muffe e piante particolari nella cura delle infezioni era già noto in molte culture antiche la cui efficacia era dovuta alle sostanze antibiotiche prodotte dalla specie vegetale o dalla muffa; non si aveva però la possibilità di distinguere la componente effettivamente attiva, né di isolarla. Se le ricerche moderne iniziarono con la scoperta casuale della penicillina nel 1928 da parte di Alexander Fleming, pochi sanno che fu Vincenzo Tiberio, un ricercatore e ufficiale medico della Marina Militare Italiana, il primo a scoprire il potere chemiotattico e battericida di alcuni estratti di muffe. Nel cortile della casa di Arzano, dove viveva, vi era un pozzo in cui si raccoglieva l’acqua piovana, e la stessa veniva poi usata anche per bere. L’umidità del luogo faceva sì che sul bordo della cisterna crescesse spesso la muffa, per cui periodicamente era necessario ripulirla. Tiberio notò che ogni qual volta il pozzo veniva ripulito, gli abitanti della casa andavano incontro ad enteriti (infiammazione dell’intestino), cosa che non accadeva invece nel periodo in cui erano presenti le muffe. Egli intuì quindi un collegamento tra la presenza dei miceti e la crescita dei batteri patogeni all’interno dell’organismo umano. Sottoposta a verifica sperimentale tale intuizione, Tiberio riuscì a dimostrare come l’azione terapeutica delle muffe fosse legata ad alcune sostanze presenti in esse, sperimentandone l’effetto benefico. Ma la grande fortuna degli antibiotici è legata, com’è noto, alla scoperta della penicillina in seguito ad un errore procedurale avvenuto nel laboratorio di Alexander Fleming. Nel 1928 il ricercatore era rimasto assente dal suo laboratorio per una breve vacanza mentre stava lavorando su alcuni ceppi di batteri, coltivati in una capsula di coltura. Al ritorno dalla vacanza, Fleming notò che in una delle capsule c’era un alone chiaro inusuale: in quella zona i batteri non erano cresciuti. Il 25 ottobre 1945, Fleming insieme a Ernst Chain e Howard Walter Florey, che grazie al loro gruppo di lavoro riuscirono a ottenere gli antibiotici in forma pura, conseguirono il premio Nobel per la medicina.

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Agricoltura 4.0

 

Oggi le aziende agricole si trovano ad affrontare innumerevoli ostacoli legati alla gestione delle colture e quindi alla produzione: dal clima fortemente instabile alla crescente competizione sul mercato, passando per gli standard di sostenibilità da perseguire. Si rivela sempre più indispensabile l’impiego di strumenti digitali da parte delle singole imprese ed infatti, negli ultimi anni, le tecnologie digitali si sono diffuse anche nel settore agricolo: si parla infatti di Agricoltura 4.0 per riferirsi  all’uso dei Big Data, dell’Intelligenza Artificiale e della robotica per ampliare, velocizzare e rendere più efficienti le attività che interessano l’intera filiera. L’Agricoltura 4.0 è l’evoluzione del concetto di “agricoltura di precisione” che viene utilizzato per definire interventi mirati ed efficienti in campo agricolo a partire da dati come le caratteristiche fisiche e biochimiche del suolo; è quel modello di agricoltura che, utilizzando tecnologie digitali in modo interconnesso, consente di ottimizzare i processi produttivi, migliorandone la qualità e rendendolo più sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico. Adottare soluzioni 4.0 in campo agricolo comprende, ad esempio, il poter calcolare in maniera precisa qual è il fabbisogno idrico di una determinata coltura ed evitare gli sprechi e permette di prevedere l’insorgenza di alcune malattie delle piante o individuare in anticipo i parassiti che potrebbero attaccare le coltivazioni.

Un altro ambito di applicazione dell’agricoltura 4.0 è quello della tracciabilità della filiera ed è proprio in questo settore che si intravedono le prospettive più interessanti guardando al futuro. Durante ogni passaggio, dal campo al confezionamento, è possibile raccogliere dati utili a mantenere sotto controllo ogni step del processo di produzione; si riduce il margine di errore e in tal modo viene realizzata una filiera corta capace di produrre alimenti di massima qualità e in maniera sostenibile dal punto di vista ambientale.

Interessante, come rileva delle ricerche, è che fattori come il titolo di studio oppure l’età non influiscono sull’interesse e sull’applicazione di questo tipo di soluzioni in azienda che vengono, piuttosto, preferite da chi gestisce aziende molto grandi, sia per estensione territoriale che per budget da poter investire.

Nonostante il concetto di agricoltura 4.0 sia relativamente recente questa nuova visione del settore agricolo rappresenta una realtà sempre più importante in Italia, infatti la digitalizzazione del settore primario sta contribuendo, non solo al miglioramento e al perfezionamento delle tecniche produttive, ma anche a creare una nuova idea di agricoltura sempre più orientata e attenta ai temi dell’attenzione all’ambiente, dell’efficienza, della sicurezza e della sostenibilità. Sono proprio questi tre, gli elementi e i principali vantaggi che le aziende agricole cercano nell’Agricoltura 4.0 la sostenibilità non solo produttiva, ma anche ambientale e sociale, la conoscenza e l’efficienza. Per le aziende agricole, infatti, l’utilizzo di soluzioni ad alto tasso tecnologico si traduce in un controllo dei costi di produzione, in una più rapida acquisizione, elaborazione ed interpretazione dei dati relativi all’attività e nell’aumento della produttività in termini quantitativi e qualitativi. Una qualità che risponde anche a benefici dal punto di vista della salute. Si stima, infatti, che i prodotti inseriti in una filiera ad alto tasso tecnologico mantengano intatte le loro proprietà e risultino, quindi, più salutari.

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Wordsworth: Daffodils

 

The extraordinary beauty of nature inspired also one of Britain’s most famous poets, William Wordsworth. He lived from 1770 til 1850. He was born in Cockermouth, just north of the National Park, and went to school in Hawkshead. After attending Cambridge University and then living in Dorset, Wordsworth moved back to the Lake District to Dove Cottage in Grasmere.

His ‘Daffodils’ poem beginning “I wander’d lonely as a cloud” is the quintessential Lake District poem. The theme of the poem is Nature’s Beauty with a mix of Happiness and Loneliness. The Author, Wordsworth is shown to be lonely, but when he thinks back to the Daffodils ‘dancing’ (Nature’s beauty) he is happy and content. The poemi s about an experience Wordsworth had in the Lake District in 1804 while there with his sister, Doroty, who described it in prose.

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Within Great Britain, there are 15 national parks: 10 in Engkand, 3 in Wales and 2 in Scotland. These parks are protected areas due to their beautiful countryside, wildlife and cultural heritage. They range from mountainous areas, to woods, coastal areas and wetlands. Most visitors go to enjoy the natural landscape and scenery and to go walking or do other outdoor sports such as climbing and kayaking. They also visit the towns and villages within the parks. One of the oldest English parks is the Lake District National Park which was founded in 1951. It i salso the largest, covering 2.292 km2 . This spectacular area, with its mountains, wooded valleys and many lakes also holds other records. You can find Windermere, the largest lake in England, which is over 18 km long. The wettest place in England is also in the Lake District. The village of Seathwaite once registered 316,4 mm of rain in 24 hours. You can also find the highest mountain in England, Scafell Pike at 978 m. With almost 16 million visitors a year, tourism is one of the biggest challenges for the park to face. While tourists spend over £925 million every year, creating jobs and income for the local economy, they also bring with them pollution and traffie congestion, litter, erosion and the risk of fires.

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L’impressionismo musicale e Debussy.

 

L’impressionismo musicale e Debussy.

“The whole expance of nature is reflected in my own sincere and feeble soul.”

“L’intera distesa della natura si riflette nella mia anima sincera e debole.”

La natura è stata da sempre luogo di riparo dalle contaminazioni umane al punto da diventare musa ispiratrice di compositori e artisti. Infatti, parallelamente all’impressionismo pittorico, tra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento, in Francia nacque una corrente musicale, capeggiata da Claude Debussy, considerato il massimo esponente dell’impressionismo musicale caratteristico perché capace di rendere la musica estremamente suggestiva ed eterea. Le caratteristiche principali dell’impressionismo musicale, sono infatti la dinamica e l’armonia, i passaggi dal piano al forte avvengono attraverso livelli progressivi e sfumati, come si nota dalle opere brevi e, appunto, sfumate, composte dai musicisti di questo periodo. Come i pittori impressionisti dipingevano all’aperto, fuori dagli studi e dagli atelier, i musicisti rappresentavano la natura con l’intenzione di comunicare e trasmettere le impressioni, le emozioni, le sensazioni e le percezioni abbandonando le regole tradizionali alla base delle composizioni, in maniera differente dai romantici, i cui sentimenti erano duraturi e profondi. Al contrario, Debussy prediligeva timbri prevalentemente delicati e non ricercava la potenza e la forza del suono per esprimere le sue sensazioni. Come tutti i musicisti appartenenti a questa corrente musicale anche Debussy ha sempre cercato di porre la sua attenzione sul timbro, il “colore” degli strumenti. Claude Debussy nasce in Francia nel 1862, frequenta il conservatorio di Parigi e da subito mostra il suo talento musicale distinguendosi per aver manifestato a soli 15 anni, insofferenza verso gli insegnamenti tradizionale, soprattutto per quanto riguarda la composizione. Il pianista è uno dei grandi rivoluzionari della musica di fine ‘800 e inizio ‘900; lo dimostra gran parte della sua produzione caratterizzata da spontanea fluidità e morbidezza delle melodie. È associato all’impressionismo musicale, in quanto, dotato di un carattere forte e deciso, ha sconvolto le leggi dell’armonia ignorando convenzioni e soluzioni formali considerate fino ad allora insostituibili. Tutto ciò gli ha permesso di creare composizioni armoniose dai colori delicati e sorprendenti mai ascoltate prima come ad esempio “Blanc et noir” per pianoforte.

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Il postimpressionismo, Van Gogh “Veduta di Arles con iris”

 

Il movimento impressionista nasce a Parigi ed è conosciuto come una nuova arte che si ispira ad un mondo in continuo mutamento. Punto cardine dell’arte impressionista è la manifestazione di stati d’animo condivisi con la natura circostante e rappresentati da toni e colori esterni. Difatti, gli artisti appartenenti all’Impressionismo e al Postimpressionismo abbandonano il chiuso degli atelier per dipingere la realtà dal vivo e cogliere l’infinita varietà delle sfumature dei vari colori. Vengono principalmente rappresentati paesaggi naturali, la vita e la folla delle grandi città. Il Postimpressionismo non costituisce in realtà un vero e proprio movimento, ma fa riferimento a un gruppo di artisti legati tra di loro dalla necessità di usare la pittura come mezzo per esprimere il proprio mondo interiore e, in comune, questi artisti hanno l’uso brillante del colore.

L’artista è partito dalla realtà naturale per esprimere la propria realtà interiore e nelle sue tele spesso i colori sono accesi e più intensi di quanto non siano nella realtà. Van Gogh è un personaggio alquanto strano: ha un volto grifagno e lentigginoso, le mascelle sfuggenti che fanno quasi paura, le gambe corte, le spalle larghissime e il busto spropositamente lungo. I capelli rossi non rassicurano affatto, soprattutto quando sono la cornice di due occhi sempre spiritati. Nonostante l’impietosa descrizione fisica del giovane pittore, non bisogna mai dimenticare il suo animo ipersensibile, in contrasto con il suo aspetto fisico: la delusione sentimentale, infatti, lascerà in lui un segno incancellabile. Venne rifiutato da una ragazza di nome Ursula Loyer e ciò acuì in lui la tendenza malinconica e nevrotica e un complesso d’inferiorità nei confronti delle donne. Durante gli anni più belli della sua vita, Van Gogh è già disperato: ha fallito in tutti i mestieri e anche la possibilità di diventare sacerdote. In questo periodo, furono molteplici i suoi gesti folli: per punirsi mangiava come un uccellino nel deserto e, quando dormiva, metteva tra le lenzuola un bastone in modo da rompersi le ossa; il culmine della soddisfazione in questo delirio lo raggiungeva quando tornava a casa tardi, per farsi chiudere fuori e dormire per terra. Fino a quando non scoprirà la pittura, Vincent vuole sacrificare la propria sofferenza a Dio perché sente il bisogno di giustificare la propria esistenza. Non era un masochista, ma piuttosto un sadico verso se stesso, che fino alla morte dei suoi giorni continuerà a farsi del male inutile, e perciò tanto più voluttuoso. Una volta, andando a dipingere nei campi, camminava su una strada dalla parte soleggiata, in una campagna caldissima. Qualcuno gli chiese: “Ma perché non ti sposti all’ombra?” E lui: “Voglio soffrire per l’arte”. Si potrebbe interpretare tutto ciò come un segno di pazzia, ma le cose non sono così semplici, né così univocamente inquadrabili. Appena Van Gogh smise di credere alla bontà dell’universo, anche gli uomini gli apparvero come cose, alberi e animali. Fu allora che cominciò a dipingere: per dimostrare la brutalità dell’esistenza. Mentre Vincent è a Parigi, viene affascinato dai primi artisti impressionisti e compì una svolta proprio grazie a loro, dai quali prese soprattutto la forza del colore.

Van Gogh è uno dei massimi esponenti di quest’arte e il dipinto (che fa da copertina al mio ebook) “Veduta di Arles con iris” è uno dei suoi più significativi capolavori.

“Veduta di Arles con iris” è realizzato con tecnica ad olio su tela nel maggio del 1888 (periodo di Arles), misura 54 x 65 cm. ed è custodito ad Amsterdam nel Rijksmuseum Vincent Van Gogh. L’opera non è firmata, né datata dall’artista.

Vincent van Gogh si rifugiò ad Arles nel 1888 con l’intenzione di creare una piccola comunità di artisti, ma non si fermò a lungo nella cittadina in quanto, dopo una serie di ricoveri per pazzia, si convinse che fosse il clima meridionale la causa del suo male. Il dipinto preso in analisi rappresenta un ricordo felice del tempo trascorso nel Sud della Francia. Lo schema prospettico del dipinto è realizzato in modo da avere un orizzonte alto e il punto di fuga a sinistra, all’esterno della tela. Ai giaggioli violacei in primo piano fanno da contrappunto i gialli ranuncoli; in tal modo l’accostamento dei complementari esalta i valori di luminosità del dipinto. Il medesimo effetto è cercato affogando i tetti rossi delle ultime case del paese nel verde degli alberi degli orti.

Il cielo luminosissimo è dato dalla sovrapposizione del celeste del verde acqua e del violetto. Infine gli alberi in secondo piano formano un filtro vegetale tra il paese e i campi inondati di fiori. Infatti il verde delle chiome si schiarisce lentamente per assumere la stessa colorazione del cielo che, a sua volta, è richiamato dai tronchi verde acqua o celeste chiaro infissi nel giallo dei ranuncoli.

L’artista ama rappresentare l’iris, in quanto fiore che simboleggia la positività, che reca un messaggio di speranza e di ripresa da questo mono in cui la stabilità dell’uomo è minacciata dall’uomo stesso.

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Con la stessa tecnica di Van Gogh ho cercato di dipingere un ambiente naturale tratto dal mio paese, Sant’Agata de’ Goti.

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“La Santissima Trinità”

 

L’iris è anche un fiore che reca in sé un messaggio cristiano e spirituale, in quanto presenta uno stelo su cui si ergono 3 petali, a volte, 3 foglie e 3 boccioli. Da qui, un riferimento al dogma della Trinità. Il dogma della “trinità” è in relazione alla natura divina: esso afferma che Dio è uno solo, unica e assolutamente semplice è la sua “sostanza”, ma comune a tre “persone” della stessa numerica sostanza e distinte. Ciò è stato anche interpretato come se esistessero tre divinità o come se le tre “persone” fossero solo tre aspetti di una medesima divinità. Le tre “persone” (o, secondo il linguaggio mutuato dalla tradizione greca, “ipòstasi”) vengono d’altra parte tradizionalmente intese come distinte ma della stessa sostanza di Dio:

– Dio Padre, creatore del cielo e della terra, Padre trascendente e celeste del mondo.

– il Figlio: generato dal Padre prima di tutti i secoli, fatto uomo come Gesù Cristo nel seno della Vergine Maria, il Redentore del mondo.

– lo Spirito Santo che il Padre e il Figlio mandano ai discepoli di Gesù per far loro comprendere e testimoniare le verità rivelate.

Al mistero della SS. Trinità è dedicata, nella Chiesa cattolica, la Solennità della Santissima Trinità, che ricorre ogni anno, la domenica successiva alla Pentecoste.

In definitiva la S. Trinità è il connubio di tre persone “distinte ma non separate”.

 

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“L’Amazzonia”

 

GEOGRAFIA: L’AMAZZONIA

L’Amazzonia, il cui nome deriva dal fiume che la attraversa (il Rio delle Amazzoni), con la sua impenetrabile foresta, è un patrimonio naturale di inestimabile valore da cui dipende l’esistenza del Pianeta Terra; ad oggi, la foresta amazzonica è una delle aree naturali più importanti e meno conosciute al mondo, un regno quasi intatto, ricco di biodiversità, sistemi idrologici, e dove ancora a fatica vivono popolazioni indigene a stretto contatto con la natura. Ma non sono, il territorio amazzonico vanta le più ricche riserve di ematite del mondo, giacimenti di bauxite, di cassiterite, di manganese, di uranio, cobalto, titanio, oltre a diamanti, oro e altri minerali preziosi.

Amazzonia: dove si trova

Con il nome di Amazzonia si indica una vasta regione geografica dell’America Meridionale, che si estende per 7 milioni di chilometri quadrati in zona equatoriale, con clima caldo umido. È un’area quasi interamente ricoperta da foreste pluviali e confina a nord con il massiccio della Guiana, a est è bagnata dall’Oceano Atlantico, a ovest confina con la cordigliera delle Ande e a sud con l’Altopiano del Brasile. La sua superficie appartiene per la maggior parte al Brasile.

Amazzonia: territorio

Morfologicamente l’Amazzonia è costituita da una pianura alluvionale che corrisponde per gran parte al grande bacino del Rio delle Amazzoni. Nasce nelle Ande ed è lungo a 6992 km e sfocia con un grande estuario largo più di 200 km, nell’Oceano Atlantico. Il terreno della pianura alluvionale è costituito quasi interamente da sedimenti di sabbie e argille portati dai fiumi. L’Amazzonia gode di un clima caldo-umido equatoriale con scarse escursioni termiche; la media delle temperature è di 26° e le precipitazioni sono molto abbondanti. La pioggia pluviale si scatena tra febbraio e maggio ed il livello dell’acqua nel Rio delle Amazzoni aumenta drasticamente, causando pesanti inondazioni. In questo periodo dell’anno il trasporto fluviale diventa pericoloso. Nella foresta amazzonica si contano oltre 60.000 specie arboree e convivono numerose specie di uccelli, mammiferi, insetti e rettili.

Popolazione

Nonostante questa regione sia estremamente vasta conta solo 12 milioni di abitanti e le popolazioni sono per lo più concentrate lunghe le rive dei fiumi principali. I centri sono le città di Belém, Manaus e Santarém. In Amazzonia vivono quasi 305 tribù indios, circa 900.000 persone rispetto al totale della popolazione. La maggior parte dei popoli amazzonici vive oggi una vita allo stato semi-primitivo in zone protette, in comunità stanziali lungo i fiumi e si occupano di coltivare piccoli orti, cacciano e pescano. Esistono anche piccole tribù semi-nomadi che vivono all’interno della foresta, lontano dal fiume in gruppi isolati. Gli indios che resistono in Amazzonia sono suddivisi in piccole tribù che hanno lingua, tradizioni e modi di vivere differenti, alcune composte da meno di 1000 individui.

Le più grandi sono:

– I Guarani, contano 51.000 individui ma sono stati derubati di gran parte della loro terra per far spazio ad una vasta rete di allevamenti di bestiame e piantagioni di soia e canna da zucchero. Molti di loro oggi vive in riserve sovraffollate, oppure accampati ai cigli delle superstrade.

– Gli Yanomami sono 19.000 membri e vivono nel territorio più vasto: occupano 9,4 milioni di ettari nell’Amazzonia settentrionale.

Ma ci sono tribù piccolissime come:

– Gli Awá sono 450

– Gli Akuntsu sono rimasti solo in 5

La più piccola è composta da 1 solo uomo che vive in un piccolo appezzamento di foresta circondato da allevamenti di bestiame e piantagioni di soia a Tanaru nello stato di Rondônia.

L’Amazzonia oggi

L’occupazione e lo sfruttamento dell’Amazzonia, iniziato nel 1960, ha prodotto molti effetti negativi in termini ecologici, soprattutto disboscamento senza sosta, e sociali, con la decimazione delle tribù indigene. Negli ultimi decenni ha avuto luogo una sistematica distruzione della foresta per la produzione di legname pregiato e per la messa a coltura delle ampie aree diboscate, soprattutto per far largo a piantagioni di soia. Le forme di sfruttamento del territorio perpetrate nel corso degli anni, hanno portato a risultati allarmanti, intaccando la foresta che, privata della fitta protezione della vegetazione e del suo complesso ecosistema, tende oggi a impoverire la biodiversità e diffondere fenomeni di desertificazione. A partire dalla fine degli anni ’70 è iniziato anche lo sfruttamento intensivo dei giacimenti petroliferi.

Amazzonia: polmone del Pianeta

Quest’area è ufficialmente riconosciuta dal mondo occidentale come la zona con il biosistema fondamentale per la protezione del clima e la riduzione del cambiamento climatico del Pianeta. Viene chiamata anche il ‘Polmone del Pianeta’ perché, con i suoi 6,7 milioni di kmq rappresenta 1/3 dell’intero sistema mondiale di foreste pluviali ed è in grado di trattenere tra 140 e i 200 miliardi di tonnellate di carbonio. Per questo svolge un ruolo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico.

In media ogni anno una superficie di foresta tropicale viene distrutta: le cause sono la deforestazione e gli incendi. Solo nel territorio brasiliano si stima una perdita della foresta pluviale equivalente a oltre tre campi da calcio al minuto! Entro il 2030, il 27% dell’Amazzonia sarà senza alberi. Negli ultimi anni si è affermato sempre più il fenomeno degli incendi la maggior parte dei quali, si stima, siano di natura dolosa, per consentire l’avanzata dell’agricoltura intensiva nella foresta, ma anche per far spazio a pascoli per il bestiame e alle colture finalizzate agli allevamenti. Quest’area conta una grande quantità di specie animali e vegetali che causa degli incendi e del disboscamento rischiano di scomparire.

Ma chi davvero è a rischio è l’Umanità. Senza questa foresta pluviale si rischia di perdere:

– fra il 17 e il 20% di risorse di acqua

– 6,7 milioni di km quadrati di territori boschivi

– il 10% di tutta la biodiversità mondiale

– l’habitat per 34 milioni di persone

Amazzonia brucia: l’aiuto di Papa Francesco

Per affrontare le cause e le conseguenze di questa terribile emergenza è intervenuto anche Papa Francesco, che ha convocato un Sinodo dedicato all’Amazzonia. L’incontro ha affrontato il tema del profondo legame tra la Natura e l’Uomo, soffermandosi sulla minaccia rappresentata dagli incendi che minano la sopravvivenza delle popolazioni indigene, oltre che del Pianeta.

Cosa fare per salvare la Foresta dell’Amazzonia

Per tutelare la foresta amazzonica bisogna iniziare a fare qualcosa di concreto. Tra le priorità immediate:

– contrastare gli incendi

– assistenza alle comunità indigene

A lungo termine è necessario:

– disporre di politiche integrate e azioni a tutela dell’intera regione

– attivarsi per un sostegno di tutti i paesi ‘potenti’ affinchè possano fermare lo sfruttamento massivo delle risorse dell’area, a tutela del patrimonio naturale

 

Amazzonia: guida al viaggio nel Polmone del mondo

Un tour sul Rio delle Amazzoni e un’escursione nella foresta pluviale più vasta del mondo è per molti viaggiatori davvero un sogno. Di solito le escursioni organizzate da tour operator in questa regione sono composte da birdwatching, trekking attraverso la foresta, gite in kayak sul Rio delle Amazzoni.

In questa enorme regione esistono: la stagione delle piogge che va da ottobre a maggio e la stagione secca da giugno a settembre.

In generale, il periodo migliore per viaggiare e per visitare l’Amazzonia è durante la stagione secca. Tra luglio e ottobre si potranno osservare le numerose specie di volatili, mammiferi e farfalle; è possibile l’avvistamento del giaguaro. Nelle foreste pluviali vivono migliaia di specie di insetti, animali, piante e microrganismi. Il posto è dunque un po’ ostile per chi non è abituato a tanta natura selvaggia. Diverse aree della foresta sono limitate ai soli indigeni e in queste zone è impossibile arrivare, se non si hanno le conoscenze e le abilità necessarie.

Amazzonia curiosità

– Si dice che, quando il fondatore Jeff Bezos, la fondò, volesse una parola che iniziasse con la A, così da comparire ai primi posti negli elenchi, ma c’è chi dice che volesse che il nome richiamasse la maestosità del Rio delle Amazzoni.

– La parola amazzone sarebbe composta da un prefisso «a» privativo, seguito da «mazon» che vuol dire seno: quindi «senza seno». Le leggende tramandate da uomini sulle amazzoni riportano infatti che le selvagge guerriere si tagliavano via la mammella destra per poter meglio tendere l’arco. Nulla di vero. Le testimonianze artistiche dell’antica Grecia, vasi, altorilievi, le raffigurano con prosperosi seni mentre combattono le loro battaglie.

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Lo sport come benessere psicofisico

 

Al giorno d’oggi lo sport occupa una posizione molto importante nella vita di tutti. O meglio dovrebbe farlo. Grazie ad esso si possono fare nuove amicizie, si può sfogare la propria rabbia, si cresce e si provano nuove sensazioni e nuove emozioni. Gli sport sono moltissimi, ma li possiamo distinguere in due categorie: quelli individuali e quelli di squadra. Se si vuole praticare uno sport individuale si deve essere molto bravi (come nel tennis) mentre in un gioco di squadra, oltre alla bravura, si deve saper rispettare le regole fondamentali del gioco perché non si è soli in campo e bisogna essere disciplinati (come nella pallavolo o nel calcio). Ogni sport ha delle regole essenziali che, se rispettate, portano gli atleti ad essere onesti, responsabili, leali e competitivi. Si prova un senso di fratellanza, impegno, voglia di vincere, ma anche la capacità di accettare la sconfitta. Perché saper accettare una sconfitta è il primo passo per star bene con gli altri e non diventare aggressivi. Lo sport è anche un buon esercizio per mantenere il proprio corpo in salute. Soprattutto nei giovani esso predispone il corpo a un buon funzionamento, in quando garantisce lo sviluppo dell’apparato muscolo-scheletrico. Facilita l’assunzione di cibi sani, la ricerca di un peso ideale e l’astinenza dall’assumere sostanze pericolose per il proprio corpo. Questo perché ad ogni atleta viene detto di difendere e potenziare lo stato di salute psicofisico e di vedere il corpo come un amico, un alleato. Infatti, ci sono persone che hanno dei gravi problemi con il proprio corpo in quanto lo vedono come un nemico dal quale difendersi e per questo si tende a mangiare poco o troppo, in modo poco sano, o si tende ad assumere delle sostanze che possono far male. Già nell’antica Grecia, Ippocrate di Cos, che visse tra il 460 a.C. e il 370 a.C. aveva capito che se il nostro corpo sta male a livello mentale questo si ripercuote a livello fisico. Egli diceva che la malattia psicofisica era frutto di uno squilibrio tra la mente e il corpo che giocano un ruolo molto importante. Egli infatti sosteneva la necessità di prendersi cura di se’ stessi, sia a livello mentale sia a livello fisico. Da qui la frase “mens sana in corpore sano”.

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Art. 32 Costituzione

 

ART.32 COSTITUZIONE: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

 

La protezione della salute, intesa come diritto di accedere alla prevenzione sanitaria e di ottenere cure mediche, è stata inserita anche nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Il diritto alla salute è riconosciuto all’articolo 32 della Costituzione che lo configura come diritto dell’individuo e interesse per la collettività; per questi motivi garantisce le cure gratuite a chi si trova in condizioni di povertà. Ogni cittadino ha il diritto di essere curato ma nessuno può essere obbligato ad un trattamento sanitario, se non è stabilito da una legge: la legge deve sempre rispettare la volontà della persona umana. Alcuni dei casi in cui il cittadino è obbligato ad accettare un trattamento sanitario riguardano ad esempio vaccinazioni obbligatorie per prevenire malattie infettive, oppure provvedimenti di cura e di isolamento per soggetti portatori di malattie contagiose.

Va infine sottolineato, e a tal proposito mi ricollego al tema principale del mio percorso, che il diritto alla salute comporta anche il diritto alla salubrità dell’ambiente, poiché la prevenzione di varie patologie impone di eliminare le cause dell’inquinamento ambientale. Vivere in un ambiente salubre è una condizione necessaria per rendere effettivo il diritto alla salute, solo le cure non bastano.

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La sezione aurea, la serie di Fibonacci e la natura

 

Il numero aureo è associato alla sezione aurea, detta anche, proporzione divina. Esso viene indicato con Φ (phi) perché non è possibile scrivere il suo esatto valore! Infatti è un numero irrazionale, poco maggiore di 1, ma composto da un numero infinito di cifre:

Φ = 1,6180339887498….

Per conoscerlo meglio ci si può avvicinare ad esso in modo geometrico, attraverso la SEZIONE AUREA, che può essere visualizzata e, quindi, più facilmente compresa. La prima, chiara, definizione ne fu data da Euclide, il matematico greco vissuto ad Alessandria tre secoli a.c., che più volte ne discute nei Libri della sua grandiosa opera, gli Elementi. Euclide la definì così:

si può dire che una linea retta sia stata divisa secondo la proporzione strema e media quando l’intera linea sta alla parte maggiore così come la maggiore sta alla minore

Infatti si può eseguire la sezione aurea di qualunque segmento individuando un suo punto interno tale che la parte maggiore è medio proporzionale tra l’intero segmento e la parte minore.

A________________________C________________B

AB : AC = AC : CB

Il segmento AC è detto parte aurea del segmento AB.

Il numero Φ e la sezione aurea si intrecciano con un concetto matematico: la serie di Fibonacci. È una successione di numeri dei quali ogni membro è la somma dei due precedenti.

0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13 …

Se si fa il rapporto tra un numero qualunque della serie e il precedente si ottiene un risultato che si avvicina (o in eccesso o in difetto) sempre più a Φ, man mano che si procede con i termini situati più avanti nella serie.

Fibonacci elaborò la sua famosa serie per risolvere velocemente un quesito, raccontato in un episodio ormai famoso. Leonardo Fibonacci, detto Leonardo Pisano nacque a Pisa nel 1175 circa e morì, presumibilmente a Pisa, nel 1235 circa. Il padre lavorava per i mercanti pisani, come impiegato di dogana, e volle che il figlio apprendesse nuove forme di numerazione, oltre quelle conosciute in Italia. Così lo portò a vivere con sé a Bugia, presso Algeri, dove imparò ad usare la numerazione araba nella quale era inserito il numero zero e che solo in seguito, non senza resistenze, venne inserito anche nella matematica europea.

Nel 1223 a Pisa, partecipò ad una gara fra matematici indetta dall’imperatore Federico II che propose un singolare e, all’apparenza, banale quesito: si rinchiude una coppia di conigli in un recinto: quante coppie di conigli si ottengono in un anno supponendo che ogni coppia dia alla luce un’altra coppia ogni mese, che le coppie più giovani siano in grado di riprodursi dal secondo mese di vita e che la coppia non muore mai? Con sorpresa di tutti Fibonacci, mentre gli altri si arrovellavano il cervello, risolse il quesito scrivendo la sua famosa “serie” che scaturì facilmente dalla pratica di manipolare i numeri: in poco tempo scoprì che i conigli sarebbero stati 377!

1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233, 377, 610, 987, 1597, 2584, 4181, 6765, 10946, 17711,

28657, 46368, 75025, 121393, 196418, 317811 …

 

(Il gioco è semplice: all’inizio c’è solo una coppia di conigli, il primo mese ce ne sono 2 di cui una fertile, quindi il secondo ce ne sono 3 di cui 2 fertili, quindi il terzo mese ce ne sono 5 di cui 3 fertili, quindi il quarto mese ce ne sono 8 di cui 5 fertili e così via. Fibonacci nota che ogni termine della sequenza è la somma dei due precedenti. Nasce così la celebre successione di Fibonacci)

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La successione di Fibonacci si ritrova in una varietà incredibile di fenomeni che non sono collegati fra loro, ma forse è nel mondo naturale che appare con grande spettacolarità. Il caso più documentato riguarda la FILLOTASSI. Essa Studia il modo in cui le foglie e i rami si distribuiscono intorno al fusto. Che la disposizione sia tale da permettere che le foglie non si coprano fra di loro, ma che ognuna riceva il massimo possibile di luce e di pioggia è comprensibile, ma si rimane esterrefatti quando si scopre che questi schemi sono esprimibili in termini matematici ed hanno un legame con la serie di Fibonacci.

Infatti, il numero di giri compiuti per trovare la foglia allineata con la prima è generalmente un numero di Fibonacci.

È detto quoziente di fillotassi il rapporto tra il numero di giri e il numero di foglie tra due foglie simmetriche, tale quoziente è quasi sempre il rapporto tra due numeri consecutivi o alternati della successione di Fibonacci. Per esempio, nel disegno a lato, occorrono 3 giri completi e passare attraverso 8 foglie per ritornare alla foglia allineata con la prima: il quoziente di fillotassi è 3/8 .

Altri esempi. Nei tigli le foglie si dispongono intorno al ramo con un quoziente di fillotassi pari a1/2. Nel nocciolo, nel faggio e nel rovo è di 1/3. Il melo, l’albicocco e alcune specie di querce hanno le foglie ogni 2/5 di giro e nel pero e nel salice piangente ogni 3/8 di giro.

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Il rapporto aureo e i numeri di Fibonacci possono assumere anche la forma di spirali e apparire sia nel mondo microscopico sia nell’immensità dell’universo.

Scopriamo dove si può arrivare scomponendo un rettangolo aureo (è tale quando i suoi lati stanno in un rapporto aureo, cioè la loro misura è espressa da due termini consecutivi della serie di Fibonacci).

Si sottrae da questo rettangolo un quadrato di lato uguale al lato minore del rettangolo; come risultato si ottiene un piccolo rettangolo che è ancora aureo. Procedendo sempre nello stesso modo si formano rettangoli sempre più piccoli.

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Quello aureo è l’unico rettangolo dal quale se ne ottiene uno simile quando vi si sottrae un quadrato. Inoltre tracciando le diagonali di ogni coppia di rettangoli (quello “genitore” e quello “figlio”) si nota che si incontrano in un punto nel quale converge una serie di rettangoli aurei sempre più piccoli. Con questa figura si può costruire una spirale disegnando un arco di circonferenza entro ogni quadrato. Si ottiene una spirale logaritmica.

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IN NATURA…

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Conclusioni

E’ possibile spiegare il senso di questa stupefacente corrispondenza tra elementi matematici e figure naturali? Per quel che si sa nessuno ha trovato un perché e il rapporto aureo rimane uno straordinario esempio di quel senso di stupore che può pervadere la mente dell’uomo e che non deve essere vissuto con imbarazzo ma come segno di una interiorità pulsante, come lo ha mirabilmente descritto Einstein quando afferma “Quella del mistero è la più straordinaria esperienza che ci è dato di vivere. È l’emozione fondamentale situata al centro della vera arte e della vera scienza.”

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RINGRAZIAMENTI:

Desidero ringraziare i miei professori per avermi seguita nella stesura di questo elaborato e durante questo bellissimo percorso, ahimè terminato. In particolare, ci terrei a ringraziare con immenso affetto la prof.ssa Savinelli Alessandra, che è sempre stata per me uno spirito guida e un punto di riferimento.

Non posso non menzionare le mie sorelle i miei genitori che da sempre mi sostengono nella realizzazione dei miei progetti. Non finirò mai di ringraziarvi per avermi permesso di arrivare fin qui, con l’infinita pazienza che vi contraddistingue.

Un sentito grazie va anche a tutti i miei amici, in particolare a Martina, Valeria, Eugenia, Ginevra e a tutti i miei compagni di classe. Grazie per aver ascoltato i miei sfoghi e per tutti i momenti di spensieratezza trascorsi insieme.

Un grazie speciale, va infine a tutto il resto della mia famiglia, ai miei nonni, ai miei zii e ai miei cugini, in particolare a mia cugina Martina, che mi ha sempre sostenuta durante questo percorso, appoggiando ogni mia decisione.

 

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