I ricordi della famiglia Mandrioli di Roberta Sacchetti by CESARE FAUNI - Ourboox.com
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I ricordi della famiglia Mandrioli di Roberta Sacchetti

  • Joined Mar 2021
  • Published Books 11
Prima Puntata
Marisa Mandrioli, figlia del celebre burattinaio Gualtiero Mandrioli, nasce a Bologna il 24 maggio del 1931.
Marisa scrive di sé nel libro uscito nel 2001: Mio padre Gualtiero Mandrioli. Un grande Fagiolino: “Mio padre aveva sempre seguito suo nipote Demetrio Presini (forse lo pensava già suo erede) ma poi arrivai io. Anche se forse sognava un maschio mi amò tantissimo da subito. È stato un padre meraviglioso… Purtroppo con mia madre fu tutto ben diverso… non voleva avere figli… Subito, da piccola, fui consegnata a una balia … a mio padre dispiacque ma amava tanto sua moglie che si rassegnò a vedermi solo ogni tanto, sapendomi in buone mani”.
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Seconda Puntata
“Nell’autunno del 1933 mio padre decise che era ora di riportarmi a casa… al n. 33 di via Indipendenza… venne ad abitare con noi una zia di Gualtiero che mi accudiva (Enrica Mandrioli) e rimase finché ci fu bisogno di lei… quasi cinque anni. Io da piccola ogni tanto mi addormentavo nel cesto dei burattini e le figure di donna erano le mie bambole”.
Marisa narra anche degli aneddoti con “i segretari” che mettevano le sedie per gli spettacoli e giravano tra il pubblico; nella foto la vediamo in piedi sulla sedia di fianco a Gualtiero e ai due lati i due facchini, Gaetano e Augusto. Nel 1938 (e forse anche prima, mia mamma non lo specifica nei suoi scritti) nella famosa foto di Piazza 8 agosto non è riconoscibile ma c’è, alla cassa, e aveva solo sette anni. (continua)
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Terza Puntata
La stagione delle recite dei burattini iniziava il 15 maggio e andava avanti fino a settembre e Marisa doveva rendere i conti di cassa alla fine delle recite e una volta finito e sgomberato tutto si facevano le due di notte… poi poteva andare a dormire, ma doveva comunque svegliarsi alle sette e mezzo per andare a scuola! La scuola era in via Zamboni e si svegliava meglio dovendo fare il tragitto a piedi da casa.
I primi di settembre del 1941 la famiglia Mandrioli lasciò Bologna un giorno prima del bombardamento della stazione e andò sfollata a Civitella di Romagna per tornare poi in una Bologna piena di rovine nel 1944 andando ad abitare in una casa di via Indipendenza. (continua) foto: Marisa e Gualtiero 1939
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Quarta puntata.
Dopo la guerra Marisa aiutò sempre Gualtiero per rimettere in sesto il materiale e quando si decise di debuttare alla Salus in via Frassinago il 2 giugno del 1945 Gualtiero tirava il biroccino mentre Marisa spingeva e lo aiutava a sollevare i bauli che erano pesanti, tanta fatica ma poca spesa.
Nel 1946/47 e fino al 1948 a Gualtiero fu richiesto da Vicari, che lavorava alla RAI, di recitare alla radio per il “Cantuccio dei Bambini” e poi per “Ei! Cal scusa”, ma Gina, la moglie di Gualtiero, spesso perdeva la voce e un giorno che Gina si ammutolì Marisa cominciò a recitare le sue battute per salvare la trasmissione, tanto sapeva tutte le commedie a memoria. Fu il debutto e Marisa recitò sempre più spesso con suo padre ed erano molto in sintonia.
(continua) (foto Gualtiero e Marisa 1945 e 1946)
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Quinta puntata.
Dal 1949 Marisa recitò stabilmente con Gualtiero e Raffaele Rivani, mentre Presini, tornato dalla guerra faceva “il segretario” cioè metteva le sedie, mentre un’amica di famiglia andava tra il pubblico a raccogliere i soldi, e Gina stava alla cassa.
Nell’autunno del 1949 iniziarono le recite della filodrammatica alla Lirica Paradiso in via S. Vitale, dove c’era anche il Circolo Postelegrafonici. Gualtiero e Marisa suggerivano anche, dietro le quinte, le parole ai cantanti d’opera che iniziavano la loro carriera e si esibivano alla Lirica Paradiso. Intanto mia madre che era anche appassionata di ballo imparò il tip tap dai fratelli Branca.
Poi Gualtiero pensò di aggiungere una piccola compagnia di burattini formata da Marisa, da Eros Bertoni che poteva fare Fagiolino e da Demetrio Presini che poteva fare Sganapino. Quando Eros dovette lasciare la compagnia per andare ad aiutare suo padre, Ciro Bertoni, al suo posto venne Barillari, ma poi Marisa lasciò e cominciò a prendere lezioni di canto lirico dalla maestra Knubel. Foto: Gualtiero, Marisa e Nino (Demetrio Presini) 1950; Marisa mentre canta una canzone in voga dell’epoca. Aggiungo due foto storiche del 1946 di una recita effettuata all’Istituto Pizzardi, di cui ho soltanto questo ricordo
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Sesta puntata.
Marisa aveva già una passione per le eroine della lirica perché quando era piccola la zia Enrica, che era stata una grande cantante, le cantava sempre arie famose di opere.
Poiché c’era l’occasione di acquistare degli appartamenti in via S. Caterina Marisa riuscì a rendersi indipendente e a stabilirsi all’ultimo piano. Durante il giorno lavorava in sartoria e la sera aiutava per le recite dei burattini e poi in inverno con la filodrammatica.
La Compagnia Mandrioli metteva in scena anche opere o grandi romanzi e mieteva successi e soddisfazioni anche personali, per esempio Gualtiero con Otello o Marisa con “la signora delle camelie” (La Traviata) per la cui recitazione un attore cieco volle entrare nel casotto e sapere chi aveva recitato così bene; le volle baciare la mano dicendole che se fosse stato più giovane avrebbe voluto essere il suo Armando…
Nell’inverno del 1950 Marisa conobbe Sergio Sacchetti (mio padre), cominciarono a frequentarsi e innamorarsi e Sergio seguiva le recite tutte le sere… Intanto nel 1951 Demetrio Presini entrò nel casotto per cominciare a imparare il mestiere con piccole parti.
Marisa continuava a studiare canto lirico e poteva avere una carriera davanti a sé ma scelse l’amore…
Foto 1: La zia Enrica con Marisa da piccola. Foto 2: Marisa e Sergio davanti al portone della insegnante di canto. (Ho trovato solo questi riferimenti: AIDA KNUBEL – di N.N. e fu Amelia, nata a Milano nel 1885, morì a Bologna il 14 luglio 1954. Suo marito si chiamava ANTONIO LEONARDI di fu Carlo e Veronesi Gaetana, nato a Bologna nel 1886. Abitavano in Via del Fossato n. 4; prego chi avesse notizie di comunicarmele grazie). Foto 3: Marisa 1950. Foto 4: Marisa e Sergio a Cesenatico, Hotel Britannia 15 agosto 1953.
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Settima puntata.
Intanto dopo aver cambiato nuovamente piazza (i burattinai all’epoca cambiavano piazza a volte ogni due anni) Rizzoli cedette a Mandrioli Piazza Trento e Trieste e Sergio cominciò a recitare piccole parti per alleviare la fatica di Gualtiero e Raffele Rivani…
Negli anni ’50 Marisa collaborava con Gualtiero anche ad alcune stesure di copioni, per esempio sulla favola di Biancaneve di cui tutto il materiale fu acquistato da altri e su alcune commedie e farse e anche alla stesura di due riviste ispirandosi al film del 1941 (che era poi una rivista) Helzapoppin.
Purtroppo Rivani morì nel 1954 e nell’estate Demetrio Presini debuttò come nuovo Sganapino mentre Sergio Sacchetti copriva le parti dei giovani personaggi. Gina interpretava solo Isabella o piccole parti se nelle commedie c’erano molti personaggi femminili.
Foto 1: Gualtiero e Raffaele Rivani 1942. Foto 2: Sergio e Marisa. Un curioso accidente di C. Goldoni alla Lirica Paradiso.Foto 3.Lirica Paradiso 18.10.1951 da sinistra: Edera, Gina, Berta, Marisa, Gualtiero. Foto 4: 27.9.55: Sergio, Marisa, Gualtiero, Gina.
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Raffaele Rivani.

Alcune notizie sono tratte da “Una vita per il teatro”; in ordine di tempo.

Raffaele Rivani. Vorrei ricordare un aneddoto che la mamma mi disse e cioè che nel “casotto” dei burattini comandava, diciamo così, il “capocomico” e tutti dovevano stare alle sue direttive; in questo caso era mio nonno Gualtiero, ma con il suo carattere gentile si comportava ben diversamente da altri burattinai. Per esempio, essendo di bassa statura, non pretendeva certo che Rivani recitasse stando ingobbito: il nonno camminava su alcune assi per essere lui allo stesso livello di Rivani, col rischio a volte di scivolare (alcune volte capitava, e il burattino scompariva dal boccascena!) Marisa scrive: Rivani era timido, non ha mai voluto recitare in palcoscenico; come secondo lavoro strappava i biglietti del loggione al “Teatro del Corso”. Le domeniche pomeriggio mio padre andava a chiacchierare con lui nella saletta di ingresso, perché appena iniziava lo spettacolo Raffaele aveva finito e si annoiava, doveva aspettare la fine per chiudere. Aveva il suo posto a sedere, ma dopo aver visto lo spettacolo una volta bastava: quel posto divenne mio. Ricordo solo “La morte civile” come commedie, Fedora e Otello. Più che altro vidi delle opere e finalmente potevo conoscere appieno le eroine di cui mi cantava la zia Enrica: Mimì, Musetta, Tosca, Violetta… tutte passarono sotto ai miei occhi estasiati. Indimenticabile l’Otello di Ramon Vinay: faceva l’ultimo acuto prima della morte e un rantolo ruzzolando giù dai quattro gradini che sostenevano il letto! Passai due inverni da sogno grazie a Rivani. Il Rigoletto era il favorito di mio padre che con la sua bella voce da baritono cantava molti pezzi d’opera e io gli facevo sempre la parte di Gilda. Ma la guerra interruppe tutto questo dal 1941 al 1944.

La famiglia Mandrioli sfollata a Civitella di Romagna. Durante l’inverno eravamo ospiti di un cugino in montagna e Gualtiero portava sempre con sé i copioni per leggere qualcosa alla famiglia, che era composta da otto persone. Poco distante c’era un’altra casa con un’altra famiglia di amici, altre sette persone e quindi alla fine un piccolo pubblico ascoltava, gente umile, contadini, poveri, analfabeti sì ma i visi erano emozionati, attenti, davano più soddisfazione di qualche pubblico di città. In casa Cangini (Ca’ Nova) si leggeva, si recitava e si spiegava. Una sera una voce chiamò dall’altra cima della montagna “C’è Gualcero?” “Sì” “Veniamo a vaggia (a veglia)” cioè “Passiamo la serata con voi”. Si radunarono trenta persone davanti al camino; dopo il duro lavoro era una festa. Una volta addirittura arrivarono a cinquanta e lo Zio Nanni temeva che il pavimento non reggesse e che saremmo precipitati di sotto uccidendo le mucche. Era suggestivo nella notte buia e fredda vedere la fila dei lumini o delle candele arrivare e ripartire dalla casa di Zio Nanni.

Le trasmissioni alla radio (1947-48). Una chicca per i giornali fu ciò che accadde in un vicolo di fronte alla Chiesa di San Francesco. Una signora, passando, sentì urla di donna e una voce maschile che inveiva, rumori di lotta e percosse. La donna urlava “No padre mio, perdono! Basta, mi volete uccidere?!”. La buona signora, spaventata, corse in via del Pratello a chiamare la polizia e arrivò un brigadiere con due poliziotti, bussarono alla porta, le urla continuavano e nessuno apriva… Fecero irruzione forzando la porta e… trovarono due vecchietti, un po’ sordi, che ascoltavano la radio! Io e mio padre stavamo recitando per “Il cantuccio dei bambini”. La notizia fu riportata dai giornali e questo portò una maggiore affluenza di pubblico ai nostro spettacoli serali.

1950. Marisa scrive: Eravamo ancora molto legati ai fatti accaduti durante la guerra e portavamo in giro una commedia drammatica che parlava dei partigiani. Sergio Giordani, (l’attor giovane della compagnia, grande amico di Marisa) mi chiese se potevo fare io una parte di donna che mancava, nessuna voleva recitarla perché era la parte della spia! Io avevo poche battute dovevo ascoltare, poi correre a chiamare le SS. È difficile restare in scena una ventina di minuti senza battute, solo con la mimica. Un aneddoto: nel finale il personaggio principale (recitato da Vincenzo Righetti) veniva fucilato… ultimi minuti, ultima sigaretta. Una cella con un tavolo, una branda sotto la finestra socchiusa, sullo sfondo una porta… Doveva buttare la sigaretta accesa contro l’ufficiale tedesco. Mi soffiò in quinta “Non ho i fiammiferi”… e io “Fai testamento” e lui andò a scrivere al tavolo… io intanto strisciai sul pavimento per non farmi vedere e buttare sulla branda i fiammiferi da quella finestrina in scena. Ritornai in quinta e gli soffiai “Sul letto”… e tutto andò a meraviglia.

Una volta che stavamo recitando “Il Fornaretto di Venezia” notai che in scena avevano messo una bella cassapanca coperta con damasco verde, pensai “dove l’hanno scovata? Bella, andrò a piangere là sopra”. Dalla quinta vidi mio padre disperato e Righetti che si mise le mani nei capelli ma ormai mi stavo sedendo… nel vuoto! La cassapanca erano due sedie sdraiate… Il pubblico non si accorse di nulla, ma che fatica resistere per tutta la scena!

La Lirica Paradiso. Alla “Accademia Lirica Paradiso” venne Mirella Freni accompagnata da Carlo Bergonzi e anche Luciano Pavarotti. Arrivò anche Gianni Raimondi insieme alla Freni che diceva “Quando c’è Mandrioli in quinta a suggerire io sono tranquilla” e dall’altra parte c’ero io… durante la “selezione dalle opere” per esempio il coro a bocca chiusa della Butterfly lo facevamo io e mio padre. Difficile ricordare tutti: il Maestro Vignudelli, Amelia Candini, poi Chiarini, Manelli, Bergonzoni… Fummo praticamente i fondatori dell’attuale circolo “Amici della Lirica” dell’Oratorio San Rocco.Foto 1: Raffaele Rivani. Foto 2: Civitella di Romagna. Foto 3: Sergio Giordani.

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Ottava puntata.
Nell’estate del 1956 poco prima dell’inizio della stagione Presini disse a Gualtiero, il quale ci rimase molto male, che non avrebbe continuato e allora Sergio prese il suo posto interpretando un bellissimo Sganapino, recitando molto meglio, forse, e questo lo dico io, Sergio ha interpretato il più bel Sganapino che io abbia mai sentito e non perché era mio padre, e il pubblico lo seguiva entusiasta.
Marisa diede l’addio alle scene con l’ultima recita nel 1958 e smise di vestire i burattini ma preparò ben altri vestitini perché aspettava un bambino e doveva stare a riposo e a settembre nacqui io per la gioia di tutti.
Sergio aiutò Gualtiero a fare i burattini fino alla pensione (Mandrioli si ritirò nel 1966) e dato che io crescevo Marisa poté occuparsi di nuovo dei burattini e ricominciare a recitare le parti femminili.Foto 1: una scena di burattini di Mandrioli. Foto 2: Marisa e Gualtiero. Foto 3: Marisa e Sergio. Foto 4: Noi. Foto 5: La nostra famiglia in piazza maggiore 1960. Foto 6: Io con mamma e babbo a porta Saragozza 1961.
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Nona puntata.
Nel 1968 Marisa costruì anche un certo numero di burattini in cartapesta rifiniti con il DAS, dipinti e vestiti, di misura piccola, presso la scuola S. Alberto Magno delle Suore Domenicane di Via Palestro a Bologna (con l’aiuto delle suore dell’asilo, vere artiste), quando io andavo ancora a scuola ma già mi dilettavo e insieme poi recitammo per i bambini in un teatrino adeguato alle dimensioni dei burattini. Qualche anno più tardi ne costruì di più grandi; anche questi furono usati per alcune recite e poi furono venduti al Comune di Castel San Pietro dove credo si possano ancora vedere. Furono dipinte da lei alcune scene di sfondo e insieme a Gualtiero venne costruito un teatrino da appoggiare al muro anche con il mio piccolo contributo di bambina (aiutavo a incollare immagini sia sullo sfondo delle scene che della facciata del teatrino).
La vita continuò nonostante problemi familiari che non sto qui a raccontare, tra cui la separazione dei miei genitori con grande dolore mio e di mia madre, e Marisa cominciò a impegnarsi in parrocchia per tenere aperto il ricreatorio per i giovani, iniziando con loro a fare teatro intorno al 1971/72, insegnando, facendo “la suggeritrice” mettendo in scena alcune farse del nonno (anche Gualtiero veniva in parrocchia) e poi anche brani presi dal cabaret allora in voga e io cominciai a recitare e a cantare in pubblico nel 1973; poi purtroppo il nonno morì nel 1974 con grande dolore di tutti. Foto 1: Burattini costruiti da mia mamma che ora si trovano a Castel S. Pietro. (Sullo sfondo una scena dipinta da lei). Foto 2: Gualtiero in magazzino con Sganapino, Fagiolino e il Dott. Balanzone. Foto 3: 1973. Una recita alla parrocchia di S. Caterina di Saragozza. La seconda da sinistra sono io e il secondo da destra è Pierluigi Foschi.
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Decima puntata
.Ma intanto avevamo già iniziato le prove del Caino e Abele di Tony Cucchiara che avremmo dovuto portare in scena e lo facemmo nel 1975 con i giovani della parrocchia e del GS (Gioventù studentesca) non solo in parrocchia ma anche al Teatro Leone XIII di Via del Piombo e al Teatro delle Moline, gestito all’epoca dalla sorella dei fratelli Santonastaso e dal cantante Gianni Pettenati.
Da quel momento iniziò una nuova “era” diciamo così per Marisa, cuciva costumi sempre con stoffe riciclate o comprate a poco prezzo e vestiti da sera completamente rivisitati, insegnava recitazione, cantava e suggeriva a tutti noi durante gli spettacoli, dipingeva le scene, insomma faceva un po’ di tutto per la realizzazione di uno spettacolo, anche con il mio aiuto.
Commedie con gli adolescenti e Recital con i bambini della parrocchia, con i quali mettemmo in scena con pochissimi mezzi ma tanto impegno i “Moschettieri” del Quartetto Cetra.
E a questo punto è doveroso un aneddoto. Con l’aiuto di una mia amica cantante di Grosseto, Carla Baldini, che conosceva Virgilio Savona, mia madre nel 2005 gli spedì il libro (scritto nel 2001) sul nonno con una bella lettera. Un giorno Virgilio le telefonò e da lì nacque una amicizia, io accompagnai mia mamma a Milano, anche se aveva già problemi di salute, e Virgilio era già molto malato ma ancora molto interessato a tutto e desideroso di fare tante cose e lui e Lucia furono veramente gentili e disponibili. Virgilio fu contento di sapere che avevamo messo in scena con i bambini il loro lavoro poi disse: “Marisa, l’avessi conosciuta prima, che siamo diventati matti a scrivere certi testi!”. Ci mantenemmo in contatto e tornammo a trovarli ancora; dopo la sua morte però fu difficile raggiungere Lucia telefonicamente perché il figlio faceva da filtro e non riuscimmo più a contattarla. Foto 1 e 2: Marisa mentre dirige e suggerisce. Foto 3 4 5: Parrocchia di S. Caterina di Saragozza 1978-81 Recital e I Moschettieri.
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Undicesima puntata.
Ormai lanciata nelle commedie musicali si susseguirono di nuovo dal 1982 “Caino e Abele” poi dal 1983 “Forza Venite Gente” con il beneplacito di Castellacci che era contento che lo rappresentassimo; e Marisa cucì 180 costumi. Dal 1984 “Aggiungi un posto a tavola” e una sera in cui Jonny Dorelli recitava al Duse andammo a conoscerlo e la mamma gli fece firmare il suo copione.
Poi dal 1986 riprese le commedie con “i burattini in persona” e fece i costumi dei nostri personaggi bolognesi mettendo in scena anche la “brillantissima farsa” al termine della commedia, anche recitando “a soggetto” e alternando spettacoli di cabaret, commedie brillanti e le commedie musicali che avevamo pronte, insomma una intensa attività a Bologna e provincia, in teatri parrocchiali e non (abbiamo recitato, fra gli altri, anche al Teatro Comunale di Casalecchio e al Teatro San Salvatore). Nel 1996 viene messa in scena una nuova commedia musicale “Se il tempo fosse un gambero” e di nuovo Marisa cuce una montagna di abiti.
Si continua alternando sempre i vari spettacoli fino al 2001 alternando anche brevi stralci da ogni spettacolo da rappresentare alla Rassegna delle compagnie amatoriali iscritte al G.A.T.E.R. all’Oratorio San Rocco o per i quartieri. Foto 1: Forza Venite Gente, Parrocchia SS. Filippo e Giacomo. Foto 2-3-4: :Aggiungi un posto a tavola al Cine Teatro Bellinzona e alla parrocchia SS. Angeli Custodi con Paolo Ferrari. Foto 5: Il Carnevale d Bologna, Parrocchia di S. Caterina di Saragozza. Foto 6: Premiazione all’Oratorio S. Rocco.
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Dodicesima e ultima puntata.
Le ultime brevi recite di questo tipo vedono Marisa nei panni di Fagiolino e io nei panni di Sganapino (che avevo già interpretato anche in precedenza) dal 2002 al 2004; dopo di che Marisa, ormai cieca a causa di un glaucoma progressivo, deve rinunciare definitivamente a calcare le scene.
Durante tutti questi anni però incontra giovani e non più giovani per aiutarli o nelle loro tesi sui burattini o nel loro mestiere di burattinai o spiegare tanti particolari e tanti “segreti” del mestiere. Scrive finché riesce a vedere qualcosa, cuce una infinità di vestiti per i burattini per i collezionisti e i burattinai, molti dei quali scolpiti da Don Dante Baldazzi con il quale c’è stata una amicizia e una fitta collaborazione per tantissimi anni. Nel 2001 conosce Vittorio Zanella e anche con lui nasce una bella amicizia e collaborazione e nel 2005 al Teatro Consorziale di Budrio nell’ambito della Rassegna “Le mani parlanti” viene invitata a parlare del suo libro e dei burattini e con l’occasione recitammo insieme a Vittorio una scena di una commedia di Gualtiero: “Fagiolino poeta e governatore”.
(È anche bello ricordare che nei primi anni del pontificato di San Giovanni Paolo II, quando ci fu l’udienza generale per i bolognesi, mi pare proprio nel 1978, Marisa con grande emozione portò in dono al Papa alcuni burattini scolpiti da Don Dante Baldazzi e vestiti da lei).
Marisa scrive altri libri; dopo il nostro viaggio a Roma (durante il quale ci recammo da Giuseppina Volpicelli, la figlia di Maria Signorelli) si diverte a scrivere “Sogno di una notte a Roma” dove immagina che le opere d’arte di Villa Borghese prendano vita. Abbiamo registrato il suo scritto con lei e l’aiuto dei nostri amici della filodrammatica ed è un piccolo gioiello.
Tante altre cose ci sarebbero da raccontare ma questa breve biografia è fin troppo lunga.
Il lento declino purtroppo inizia 6 anni fa dopo una caduta in casa che un po’ alla volta costringe Marisa al letto. Il triste epilogo con un ictus il 3 dicembre del 2019, dal quale si riprende ma senza l’uso della parola, con il cibo ingerito con un sondino e una paralisi alla parte destra del corpo.
Marisa lascia questo mondo il 2 aprile 2020 dopo le ore 15:00 per cominciare a fare teatro in cielo.
Le sue spoglie mortali, dal 6 aprile, riposano al Cimitero monumentale della Certosa di Bologna.
Foto 1-2: Noi all’oratorio San Rocco con uno stralcio dalla commedia “Il nemico delle donne” e premiazione con Giancarlo Marisaldi e Roberto Marconi. Foto 3: Noi e Vittorio al Teatro di Budrio 2005. Foto 4: Marisa come credo molti vogliano ricordarla.
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Il commosso e struggente elogio funebre di Vittorio Zanella in ricordo

di Marisa Mandrioli

3 aprile 2020

Grave lutto nel mondo dei Burattini e delle Persone Umane.

È scomparsa la burattinaia Marisa Mandrioli, figlia dell’immenso Gualtiero, il più grande interprete del ‘900 di Fagiolino & C… Marisa Mandrioli mi accolse nella sua dimora, che considerava una fortezza, molti anni fa. Era andata con sua figlia Roberta in visita al “Museo dei burattini – collezione Zanella/Pasqualini”, nella Casina del ‘400 a Budrio…

Da lì iniziò una lunga amicizia, basata sulla fiducia, sul rispetto, sullo studio… è stata decisamente la mia tutrice, nella conoscenza della tradizione del teatro dei burattini bolognesi, visto che sono figlio di un veneziano e una romagnola, poi sono nato a Milano. Quindi provò ad insegnarmi il Bolognese antico, coi suoi accenti impossibili, le sue vocali aperte e chiuse, le sue frasi fatte o quelle che con una sola parola si spiega una frase. Sostanzialmente il Bolognese parlato per le strade del centro storico, che oramai pochissimi utilizzano e comprendono. Era una donna minuta, ma energica, molto generosa, anzi eccessivamente generosa, ma solo con chi le si apriva con sincerità. Con Lei non si poteva scherzare su certi argomenti legati alla storia, alle Persone e ai personaggi della Commedia dell’Arte… Purtroppo, Marisa diceva di se stessa, era nata femmina, e un tempo non c’era la stessa possibilità di oggi di proseguire naturalmente le impronte del padre da donna, pur continuando a coltivare la sua formazione vitale, fatta di pane, caffellatte e burattini, trasmessa in modo esemplare anche alla figlia Roberta… Credo che per Marisa fossi diventato quasi come un figlio. Il fratello minore di Roberta, alla quale voglio un bene dell’anima. Ci si vedeva spesso in quella sua casa in leggero declivio, dove a volte mi girava la testa, perché si arrivava su fino all’apice in un’infinità di scalini, come i tornanti per andare in alta quota. Lei se li faceva di corsa e mi guardava arrancare con due occhi stupiti… Aveva una cultura sul Mondo dello Spettacolo ed Avanspettacolo che avrebbe potuto condurre programmi televisivi e radiofonici sulla comicità, sulle canzoni delle quali conosceva i testi a memoria, anche amica personale del “Quartetto Cetra”, e le bastava sentire una voce, per ricordarsi subito il nome del cantante, sì perché col tempo perse la vista, ma questa mancanza le aggiunse il terzo occhio nella sensibilità e tatto, e un udito assoluto, per tanto vedeva le cose e i fatti prima ancora che accadessero… Era impressionante la sua memoria fina e raffinata, si ricordava date, volti, aneddoti antichi un secolo, poiché suo padre, il più grande Fagiolino della storia (libro scritto e pubblicato da Marisa), dopo l’ideatore del personaggio: Cavallazzi ed Angelo Cuccoli, figlio di Filippo, le aveva inoculato, fin da piccola, ogni segreto, svelandole ogni arcano sui tempi del recitato ed animato, così che lei divenne la Prima Donna per anni nella baracca del padre, sostituendo anche la madre Apollonia Cangini… Aveva anche appreso la sartoria più raffinata dalla sorella Augusta, detta Gösta, del più grande intagliatore ebanista di teste e mani: Emilio Frabboni… Marisa era come un pezzo della torre degli Asinelli, come una pietra delle Sette Chiese di Piazza Santo Stefano, come una casella di un portico nella salita per andare a San Luca, come una pietra di Palazzo Re Enzo e del voltone del Podestà… Ora riposa dolcemente in pace, nei secoli dei secoli. (Vittorio Zanella).

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