IL MITO
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IL MITO.

  • Joined Feb 2021
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COS’è IL MITO?

Il termine mito deriva dal greco mythos, che significa “racconto”.

I miti vennero creati in tempi antichissimi e venivano tramandati a voce.

Il mito è un racconto fantastico che ha come scopo quello di spiegare i misteri del mondo, le sue origini.

Questa tipologia narrativa affonda le proprie radici nella natura stessa dell’essere umano, il quale, anticamente, cercava di spiegare fenomeni ed eventi che non riusciva a comprendere (es: il fuoco, il tuono, l’origine del mondo…) con storie che avevano per protagonisti molti concetti soprannaturali.

Il mito è dunque un modo fantasioso adottato dagli Antichi per provare a spiegare la realtà ed il comportamento degli uomini.

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IL MITO. by Tania La Torre - Ourboox.com

RISPONDI ALLE DOMANDE

 

 

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IL MITO. by Tania La Torre - Ourboox.com

ECO E NARCISO

 

C’era una volta una ninfa bellissima, di nome Liriope. Tutte le mattine la ninfa andava a fare il bagno in un fiume, finché un giorno, Cefiso, il dio delle acque che abitava in quel fiume, si innamorò di lei e la strinse in un dolce abbraccio. Da quell’abbraccio nacque Narciso.

 

Liriope, che voleva proteggere Narciso, andò a consultare il famoso indovino Tiresia, che in passato aveva dato i suoi consigli a tanti grandi eroi e perfino alle divinità.
“Non devi preoccuparti per il tuo figlioletto” disse Tiresia alla madre “fintanto che non conoscerà se stesso, rimarrà un giovinetto meraviglioso e godrà di ottima salute”.
E infatti, Narciso crebbe forte e bellissimo, al punto di avere una schiera di corteggiatrici. Ma al ragazzo non interessavano le ragazze: trascorreva le sue giornate a cacciare e a cavalcare nei boschi.

 

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Un giorno, mentre il ragazzo camminava nel bosco con l’arco in spalla, lo vide Eco, una ninfa della montagna. Eco si innamorò del giovane e uscì dal suo nascondiglio per dichiararglielo. Narciso, tuttavia, la respinse in
malo modo: era troppo bello per perdere tempo con una ninfa.
Da quel giorno Eco, affranta, continuò a seguire Narciso ovunque andasse: si accontentava di guardarlo. La ninfa, però, fu consumata dal suo amore e dal dolore
per essere stata rifiutata; il suo corpo diventò trasparente e la poveretta si rinchiuse in una caverna nel cuore della montagna, cantando per Narciso.

 

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Narciso, che pure udiva il canto della ninfa, non le prestò attenzione e nemmeno una
volta andò alla caverna a trovarla. Così, Eco svanì: di lei rimasero solo un pugno di
ossa e la voce. La voce di Eco è ancora lì e risponde a chi attraversa le montagne, nella
speranza che un giorno anche Narciso le risponda. Col passare del tempo, però, si è
fatta sempre più debole e oggi riesce a ripetere solo le ultime sillabe delle parole dei
viandanti.
Narciso, invece, continuò la sua vita. Gli dei, però, dopo aver assistito a tanto egoismo e a tanta indifferenza, decisero di punirlo.

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Un giorno, narciso stava inseguendo una
cerva quando vide, tra la vegetazione, un laghetto cristallino. Il giovane smontò dal
cavallo e raggiunse la riva, per rinfrescarsi. Lì vide il suo viso, riflesso dall’acqua: era
tanto bello che Narciso si innamorò della sua immagine riflessa. Da quel momento, si
recò ogni mattina a far visita a se stesso nello stagno, convinto di vedere una qualche
divinità delle acque: la fissava per ore, immobile, finché un giorno si allungò
sull’acqua per accarezzare quel viso e perse l’equilibrio, cadendo in acqua.

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Lo stagno si richiuse sopra di lui e Narciso non emerse mai più. Sulla riva, invece, spuntò un bel fiore giallo, dal profumo intenso, che in ricordo di quel giovinetto altezzoso prese il nome di Narciso.

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Il mito di Eco e Narciso

 

 

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